Roma, 17 marzo 1999
DI PIETRO, PRODI, CIAMPI, O DELLA "PESTE ITALIANA"
"Da qualche anno, soli come lo furono i liberal-radicali durante il ventennio fascista, denunciamo il rischio mortale per l'Europa (e non solo) della "peste Italiana"; o, se si preferisce il metastizzarsi del tumore clerico-fascista-comunista (oggi) nel mondo democratico.
Come allora si crede che tutto sia liquidabile con l'accusa o l'insulto della follia, del ridicolo; come allora, fino a quel 26 luglio del 1943, quando le strade di Roma erano pavimentate con i distintivi fascisti, "caduti" dagli occhielli delle giacche di tutto un popolo, ingannato e tragicamente coinvolto nella folle "saggezza" del potere.
Noi crediamo che il 26 luglio di questo regime sia prossimo. Ma, comunque, affermiamo che è possibile; che la speranza ne è ragionevole. Se questo annuncio raggiungesse il paese di per se costituirebbe un detonatore sufficiente per la rivolta e l'alternativa. Dall' "Europa giudiziaria" dei giudici (ieri dei colonnelli, dei generali, dei dittatori) invocata apertamente oggi da Di Pietro; da quella neo-corporativista e neo-fascista, irizzata, che la "candidatura" di Prodi a Bruxelles sostanzia; a quella "apolitica", "amministrativa", del candidato alla Presidenza della Repubblica Italiana, Ciampi, politicamente legata al "patto d'acciaio" concertativo con la sindacatocrazia e la partitocrazia di centro-sinistra (con centro destra culturalmente subalterno), non a caso voluta da tutti gli ex-PCI, tutte le voci del potere e dei poteri costituiti si equivalgono, convergono. Le risse quotidiane per la spartizione del bottino di potere e di sottopotere ne sono conferma, e non certo smentita, prive - come sono e app
aiono - di respiro liberale, costituzionale, civile.
In occasione dell'elezione del Presidente della Repubblica, delle elezioni per il Parlamento Europeo, del referendum del 18 aprile prossimo, e dei referendum che tenteremo di convocare per la primavera del 2000, la "Rivoluzione liberale" va scientificamente, durissimamente, perseguita, così come gli Stati Uniti d'Europa che, per essere, ne hanno una necessità prioritaria.
Il movimento di area radicale sta nuovamente attrezzandosi per questo obiettivo. Chi, liberale, libertario, liberista, democratico e federalista non si sia dimesso da se stesso in illusorio cambio di un qualsiasi ruolo in una recita da filodrammatica di parrocchia di provincia, ne è di nuovo avvisato. Noi, il paese abbiamo molto meno bisogno di loro, quanto loro di noi, del paese".