Astrofili, docenti di sociologia ed esperti presunti in tecnica della comunicazione, tutti grandi osservatori dei media nostrani. Ci hanno detto che negli ultimi anni - influenzati dalla sindrome da "Striscia la notizia" - la stampa quotidiana, in particolar modo Corsera, Stampa, Repubblica e ANSA (direzione Anselmi), hanno inaugurato un nuovo stile identificato in particolar modo con nomi fuori vocabolario come "retroscenismo" o "minzolinismo". Per interderci, grandi raccontatori di storie inedite e retroscena come Francesco Merlo, Gian Antonio Stella, Augusto Minzolini etc. Alcuni pezzi, spunti interessanti, altri, mera piaggeria di regime (il cane di D'Alema, le caccole di Buttiglione ed altro ancora). Oggi Antonio Russo è solo una voce, esclusiva, coraggiosa, una testimonianza, una corrispondenza professionalmente impeccabile (verifica delle fonti, prudenza sulle voci etc..). Antonio però non è una storia, un dettaglio, un retroscena autentico appunto. Il free-lance col codino, la scelta di luoghi inospitali come Algeria, Ruanda e Balcani. Le sue amicizie con gli albanesi, lo scrupolo di Antonio nel rispetto delle tradizioni di chi lo ospita. Il racconto dei bambini che tornano a giocare nelle strade di pristina dopo i primi bombardamenti. Lo spaccato complessivo di umanità e di affetto che collega Antonio da Pristina ed Arthur "J" a Roma. <> <>. <> E' solo buonismo misero tutto questo? Si vuole essere retroscenisti cattivi? Avete allora le palle voi "dietroquintologi" per raccontare il retroscena che ha portato Ennio Remondino ad avere il privilegio nei primi giorni dell'iniziativa Nato, di apparire in video con un microfono ed un auricolare stile socialista-anni 60 con foto di Belgrado anni 50 alle spalle del suo prezioso mezzo busto dalla televisione di stato serba? E solo buonismo o vittimismo? O qualcosa per cui vale la pena scrivere. Ripeto, scrivere, scrivere, scrivere. Ma dove minchia sono i "grandi" retroscenisti della stampa italiana alla Merlo?