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Poretti Donatella - 1 aprile 1999
GIUDICI, RIECCO GLI ARBITRATI D'ORO
Il Consiglio di presidenza ripristina le "corti parallele" abolite dagli ultimi governi

Decisione a sorpresa dei magistrati amministrativi: in gioco 50 miliardi.

Ottantotto i casi redistribuiti. Sessantadue le toghe prescelte. "Abbiamo solo applicato la legge

in attesa di norme d'attuazione"

di Gian Antonio Stella, da Il Corriere della Sera, giovedi' 1 aprile 1999

ROMA - Protetto da Papa Zosimo, santo patrono della sua giornata d'oro, il consigliere di Stato Raffaele De Lipsis, l'altra mattina, e' stato benedetto per un'ora e mezzo da una fortuna sfacciata. Alle undici ha avuto l'incarico per un arbitrato di qualche miliardo e alle dodici e trenta ha ottenuto il permesso di fare il capo di gabinetto profumatamente pagato al ministro delle Poste, Salvatore "Toto'" Cardinale. L'incarico e' per norma interna incompatibile con gli arbitrati? Tutto in regola: l'altra nomina, in punto di diritto, l'aveva avuta prima.

La botta di "buena suerte" del braccio destro giuridico del braccio destro politico di Clemente Mastella, d'altra parte, non e' che un piccolo dettaglio di quanto e' accaduto martedi' nel palazzo patrizio che ospita a Roma il Consiglio di presidenza della Giustizia Amministrativa. Il quale, dopo anni di tentativi falliti, e' riuscito appunto a ripristinare cio' che da anni tutti i governi da Carlo Azeglio Ciampi in qua (salvo quello di Silvio Berlusconi) credevano di avere ormai abolito: gli arbitrati miliardari. Ne hanno distribuiti 88 per un totale di 575 miliardi, da rivalutare fino a salire a circa 900.

Il che vuol dire, dato che mediamente queste "corti parallele" decidono di trattenersi dal 4 all'11 per cento di parcella con una media intorno al 6%, che i 62 magistrati baciati dalla fortuna (o da qualche parente in Comune con la dea bendata tipo Roberto Politi, primo tra i giudici del Tar scelto dalla commissione referente presieduta dallo zio della moglie, Andrea Camera...) si divideranno la loro quota di una cinquantina di miliardi. Uscendo finalmente dalle penose ristrettezze cui erano costretti da uno stipendio che per un consigliere di Stato e' mediamente intorno ai 10 milioni. Netti.

Obiezione scontata: abbiamo solo applicato la legge in attesa del regolamento di attuazione... Non e' cosi'. E lo dimostra non solo la durissima contestazione interna della componente minoritaria dei Tar (la quale ha 6 membri a rappresentare 270 colleghi contro i 7 che rappresentano i cento consiglieri di Stato: unico esempio di oligarchia alla vigilia del 2000) ma il modo in cui il Csm degli amministrativi, rovesciando la scelta del Csm che ha stroncato da anni questi incarichi extra-giudiziari ai magistrati ordinari, e' arrivato alla decisione. Presa nella speranza (a pensar male si fa peccato pero'...) che lo scandalo venisse sepolto sotto le bombe in Serbia.

Un passo indietro, fino al 31 agosto 1996, quando, appena eletto alla guida del Consiglio di presidenza della Giustizia Amministrativa, Renato Laschena, che pure aveva arrotondato lo stipendio nel triennio 1989/91 con 870 milioni di arbitrati, confida al "Sole 24 ore" che la pacchia delle "corti parallele" che risolvevano a pagamento certe cause contro enti pubblici che altrimenti sarebbero durate anni, e' davvero finita: "Ci siamo resi conto che l'istituto degli arbitrati era ormai sotto accusa da parte dell'opinione pubblica la quale critica non tanto la partecipazione dei magistrati ai collegi quanto l'arbitrato in se', definito uno dei sistemi per dare l'assalto alla diligenza dello Stato. Ci siamo detti: se le cose stanno in questi termini, e' necessario togliere gli incarichi extra".

Chiaro, no? "Assalto alla diligenza". Ma erano tre anni fa, al ministero dei Lavori pubblici c'era un Tonino Di Pietro che minacciava sfracelli contro questa scorciatoia che arricchiva alcune decine di giudici senza intaccare (se non addirittura aggravando) la catastrofe dei tribunali civili, l'opinione pubblica sperava ancora che Mani Pulite avesse segnato una svolta, il "Mondo" pubblicava inchieste che cavavano la pelle a giudici come Claudio Zucchelli che da segretario generale delle Finanze si era "dimenticato" di denunciare 40 milioni extra o Pasquale De Lise, che definiva 848 milioni presi con gli arbitrati "il guadagno legittimo di qualche soldo".

Tre anni ed e' cambiata l'aria. Cosi', nonostante l'abolizione degli arbitrati decisa nel '93 da Francesco Merloni, confermata dalla bozza Boato caduta con la Bicamerale e riconfermata dal disegno di legge passato al Senato il 17 luglio con l'esplicito divieto ai magistrati di partecipare ancora alle "corti parallele", ecco che a meta' marzo (guarda caso nei giorni in cui precipita la situazione nel Kossovo) Laschena fissa come ordine del giorno della prima riunione utile del Csma, il 25 marzo, l'agognata distribuzione degli arbitrati.

Il giorno fatidico, pero', la protesta di Mara Bruzzese, uno dei membri della minoranza contraria agli arbitrati, fa saltare tutto: non e' stata convocata in tempo. Ma come: proprio ora che tutti i giornali, tutte le tivu', tutta l'opinione pubblica hanno gli occhi puntati sui bombardamenti nei Balcani? Come si fa a perdere un'occasione simile? Seduta stante, per la prima volta nella storia, la riunione viene riconvocata al piu' presto possibile: cinque giorni dopo. E per aggirare altri sgambetti della contestatrice (che e' incinta e si da' malata...) viene cooptato in tutta fretta un suo supplente, Carlo Visciola, che non era neppure il primo dei supplenti.

Riunione durissima. Tre magistrati dei Tar contrari agli arbitrati sbattono la porta e se ne vanno come fecero in massa i loro predecessori un paio di anni fa, due restano per votare contro lanciando ai colleghi favorevoli alla spartizione dei miliardi accuse pesantissime: "Lasciatemi esprimere tutto il senso di frustrazione, di scoramento, di impotenza, di umiliazione", si sfoga Mario Arosio. Ma non c'e' niente da fare. Mentre la Nato bombarda e Primakov vede saltare la sua mediazione e migliaia di profughi premono alle frontiere, il Consiglio di presidenza, aumma aumma, riesce finalmente a recuperare quel vecchio modo di "fare qualche soldo". Chissa' che almeno, stavolta, li denuncino al fisco...

 
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