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Poretti Donatella - 1 aprile 1999
ALLARME PER ANTONIO RUSSO
Squilla a vuoto il telefono del giornalista italiano rimasto da solo a Pristina

Radio Radicale non riesce a contattare il suo inviato finora "tollerato"

di Massimo A. Alberizzi, da Il Corriere della Sera, giovedi' 1 aprile 1999

La sua voce e' stata per giorni l'unico contatto di Pristina con l'Italia ma da ieri Antonio Russo, che in questi giorni ha raccontato il dramma della capitale del Kosovo e dei suoi abitanti, non telefona piu' e non risponde piu' al telefono. I contatti sono interrotti e a Radio Radicale, emittente per la quale Antonio Russo lavora, sono sinceramente preoccupati. Il telefono da cui il giornalista lanciava le sue corrispondenze, una linea di una casa privata, squilla a vuoto: "Difficile capire se la rete telefonica e' in panne o se e' successo qualcosa - dice con voce tesa Massimo Bordin, direttore di Radio Radicale -. Certo sappiamo che Antonio si e' gia' trovato in situazioni difficili e ne e' uscito senza problemi, ma non si puo' per questo restare tranquilli". Bordin si sente anche un po' in colpa per aver dato al suo inviato il consenso a restare laggiu' quando, la scorsa settimana, tutti i giornalisti occidentali sono stati espulsi: "Non so se mi sono comportato bene - ammette -, ma ho valutato anche la

professionalita' di Antonio e la sua profonda conoscenza delle zone dove stava lavorando".

Prove fatte a caso su altri numeri telefonici di Pristina, ieri sera, hanno mostrato che la rete di comunicazioni della citta' funziona ancora nonostante i continui black-out elettrici. Solo il telefono di Antonio ha continuato a squillare a vuoto fino a sera. La speranza e' che il giornalista si sia trasferito in un'altra abitazione. Cauto ottimismo sulle condizioni dell'inviato di Radio Radicale sono state espresse ieri pomeriggio dal ministro della Difesa, Carlo Scognamiglio, secondo cui il Sismi (il servizio segreto militare) ritiene che la situazione a Pristina "e' sotto controllo".

Antonio Russo fino a ieri mattina aveva parlato con giornali, televisioni e anche con il Corriere. Martedi' aveva partecipato, sempre per telefono, alla trasmissione su Rai 1 "Porta a Porta" e, in diretta, si era scontrato con l'ambasciatore jugoslavo a Roma. Durante la trasmissione erano volate parole dure e il giornalista radicale non aveva lesinato critiche al regime di Milosevic: "Spero in qualche modo di uscire vivo da questo posto", aveva aggiunto al diplomatico che lo accusava di fare propaganda antiserba. Ieri mattina l'ultima corrispondenza per Radio Radicale e poi le comunicazioni telefoniche si sono interrotte.

Nel Kosovo sono rimasti almeno altri tre giornalisti occidentali, un inviato della France Presse e due colleghi greci, probabilmente "tollerati" come aveva detto di se' qualche giorno fa lo stesso Antonio Russo. "Confesso di avere un po' di paura - erano state le parole dell'unico inviato italiano rimasto in prima linea in Kosovo - ma confido nel fatto di essere sopportato". L'ambasciata italiana a Belgrado gli aveva consigliato di mantenersi piu' defilato, di non parlare troppo al telefono, insomma di non "osare" piu' del necessario.

Consigli che i diplomatici hanno l'obbligo di dare e che i giornalisti hanno il dovere di ignorare. Cosi' Russo ha continuato le sue corrispondenze critiche sui serbi fino all'ultima di ieri mattina.

 
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