PANNELLA: IL PAPA CI HA DATO UNA GRANDE GIOIA PASQUALE DIFENDENDO LA VITA DI UN MILIONE DI DEPORTATI DEPORTANDI. CHIAMANDO IN CAUSA CHI DI DOVERE. E ANCHE D'ALEMA, MINNITI, RANIERI, GAMBESCIA E SANSONETTI
Roma, 5 aprile 1999
"Non amo troppo papisti e guelfi, a maggior ragione ora che perfino Bossi si è arruolato con loro. Ma questo Papa sì: e sono fiero, tutt'altro che pentito, di averlo proclamato vent'anni fa al momento della sua elezione.
Per Pasqua Giovanni Paolo II ci ha dato una grande gioia, come anche a quel popolo massacrato del Kossovo che per Lui deve essere più di ogni altro, oggi, 'popolo di Dio', mussulmano che sia. Nel suo messaggio 'urbi ed orbi' il Papa ha infatti pressantemente richiesto alle 'autorità federali jugoslave' quel 'corridoio umanitario' per i kossovari che Emma Bonino chiede a gran voce da giorni. Nel suo anelito di pace e di vita il Pontefice ha chiesto quel che doveva esser chiesto, e lo ha chiesto a chi doveva essere chiesto, con assoluta priorità: a Milosevic, dinanzi al più spaventoso e disumano evento di questo terribile secolo europeo. Nazisti e comunisti, almeno, tentavano di non far sapere al mondo le loro atrocità, e giungevano fino a negarle. I 'pacifisti' di allora potevano così affermare di ignorare la verità, quelli di oggi, no.
Se Milosevic mostrerà di ascoltare in qualche misura il Papa, sarà anche perché la NATO (cui incomberà lo sforzo di realizzare il corridoio umanitario) sta dimostrando di essere armata (e non disarmata) dei suoi missili, della sua tecnologia, che salva le persone e distrugge l'apparato militare e paramilitare che soffoca le libertà e i diritti dei serbi e che deporta popolazioni intere, realizza un genocidio.
La verità, oggi, è così evidente da essere evidentemente accecante per chi non la tollera, per chi la tema: comunisti, cattocomunisti, 'pacifisti' e affini. Siamo felici di dare atto ai D'Alema, ai Minniti, ai Ranieri, ai Gambescia e ai Sansonetti di mostrare coraggio e vigore di fronte a una tragedia con la quale i radicali hanno per mezzo secolo dovuto confrontarsi, linciati - come anche loro oggi - da comunisti e 'pacifisti'. Questi giorni ci fanno tornare alla mente quelli della tragedia ungherese del 1956, che fu anche quella di Di Vittorio e di tanti comunisti del PCI di allora".