Ringrazio Cappato per la risposta fornitami. Non posso che rallegrarmi del fatto che la nostra classe dirigente sia raggiungibile per via telematica. Gia' questa e' una rivoluzione liberal-digitale.
Colgo l'occasione per buttar giu' due riflessioni, in merito all'ultima assemblea:
1) credo che la candidatura "europea" della Bonino sia un'ottima idea. Questo anche se, effettivamente, avrei preferito approfittare dell'occasione elettorale per uscire dalla logica "emergenziale" che ci fece scegliere un nome legato ad un leader (Lista Pannella).
Non dimentichiamo infatti che la Lista Pannella nacque solo perche' vi era da scegliere, in prossimita' delle elezioni del '92, un nome immediatamente riconoscibile che non fosse PR, poiche' esso era diventato transpartito.
Mi era parso di intendere che la tendenza fosse quella del ritorno ad un nome meno legato alla persona, per cui proporrei, in alternativa al nome secco, almeno una via mediana, tipo "Riformatori, o Radicali, o Partito Libertario per Emma Bonino" o qualcosa del genere. Non importa la dicitura, l'importante e' che inizi ad emergere, nella sigla, anche un embrione del prossimo nome del partito. Altrimenti rischiamo, alle prossime elezioni politiche, di dover fare ancora scelte "emergenziali" come quelle del 1992.
2) Sono d'accordo, ovviamente, nel merito dei referendum. Certo, finche' c'e' quella dannata regola del quorum, mi sembra quasi impossibile riuscire a raggiungere il numero necessario di votanti. Non perche' i referendum non siano interessanti, ma perche' la percentuale generale di presenza al voto sta generalmente declinando, e non si vede perche' i referendum dovrebbero fare eccezione. Non credo, per esempio, che negli USA i votanti per i referendum siano piu' numerosi di quelli delle consultazioni elettorali.
Al riguardo credo sara' molto utile guardare all'affluenza al voto del referendum di domenica. Comunque, nonostante tutto cio', un tentativo, serio, va perseguito.
Radio Radicale: si puo' vendere certo, ma se crediamo alle nostre idee, secondo me, diventa difficile. E spiego perche':
Siamo contrari al finanziamento pubblico, per anni abbiamo devoluto le nostre quote all'acquisto delle strutture di Radio Radicale sostenendo che, in quanto servizio pubblico, era come se i soldi fossero "restituiti" sotto forma di servizio.
Ma se seguiamo questa logica, che ritengo giusta, allora anche le strutture di Radio Radicale sarebbero da "restituire".
Mi spiego con un esempio: se l'UDR prendesse i soldi del finanziamento pubblico e li utilizzasse per costruire una tipografia per un giornale che pubblica tutti gli atti dei congressi di tutti i partiti, noi non potremmo non essere d'accordo. Se pero' dopo qualche anno, vendessero la tipografia e con quei soldi comprassero una villa con piscina a Mastella, non ci sarebbe qualcosa di sbagliato ? Non sarebbe una specie di "riciclaggio" del finanziamento pubblico ?
3) Il buon De Marchi sostiene, da tempo, che con cinque miliardi si puo' costituire e diffondere un giornale a livello nazionale. E' un'ipotesi cosi' pellegrina ? ABC non era stato un buon mezzo ?
Ascoltando da Pannella i costi delle inserzioni sui giornali, soprattutto in merito al ridotto pubblico che raggiungono, insisto: scommettiamo che, facendo un confronto del rapporto prezzo/lettori, lo strumento televideo vince ? Perche' non pensare, per incominciare, ad uno "spottino" Emma for President su Mediavideo ? Sarebbe una notizia di per se', o no ?
Scusate la torrenzialita'.
Davide
--- MacPress 2.1b9-unr