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Conferenza Rivoluzione liberale
Radio Radicale Sergio - 19 aprile 1999
Il Sud, il quorum e i 20 referendum che verranno

"Mezzogiorno autore delle proprie sventure". Sono parole di Marco Pannella pronunciate a voce alta nonostante la cassa toracica messa veramente a dura prova ieri dai microfoni di Radio Radicale. Di queste parole lo ringrazio. Parole che mi rincuorano poiché non pochi, amici e non, mi hanno criticato per "eccesso" di critica. Senza ironia ma con l'autenticità che una lettura politica e una volta tanto anche sociologica offre ad una previsione che oggi conferma Umberto Bossi, leader indiscusso della Padania del Nord Africa. Perché, il tuo mezzogiorno abruzzese Marco, lo sai benissimo, è anche il mio siciliano.

Ore 11:00. Con la mia compagna ci rechiamo al monastero di Santa Chiara, sede all'ufficio elettorale di Catania, per il ritiro del suo certificato elettorale. Scene che ricordano la distribuzione del pane ai campi profughi: su 275.431 cittadini con diritto al voto, dicono le fonti ufficiali, "almeno" 20.000 certificati non consegnati. Quello della mia compagna non consegnato a casa punto e basta. Nel senso che non ci hanno provato nemmeno fisicamente. Tentata consegna che, nei casi di avvenuta distribuzione, è stata fatta in orari assurdi quando la gente ha già lasciato casa per recarsi al lavoro. Complimenti dunque a Enzo Bianco, sindaco del capoluogo etneo, fondatore e animatore del movimento centocittà, presidente dell'ANCI, candidato capolista alle europee per il ciucco di Prodi, ottimo cuoco sorridente-elegante-cortese e promotore del referendum.

Ore 12:15 di ieri: a bordo della mia moto per dirigermi ad Acireale, luogo di residenza. La strada è un passaggio obbligato. SS 114 direzione Messina, passando per la scogliera e la riviera dei limoni. Almeno quattro chilometri di coda. Un autentico pascolo in movimento verso il mare e, per chi si è attrezzato, pasta la forno (meglio se alla norma con le melenzane) e altri generi gastronomici indispensabili. Arrivo nella mia città di residenza. Dopo il ritiro del certificato elettorale all'ufficio del comune (mi sono sembrati pochi quelli non consegnati), sono andato al seggio. Un edificio scolastico, non so bene se elementare o di asilo, che comunque ricorda un presidio delle milizie serbe: muri crollati e pericolanti in gran parte della struttura. Un luogo che ricorda l'ironia di Sciascia quando scrisse della peste portata un tempo in Sicilia da un nave che si chiamava "Redenzione". Il quartiere dove sono andato a votare per il "Sì" si chiama "al Suffragio" ma nel gergo popolare acese, tutti lo chiamano "a

i Morti"... Al seggio consegno una scheda gialla di fuori e trasparente dentro. In questo referendum se ne sono viste di tutti "i colori" nel vero senso della parola. Il committente che ha ordinato la stampa delle schede, quel Viminale il cui consiglio di amministrazione è controllato al 90% da popolari ex DC, ha pensato bene di fare dei fogli di carta dove per vedere le caselle del "Sì" e del "No", occorreva a momenti un telescopio. Io stesso, che ho un leggero deficit di vista, ho avuto problemi a localizzare immediatamente la casella grigio-sbiadita del "Sì.

Splendida giornata di sole, ieri in Sicilia ma ho sempre ritenuto il "rischio-mare" un falso problema: sappiamo tutti come una cosa non esclude l'altra. Si può andare al mare e votare e votare al tempo stesso. O, per i numerosi cattolici del Sud, andare a messa e poi votare. O andare a messa, al mare e poi votare. Nella terra di Don Luigi Sturzo, parroci, vescovi e arcivescovi, predicatori dell'impegno dei cattolici in politica, hanno pensato bene di tacere.

In un vecchio film degli anni quaranta, un capoufficio si rivolge all'impiegato (impersonato dall'attore catanese Angelo Musco) dicendo "tutto il mondo è paese". "Ehhh", sbotta Musco, "ma qui è TROPPO Paese!"

Questa è la fotografia di un Sud, il mio Sud che da anni vivo in modo conflittuale.

Quando una dozzina di anni fa, Leonardo Sciascia scrisse sulle colonne del quotidiano L'Ora di Palermo che "la Sicilia è irredimibile" - attirandosi ire e insulti dai grandi "rinnovatori della primavera antimafiosa" - pensai alla classica provocazione concedendomi però dieci anni di tempo per dargli ragione. La storia siciliana degli ultimi anni gli dà drammaticamente ragione. Sindaci col ciuffo gesuita, gattopardi di ogni tipo, piemontesi aspiranti reggenti dell'isola, intellettuali millantatori e "inciucisti" che si inventano eredità letterarie e civili sciasciane, non sono stati d'aiuto.

Viminale permettendo occorrerà forse leggere meglio anche i dati del Nord Italia. Al nord Est appartiene di fatto, in termini di sensibilità civile, anche l'Emilia Romagna confermate dai risultati di Treviso e Modena. Ma anche dalle restanti grandi città del Nord che ieri si ritenevano in determinanti in "zona Cesarini", ci aspettava qualcosa di più nonostante il maltempo. Milano, Torino, Brescia ed altre ancora, raccolgono interi bacini di realtà "operaie" delle grandi industrie dove non escluderei un ruolo determinante di influenza (sottovalutato) dei sindacati: la non minuscola componente CGIL legata a Rifondazione, la CISL popolare e la UIL della diaspora socialista. Tanto per fare un esempio ancora una volta siciliano, in occasione del referendum sulla preferenza unica, la CGIL oltre ad aver raccolto la maggior parte delle firme per le presentazione del quesito, nelle provincie interne dell'isola organizzò un servizio gratuito di autobus per portare la gente dalle campagne ai seggià

Al di là delle influenze di questo o quel soggetto, occorre a questo anche punto interrogarsi su futuro e forza dello strumento referendario. Le battaglie referendarie - lo dimostrano anche gli stravolgimenti sul finanziamento pubblico, privatizzazione RAI , responsabilità civile magistrati per citarne alcuni e una legge sull'aborto che sei mesi sì e sei mesi no, si tenta di rimettere in discussione - hanno bisogno anche di una difesa anche nelle sedi legislative dove in tempi lontani un gruppo di quattro deputati radicali combinava veri e propri "casini".

Ecco la faccia tosta di questa classe dirigente: così come Milosevic è arrivato là dove non è arrivato Tito, Veltroni, Balocchi & co. sono arrivati là dove forse non è nemmeno arrivato Andreotti.

Stando così le cose, ammesso che il pratico ed efficiente Nord Est raccolga le necessarie 600.000 firme sui nuovi 20 referendum accettati poi, per ipotesi, in futuro dalla Consulta: riusciranno da soli - Veneto ed Emilia Romagna - a fare "quorum" elettorale? Anche quando riuscissero a fare "quorum", chi si assumerà l'incarico di difesa del fortino? Taradash? Calderisi? Vito? Biondi? Martino? L'unico Milio? Sgarbi? L'avvocato Taormina? Diaconale? O si fa delle campagne referendarie mera (e costosa) testimonianza politica di "programma"?

L'araba fenice, il treno western e il progetto importante di "conversione" dell'area imprenditoriale radicale, arriverà a discutere di questi aspetti senza totem?

Solo interrogativi. Legittimi, spero.

 
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