'TUTTO BLOCCATO', E STOP ALLE COMMESSE Venezia, 20 apr. (Adnkronos) - Non solo alla Costa Crociere e
alla Festival Cruise che hanno deciso di spostare la partenza delle
loro crociere da Venezia a Genova, con una perdita per il porto
turistico veneziano di 200 mila passeggeri. La guerra in Jugoslavia
sta creando molti problemi agli imprenditori veneti, che da sempre
puntano molto sull'Est Europa: Croazia, Slovenia ma anche, appunto,
sulla Federazione jugoslava composta da Serbia e Montenegro, che nel
'97 hanno fatto registrare una crescita delle importazioni del 111%
(su un totale di 132 mld di lire) a fronte di un +42% dell'export per
137 mld. Il conflitto in corso ha bloccato totalmente, o quasi
interscambio e commesse, denunciano gli imprenditori del Veneto.
Primo tra tutti Sergio Pascucci, delegato all'internazionalizzazione
della Federazione degli industriali veneti e promotore della
Beofinest, societa' mista ''costituita un anno fa tra appunto la
Finest, finanziaria del Friuli Venezia Giulia, Confindustria del
Veneto e del Fvg e centro estero delle camere di commercio assieme
alla Cassa di Risparmio di trieste e alla Beobank di Belgrado. La
piu' grande banca della Repubblica jugoslava che doveva servire ad
avviare le privatizzazioni di aziende pubbliche jugoslave -spiega
rammaricato Pascucci e il conflitto ha congelato tutta l'attivita'.
A fine settimana abbiamo in programma una riunione del consiglio
amministrativo per decidere sul futuro ma, gia' da settimane tutti i
rapporti sono bloccati''.
L'ex presidente degli industriali di Rovigo spiega
poi che, quale titolare della Nuova Iva di abbigliamento, ha dovuto
riconvertire verso la Slovacchia commesse destinate ad un'azienda
serba: ''sono riuscito a far passare l'ultimo camion dall'Ungheria,
la scorsa settimana, e a portare cosi' fortunosamente la merce a
casa. Ma e' stato l'ultimo''. Insomma sono note dolenti quelle degli
imprenditori veneti: ''collaboravamo con molte aziende di quell'area
-sottolinea ancora Pascucci- ora e' tutto bloccato''.
E un grido d'allarme viene lanciato dallo stesso presidente
della Confindustria veneta, Luigi Arsellini, che a maggio lascera' il
posto a Nicola Tognana. Dal suo ''osservatorio'' tra Belluno e Udine,
il manager della Ceramiche Dolomite di Belluno spiega come ''la notte
sento passare i caccia bombardieri della Nato partiti da Aviano e non
e' certo una situazione tranquillizzante''. A parte cio' il numero
uno degli industriali del Veneto spiega che non c'e' dubbio che il
conflitto ha un riflesso negativo sull'interscambio con la
Federazione jugoslava. Ed anche se il totale non e' elevato, la
diminuzione comincia a farsi sentire''. ''Anche perche' il conflitto per il Kosovo si aggiunge gia' ad una situazione di stasi nell'export in generale -sottolinea ancora Arsellini- con un rallentamento sia della
produzione, che dell'export da parte del Veneto. Per la prima volta,
nel primo trimestre '99 c'e' un dato negativo dell'occupazione con un
-0,1% e le prospettive non sono rosee''. Le difficolta' secondo il numero uno degli imprenditori veneti derivano da una ''economia stagnante causata da un alto costo del lavoro e da una mancanza di nuove infrastrutture. Non c'e' stato alcun investimento -stigmatizza il presidente della Confindustria veneta, pensando alle promesse mancate da parte del governo- A parte le chiacchiere, nel Nord-Est di investimenti pubblici non se ne sono visti e questa 'chiave' di sviluppo si e' fermata con segni negativi sia per l'occupazione che per la produzione che per l'export''.
Da parte sua il direttore della Federazione degli industriali,
Francesco Borga, spiega come il conflitto nell'ex Jugoslavia ''abbia
creato problemi per i contratti in corso con trattative bloccate per
molte aziende. Prima tra tutte la trevigiana Zanini che produce
macchine per la lavorazione del tabacco. C'e' una preoccupazione
notevole, ovvia, da parte degli imprenditori per i contratti in
essere e per quelli futuri''. Tra i piu' colpiti anche alcuni imprenditori
padovani: l'export verso Serbia e Montenegro e' aumentato del 70%,
negli ultimi 2 anni, con un giro d'affari quasi raddoppiato. Tra i
primi a risentirne la Nuova Ompi di Sergio Stevanato, azienda
farmaceutica che esporta il 70% dei 50 mld di fatturato con 10 anni
di rapporti consolidati con la Serbia, che si e' trovata ''la porta
definitivamente chiusa del mercato dell'ex Jugoslavia'' con il
conflitto in corso, cosi' come la Scm Refrigeratory System che ha 12
commesse bloccate con aziende di Belgrado e dintorni per macchine per
sistemi avicoli. La guerra comunque, oltre a imprenditori, croceristi e agenti marittimi (le assicurazioni hanno infatti decretato Dalmazia e Croazia War Risk, cioe' zone a rischio di guerra, il che significa un
poderoso aumento dei premi a carico delle compagnie di navigazione)
preoccupano anche i tour operator di Venezia, secondo la Fiavet
locale infatti la affezionata clientela tedesca quest'anno non
sceglie in prima battuta le spiagge dell'Adriatico. Preoccupati anche
gli albergatori veneziani che in centro storico, stanno cominciando a
registrare le prime disdette. E gia' i pescatori lamentano una
diminuzione della produzione, che potrebbe anche portare all'aumento
del prezzo del pesce, dovuta al cattivo funzionamento degli strumenti
elettronici di bordo, disturbati dalle comunicazioni tra aerei Nato e
le basi in Italia.