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Conferenza Rivoluzione liberale
Radio Radicale Lanfranco - 21 aprile 1999
KOSOVO: IMPRENDITORI VENETI LANCIANO ALLARME =
'TUTTO BLOCCATO', E STOP ALLE COMMESSE

Venezia, 20 apr. (Adnkronos) - Non solo alla Costa Crociere e

alla Festival Cruise che hanno deciso di spostare la partenza delle

loro crociere da Venezia a Genova, con una perdita per il porto

turistico veneziano di 200 mila passeggeri. La guerra in Jugoslavia

sta creando molti problemi agli imprenditori veneti, che da sempre

puntano molto sull'Est Europa: Croazia, Slovenia ma anche, appunto,

sulla Federazione jugoslava composta da Serbia e Montenegro, che nel

'97 hanno fatto registrare una crescita delle importazioni del 111%

(su un totale di 132 mld di lire) a fronte di un +42% dell'export per

137 mld. Il conflitto in corso ha bloccato totalmente, o quasi

interscambio e commesse, denunciano gli imprenditori del Veneto.

Primo tra tutti Sergio Pascucci, delegato all'internazionalizzazione

della Federazione degli industriali veneti e promotore della

Beofinest, societa' mista ''costituita un anno fa tra appunto la

Finest, finanziaria del Friuli Venezia Giulia, Confindustria del

Veneto e del Fvg e centro estero delle camere di commercio assieme

alla Cassa di Risparmio di trieste e alla Beobank di Belgrado. La

piu' grande banca della Repubblica jugoslava che doveva servire ad

avviare le privatizzazioni di aziende pubbliche jugoslave -spiega

rammaricato Pascucci e il conflitto ha congelato tutta l'attivita'.

A fine settimana abbiamo in programma una riunione del consiglio

amministrativo per decidere sul futuro ma, gia' da settimane tutti i

rapporti sono bloccati''.

L'ex presidente degli industriali di Rovigo spiega

poi che, quale titolare della Nuova Iva di abbigliamento, ha dovuto

riconvertire verso la Slovacchia commesse destinate ad un'azienda

serba: ''sono riuscito a far passare l'ultimo camion dall'Ungheria,

la scorsa settimana, e a portare cosi' fortunosamente la merce a

casa. Ma e' stato l'ultimo''. Insomma sono note dolenti quelle degli

imprenditori veneti: ''collaboravamo con molte aziende di quell'area

-sottolinea ancora Pascucci- ora e' tutto bloccato''.

E un grido d'allarme viene lanciato dallo stesso presidente

della Confindustria veneta, Luigi Arsellini, che a maggio lascera' il

posto a Nicola Tognana. Dal suo ''osservatorio'' tra Belluno e Udine,

il manager della Ceramiche Dolomite di Belluno spiega come ''la notte

sento passare i caccia bombardieri della Nato partiti da Aviano e non

e' certo una situazione tranquillizzante''. A parte cio' il numero

uno degli industriali del Veneto spiega che non c'e' dubbio che il

conflitto ha un riflesso negativo sull'interscambio con la

Federazione jugoslava. Ed anche se il totale non e' elevato, la

diminuzione comincia a farsi sentire''. ''Anche perche' il conflitto per il Kosovo si aggiunge gia' ad una situazione di stasi nell'export in generale -sottolinea ancora Arsellini- con un rallentamento sia della

produzione, che dell'export da parte del Veneto. Per la prima volta,

nel primo trimestre '99 c'e' un dato negativo dell'occupazione con un

-0,1% e le prospettive non sono rosee''. Le difficolta' secondo il numero uno degli imprenditori veneti derivano da una ''economia stagnante causata da un alto costo del lavoro e da una mancanza di nuove infrastrutture. Non c'e' stato alcun investimento -stigmatizza il presidente della Confindustria veneta, pensando alle promesse mancate da parte del governo- A parte le chiacchiere, nel Nord-Est di investimenti pubblici non se ne sono visti e questa 'chiave' di sviluppo si e' fermata con segni negativi sia per l'occupazione che per la produzione che per l'export''.

Da parte sua il direttore della Federazione degli industriali,

Francesco Borga, spiega come il conflitto nell'ex Jugoslavia ''abbia

creato problemi per i contratti in corso con trattative bloccate per

molte aziende. Prima tra tutte la trevigiana Zanini che produce

macchine per la lavorazione del tabacco. C'e' una preoccupazione

notevole, ovvia, da parte degli imprenditori per i contratti in

essere e per quelli futuri''. Tra i piu' colpiti anche alcuni imprenditori

padovani: l'export verso Serbia e Montenegro e' aumentato del 70%,

negli ultimi 2 anni, con un giro d'affari quasi raddoppiato. Tra i

primi a risentirne la Nuova Ompi di Sergio Stevanato, azienda

farmaceutica che esporta il 70% dei 50 mld di fatturato con 10 anni

di rapporti consolidati con la Serbia, che si e' trovata ''la porta

definitivamente chiusa del mercato dell'ex Jugoslavia'' con il

conflitto in corso, cosi' come la Scm Refrigeratory System che ha 12

commesse bloccate con aziende di Belgrado e dintorni per macchine per

sistemi avicoli. La guerra comunque, oltre a imprenditori, croceristi e agenti marittimi (le assicurazioni hanno infatti decretato Dalmazia e Croazia War Risk, cioe' zone a rischio di guerra, il che significa un

poderoso aumento dei premi a carico delle compagnie di navigazione)

preoccupano anche i tour operator di Venezia, secondo la Fiavet

locale infatti la affezionata clientela tedesca quest'anno non

sceglie in prima battuta le spiagge dell'Adriatico. Preoccupati anche

gli albergatori veneziani che in centro storico, stanno cominciando a

registrare le prime disdette. E gia' i pescatori lamentano una

diminuzione della produzione, che potrebbe anche portare all'aumento

del prezzo del pesce, dovuta al cattivo funzionamento degli strumenti

elettronici di bordo, disturbati dalle comunicazioni tra aerei Nato e

le basi in Italia.

 
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