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Conferenza Rivoluzione liberale
Partito Radicale Marco - 22 aprile 1999
Frettolosa risposta ai torinesi Giulio, Francesco, Alberta, Irene, Claudia, Gino, Stefania, Silvio e Gianni

Carissimi compagni,

Nella convocazione dell'Assemblea dei mille parlavamo di un regime che, in occasione delle imminenti scadenze istituzionali, si sarebbe ulteriormente rafforzato, a meno che noi non fossimo in grado di avviare una fase davvero rivoluzionaria. Il mancato quorum sul referendum elettorale mi pare sia proprio questo: il rafforzamento del regime, con la vittoria esplicita delle forze più reazionarie e conservatrici. Quindi che fare?

I referendum sono a questo punto ancora più difficili, non c'è dubbio. Sarà difficilissimo raccogliere le firme, ed il regime farà di tutto per autoconservarsi, per renderlo "inservibile", come voi dite. Rimane però l'unico strumento che potrebbe portare in tempi definiti ad un conflitto sociale che non sia violento o populista. Il referendum è la fotografia della situazione attuale, cioè rappresenta la difficoltà, sempre maggiore, di creare una alternativa al regime. Abbandonarlo in questo momento non mi pare ci aprirebbe altre prospettive, ma semplicemente ci omologherebbe al senso molto diffuso di rassegnazione e delusione.

Ho scritto "l'unico strumento". No, non è vero. E' l'unico strumento che sono stato capace di proporre. E questo è un limite innanzitutto mio, delle mie capacità e incapacità. Purtroppo vi devo deludere: quel limite rimane, anche dopo il 18 aprile. Rimane per me e rimane, temo, per tutti noi, perché le alternative (Emma for President, le elezioni europee) mi paiono, di per sé, ancora meno adeguate per rappresentare, e tanto meno per realizzare, la rivoluzione liberale.

Che risposta possiamo dare a quelle urgenze, a quelle previsioni che noi stessi avevamo messo alla base delle nostre decisioni, non ultima quella di "conversione" dei patrimoni finanziari e politici? Una politica puramente elettorale, per quanto io la ritenga assolutamente dignitosa, non credo corrisponda all'analisi che stiamo portando avanti, anche se su quella analisi è ovviamente lecito non avere solo certezze. La strategia referendaria invece "corrisponde" a quell'analisi, e la "quasi" inutilizzabilità dello strumento (è chiaro che noi cerchiamo di lavorare su quel "quasi") è speculare al trionfo "quasi" totale dei nostri "milosevicciani" del NO e del NI. Possiamo sospendere la campagna, ma temo che tra qualche mese ci troveremmo messi ancora peggio di oggi per affrontare il progetto di rivoluzione liberale. Quello che stiamo facendo, con Maurizio e Sergio R. in Veneto e con gli investimenti pubblicitari, è il tentativo di aggregare anche altri da noi, "altre vie, altre storie e altri strumenti", come d

ite voi, ma in un contesto, quello referendario, che è l'unico ad avere una sua cogenza, una sua legalità.

A questo punto non posso che assicurarvi che sarò attento a riconoscere in tempo l'eventuale fallimento, così come mi auguro siate attenti voi a riconoscere in tempo qualche segnale di speranza.

 
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