Se un procuratore della repubblica concede un'intervista a proposito di qualche inquisito eccellente, si scatena il finimondo. Se La Russa afferma che in base ai precedenti e' improbabile che venga concessa l'autorizzazione a procedere per Dell'Utri, idem, e qualcuno ne chiede le dimissioni.
Poi il presidente del tribunale di Roma dichiara, a dibattimento aperto, PRIMA DELLA SENTENZA, che "il dibattito e sfuggito di mano", e che "non sapremo mai la verita'"!
Cioe', dichiara che la sentenza, qualunque sia, sara' una sentenza ingiusta, non basata sul diritto.
E non succede quasi niente, nemmeno un polemicuccia seria sulla correttezza o meno di quelle parole in quel ruolo in quel momento.
Infatti, non si puo' invocare il complotto politico, la dietrologia qui non ha posto, non ci sono imputati politici da difendere o da attaccare, la vittima era una ragazza "comune".
Semplicemente, il presidente ha detto quello che moltissimi pensano: quel processo e' uno schifo, un simbolo dell'indecenza giudiziaria, dello sfascio della giustizia che ammazza la liberta' e la vita degli italiani.
Gli imputati potrebbero anche essere colpevoli, ma ci vuole un processo per dimostrarlo, non una buffonata.
Allora, meglio star zitti e far finta di nulla. Veltroni, stamattina, parla di dell'Utri: - peccato che non sia in galera - commenta, piu' o meno.