da La Stampa, martedi' 4 maggio 1999Enzo Bettiza
Fu alla vigilia delle carneficine bosniache che Vuk Draskovic, allora affetto da acuta verbosita' panserbista, incito' i fratelli d'etnia e di follia a "battersi per ogni pezzo di terra di Jugoslavia dove c'e' un cimitero serbo". Gia' nel 1982 s'era fatto conoscere con un mediocre romanzo dal titolo minatorio Noz , "Il coltello", che rientrava nel filone letterario di quel vendicativo vittimismo granserbo che poi, nel 1986, avrebbe trovato la sua compiuta forma teorica ed etnofobica nel famoso "Memorandum" dell'Accademia delle Scienze di Belgrado. In quegli anni di apprendistato nazionalistico Vuk, ovvero "Lupo", che da poco aveva abbandonato il comunismo ateo per convertirsi al legittimismo ortodosso, si presentava nelle conferenze e nei comizi con la criniera fluente e la barba folta, evocati ad un tempo il Cristo bizantino e lo storico capo dei cetnici Draza Mihajlovic. Annunciava, allora, che sarebbe stato pedagogicamente opportuno amputare l'anulare e il mignolo sulla mano dei croati e dei musulmani; co
si' quegli infedeli, con le tre dita risparmiate, avrebbero potuto farsi il segno della croce soltanto alla maniera ortodossa. Si uni' infine in uno scambio parentale con il neofascista Vojcslav Seselj, capo delle formazioni paramilitari operanti a loro tempo a Vukovar e nei dintorni di Sarajevo: Vuk funse da testimone alle nozze di Seselj, e Seselj ricambio' facendo il testimone allo sposalizio di Vuk con Danica.
Oggi sull'ex vice primo ministro, brutalmente espulso dal governo federale, piovono da ogni parte accuse di fellonia e di doppiogiochismo. L'altro vicepremier rimasto in sella, il compare di matrimonio Seselj, gli addebita l'intenzione di voler svendere il Kosovo agli americani e alla Nato. Gli ex compagni d'opposizione Zoran Djindjic e Vesna Posic, assieme ai quali Vuk era sceso in piazza nel 1996, gli rinfacciano tuttora l'opportunismo che doveva portarlo dalle prigioni di Milosevic e dalle dimostrazioni contro Milosevic ai vertici del governo dello stesso Milosevic. I diplomatici occidentali, frattanto, non sanno piu' che spessore e attendibilita' dare alle opinioni e dichiarazioni a geometria variabile del personaggio. Milosevic ha usato Draskovic come "ballon d'essai", facendogli dire, prima di scaricarlo, che Belgrado avrebbe potuto accettare nel Kosovo la presenza di una forza armata sotto egida Onu? Oppure Draskovic ha usato come "ballon" unicamente se stesso, presentandosi agli occidentali nelle ves
ti di un potenziale Badoglio della situtazione?
Per ora, le cancellerie europee in attesa di novita' diplomatiche dai colloqui di Cernomyrdin con il presidente Clinton, dovranno contentarsi di strologare sui significati reconditi del nuovo look piu' rispettabile di Draskovic. Egli si e' raccorciato la barba e i capelli, dandosi un aspetto meno ispido e meno misticheggiante. Che si prepari davvero a succedere a Milosevic e a negoziare a tutto campo con i "fascisti aggressori" della Nato?