aiuti"[intervista a www.adnkronos.com]
Nuova missione umanitaria del commissario Ue fra i profughi del Kosovo
''La bomba umana lanciata da Milosevich non e' gestibile con i mezzi a disposizione degli umanitari'' dice Emma Bonino.
ROMA -(Adnkronos)- Dall'inizio dei bombardamenti l'Ufficio Umanitario della Comunita' Europea (Echo) ha stanziato oltre 180 milioni di euro in aiuti: 360 miliardi di lire gia' utilizzati dalle Organizzazioni non governative per costruire campi, dare acqua, cibo e affrontare l'emergenza sanitaria. Emma Bonino, Commissario Ue per gli Aiuti Umanitari, risponde con cifre e fatti a quanti lamentano la scarsa visibilita' dell'azione europea per i profughi. Alla vigilia di una sua nuova missione umanitaria in Albania, Macedonia, Montenegro e in Bosnia, Bonino fa il punto sui soccorsi al Kosovo in questa intervista all'Adnkronos. In Montenegro Bonino incontrera' il prossimo 7 maggio il presidente Dukanovic e il suo governo. In Bosnia e' previsto un incontro con l'Alto Rappresentante della Comunita' Internazionale Carlos Westendorp il 6 di maggio. ''Dire che l'Europa non fa abbastanza quando ECHO, l'Ufficio Umanitario della Comunita' Europea, finanziato da tutti i contribuenti europei, continua essere la principale
fonte d'assistenza ai profughi e tutti gli Stati membri dell'Unione partecipano generosamente allo sforzo di solidarietà internazionale, é una forma di disinformazione che certo non aiuta ad avvicinare gli Italiani all'Europa. Comunque non é certo la visibilità dell'azione comunitaria la mia preoccupazione principale d'oggi'' sottolinea Bonino che dalla meta' di questa settimana dovrebbe essere in quelle zone. . ''Quanto alla scarsa visibilità, soprattutto in Italia, dell'azione umanitaria europea, mi chiedo se questo non sia dipeso dai bisogni di visibilità di altri soggetti e istituzioni Italiane'' sostiene con forza Emma Bonino.
''Ricordare qualche cifra puo' essere utile a rimettere certe lamentazioni in prospettiva''
Da quando si e' insediata a Bruxelles ottenendo riconoscimenti prestigiosi per il suo operato, Emma Bonino ha fatto dell'aiuto umanitario una delle politiche di intervento piu' incisive dell'Ue. In Kosovo ad esempio l'Unione Europea e' intervenuta ''fin dal 1995 attraverso programmi d'assistenza sanitaria gestiti dalla Croce Rossa, dall'organizzazione di Madre Teresa e altre ONG europee. Ricordare qualche cifra può essere utile e rimettere certe lamentazioni in prospettiva -sottolinea Bonino-. Dall'inizio della crisi - che risale all'estate scorsa, quando gli sfollati all'interno del Kosovo erano già 400.000 - la Commissione ha già stanziato oltre 200 Milioni di Euro, di cui 21.6 nel 1998, e 182 dall'inizio dei bombardamenti. Questi fondi sono divenuti operativi - ossia utilizzabili dalle ONG sul terreno per costruire campi, distribuire cibo e acqua e far fronte alle emergenze sanitarie - nel giro di pochi giorni''. ''Agli aiuti finanziati da ECHO si aggiungono quelli bilaterali degli Stati membri dell'Uni
one: a tutt'oggi 207 milioni di Euro, di cui circa 37 forniti dall'Italia. Nei fatti, dunque, l'UE é non solo il primo donatore, ma anche il principale garante di un buon coordinamento con gli altri aiuti provenienti dalla comunità internazionale al fine di evitare sprechi, duplicazioni ed altre inefficienze'' aggiunge il Commissario Ue. Questa funzione di coordinamento -spiega- rientra anch'essa nei compiti di Echo, che non e' un'agenzia operativa sul terreno''.
''La Commissione non e' certo andata ai Caraibi''
E ancora, Emma Bonino tiene a sottolineare che la '''bomba umana' di oltre 500.000 profughi lanciata nel giro di pochi giorni da Milosevic non era e non é gestibile con i mezzi a disposizione degli umanitari. Si é dovuto fare ricorso a mezzi logistici e di comunicazione di cui dispongono solo le forze armate, riconvertendoli come accadde in centro America dopo l'uragano "Mitch" per uso civile''.
La crisi in Serbia nonostante le caute aperture di queste ore sembra dover durare ancora. E' in grado di gestirla una Commissione ormai dimissionaria? Bonino non ha dubbi: ''ad essere dimissionario é il Collegio dei Commissari, responsabili politici dell'istituzione. I servizi -puntualizza- sono pienamente operativi e, soprattutto sul fronte dell'assistenza umanitaria, lavorano a pieno regime, se possibile ancora più di prima. I Commissari restano comunque in carica per gli affari correnti e per le situazioni d'emergenza come quella del Kosovo. Credo, dunque, che il senso di responsabilità che la Commissione dimissionaria - che certo non se ne é andata ai Caraibi - sta dimostrando ci permetterà di far fronte pienamente, almeno fino alla nomina della nuova Commissione, all'emergenza umanitaria in Kosovo. Ma come dovrebbe essere gestito il problema dei profughi nelle prossime settimane? ''La Commissione ha definito un piano d'azione per 'l'aiuto umanitario d'emergenza in favore delle vittime della crisi del
Kosovo' che riguarda azioni in Kosovo (se e quando saranno possibili), Montenegro, Albania, Macedonia, Serbia e altri paesi della regione. La nostra priorità attuale é riabilitare, portando luce, acqua e altre infrastrutture per permettere l'abitabilità, di centri collettivi in Albania e Macedonia al fine di consentire una migliore dislocazione dei profughi e garantirgli soluzioni di vita meno scomode e precarie dei campi con le tende. Attualmente stiamo riabilitando 49 centri. Altre azioni importanti sono l'aiuto alla gestione e al rifornimento dei campi profughi, l'assistenza sanitaria, l'aiuto alle popolazioni locali e, in particolare, cibo e acqua per le famiglie che ospitano profughi, la registrazione dei rifugiati, l'assistenza psicologica e programmi d'educazione per bambini e ragazzi''.
I rischi di un intervento umanitario a terra
Sara' necessaria una presenza militare con finalità di protezione umanitaria? ''Secondo alcune stime -dice convinta Bonino- nel Kosovo sono rimasti circa 800.000 rifugiati su cui non si hanno notizie dirette visto che tutte le organizzazioni umanitarie che lavoravano sul terreno sono state scacciate dai Serbi in violazione della Convenzione di Ginevra. E' probabile che molti Kossovari abbiano perso l'abitazione e non abbiano di che nutrirsi. Per riprendere l'assistenza umanitaria in situazioni quali quella del Kosovo é indispensabile avere una protezione militare soprattutto per le vittime e anche per gli umanitari consentendo loro di andare sul terreno della crisi, la dove c'é più bisogno''. ''E chiaro -conclude- che nel caso del Kosovo mandare delle truppe di protezione umanitaria in questo momento significherebbe iniziare una guerra di terra con rischi di costi in vite umane relativamente alti. Capisco dunque la prudenza della NATO che mira anche ad indebolire ulteriormente la macchina militare del nemi
co prima di rischiare i suoi uomini a terra''.
Cristina CORAZZA