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Conferenza Rivoluzione liberale
Poretti Donatella - 5 maggio 1999
LA LEZIONE DELL'ULTIMA GUERRA
Da IL CORRIERE DELLA SERA, mercoledi' 5 maggio 1999

di DANIEL GOLDHAGEN docente ad Harvard

Negli anni Trenta e Quaranta Germania e Giappone muovevano brutali guerre imperiali, conquistando nazione dopo nazione, cacciando popolazioni dalle loro case, e perpetrando genocidi. Negli anni Novanta, la Serbia muove una brutale guerra imperiale, con l'intenzione di conquistare un territorio dopo l'altro, cacciando popolazioni non grate, e perpetrando genocidi. Germania e Giappone erano potenze colossali che hanno trascinato il mondo intero in guerra. La Serbia e' una minuscola potenza locale che sta provocando devastazioni a livelli regionali e che ha trascinato la Nato in una circoscritta, per ora, guerra aria-terra.

In tutti e tre i casi, sia l'imperialismo sia il brutale trattamento delle vittime sono stati avallati dalla stragrande maggioranza del popolo. In tutti e tre i casi, la maggioranza delle persone la cui nazione commetteva questi crimini atroci credeva di essere la vera vittima e pensava che il tentativo, come i bombardamenti, di fermare l'imperialismo e i genocidi fosse il vero crimine.

Le operazioni della Serbia sono diverse da quelle della Germania nazista soltanto per dimensione. Slobodan Milosevic non e' Hitler, ma ha sterminato decine di migliaia di persone. I serbi non vogliono una totale e geograficamente sconfinata distruzione di un altro popolo, come i tedeschi hanno tentato con gli ebrei.

Ma stanno portando avanti la pulizia etnica di intere regioni. La stragrande maggioranza dei serbi e' animata da una variante particolarmente virulenta del carattere nazionalistico della civilta' occidentale. La conseguenza raccapricciante e' rappresentata da tutti i civili bosniaci e albanesi morti alla stessa stregua degli ebrei, dei polacchi, degli omosessuali e di altri, uccisi durante il periodo hitleriano.

Alla fine del 1945 i tedeschi e i giapponesi non uccidevano piu'. Entro pochi anni non avrebbero piu' costituito una minaccia. La Germania, in particolare, e' diventata sostenitrice della democrazia, della collaborazione e del benessere fuori dai suoi confini. Questa trasformazione rappresenta uno dei maggiori successi politici del Ventesimo secolo. Come potrebbe un simile cambiamento ripetersi in Serbia?

Germania e Giappone erano sconfitti e occupati. Furono obbligati dai vincitori ad adottare istituzioni democratiche e a riorganizzarsi, a liberare le loro sfere pubbliche dalle convinzioni nazionaliste, militaristiche e disumanizzanti.

Finche' Milosevic sara' al potere e finche' continuera' l'odio etnico non ci sara' pace nei Balcani. Come per la Germania e il Giappone, la sconfitta, l'occupazione, la riorganizzazione delle istituzioni politiche e delle mentalita' predominanti nella Serbia sono moralmente e, a lungo andare, fattivamente, necessarie. Con una Serbia occupata dagli alleati la regione potrebbe ritrovare la pace.

La riorganizzazione della Serbia e' auspicabile non soltanto per il benessere dei suoi vicini ma anche per quello dei suoi abitanti, ora nella morsa di illusioni, odio, guerra e morte. L'occupazione e' il requisito indispensabile per una profonda trasformazione democratica in Serbia e, piu' ampiamente, nell'ex Jugoslavia (non dovrebbero esserci illusioni che tutti i vicini dei serbi siano angeli).

Imporre la pace ad una societa' belligerante come la Serbia sarebbe un compito molto meno gravoso di quanto lo sia stato in Germania e in Giappone. Il prezzo sarebbe comunque elevato per i Paesi Nato. I soldati alleati morirebbero, la guerra e l'occupazione comporterebbero spese ingenti, spaccature diplomatiche nella Nato potrebbero benissimo verificarsi, i russi probabilmente diventerebbero piu' ostili.

Ma cio' non significa che un progetto per l'occupazione e la trasformazione della Serbia non sia, di principio, fattibile e moralmente giusto. Qualsiasi popolo che muove una guerra imperiale, perpetra genocidi e attacca uomini inermi, donne e bambini rinuncia alla tutela che tutte le regolamentazioni e tutti i patti di sovranita' di solito garantiscono. La maggior parte del popolo serbo, sostenendo o perdonando le politiche di eliminazione di Milosevic, si e' resa sia legalmente sia moralmente incompetente a condurre i propri affari interni. Il loro Paese deve avere essenzialmente un'amministrazione controllata. I criminali, Milosevic, la leadership serba e tutti quelli che hanno massacrato, espulso e stuprato albanesi e bosniaci devono essere puniti. Il popolo serbo dovrebbe riprendere la piena sovranita' soltanto quando potra' dimostrare di essere una vera democrazia.

Il trabocchetto da evitare nell'occupazione della Serbia sarebbe la tentazione di essere molto punitivi. Un'occupazione relativamente benevola consoliderebbe le forze democratiche in Serbia proprio come e' successo nella Germania occidentale. Se i 19 Paesi Nato non consentiranno unanimemente a tale politica, allora gli Stati Uniti e altre nazioni dovrebbero portarla avanti, fuori degli auspici Nato. Il prezzo del non intervento in un mondo dove capi assassini conducono in guerra gente colma di odio e' alto abbastanza da far capire a chi e' restio ad utilizzare le armi che non c'e' altra opzione morale che quella di una sconfitta schiacciante e decisiva dei perpetratori di genocidi.

La Repubblica Federale della Germania riconquisto' la sua sovranita' dopo quattro anni di una simile occupazione e continuo', dapprima esitando poi con grande determinazione, a costruire una democrazia di successo. Non sarebbe stato possibile se gli alleati avessero semplicemente sconfitto gli eserciti di Hitler spingendoli dentro ai confini della Germania, stabilito una "quarantena" e poi lasciato Hitler, o un suo successore come lui, al potere.

La cruda verita' sta nella domanda: gli albanesi, i bosniaci, i croati, gli europei, gli americani e persino i serbi starebbero meglio se la Serbia fosse governata da un Saddam Hussein o da un Konrad Adenauer?

Traduzione: Walter Arthur Gulia/Gruppo Oxford

 
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