Premessa.
Recita una delle leggi di Murphy: ciò che inizia bene può finire male, ciò che inizia male
sicuramente finirà male.
LÆapplicazione di questa semplice regola di logica formale al caso concreto ci dice che, nonostante
le buone intenzioni individuali, assolutamente ininfluenti dal punto di vista probabilistico, Emma
Bonino non abiterà al Quirinale.
Peccato! Ci tenevamo proprio.
Cerchiamo di capire perché.
La candidatura di Emma, nata fuori da via di Torre Argentina, da unÆiniziativa di Anna Autorino,
Giovanni Negri e, last but not least, Gianfranco Pasquino, aveva tre qualità: laica, trasversale e
super partes.
Emma avrebbe dovuto disinteressarsene completamente, continuando a svolgere il suo lavoro nelle
istituzioni europee.
Poi vennero lÆassemblea dei mille, il puffo zelante di turno, lÆeterno ritorno di Pannella, le frenesie
referendarie, lÆassalto al nord-est e, ciliegina sulla torta, la ôLista Boninoö per le europee.
La candidatura al Quirinale è diventata una sorta di autocandidatura, proditoriamente avocata a sé
da via di Torre Argentina, fortemente segnata, e non più trasversale. Rimane il laico, ma non basta.
Risultato ottenibile: niente Quirinale e 2% alle Europee, a voler essere ottimisti.
Complimenti ai Marchi (e non alludo certo a quelli tedeschi).
Come dei Re Mida al contrario trasformano in cacca tutto quello che toccano.
Finale della favola: Emmaforpresidente accoppata per sovraesposizione.
Continuiamo così, facciamoci del male.
Annalisa Scarabelli.