LETTE SUI GIORNALI
LA GUERRA SECONDO LE SIGNORE DI FERRO
Di Lidia Ravera
DONNE D'AZIONE. Ho percepito un leggero persistente stupore intorno alle "donne in guerra". S'è parlato molto del pugno di ferro della signora Albright in relazione alla banalità dei suoi tailleur e alla materna morbidezza delle sue carni (non ha certo una taglia da cadetto di West Point). Per Emma Bonino, invece, è sotto inchiesta la snellezza. Sentite Gabriele Invernizzi su L'Espresso: "Emma Bonino appare ogni giorno più piccola, fragile e scavata. Solo le mani restano grosse e forti, vere mani di figlia di contadini piemontesi, di Bra, provincia di Cuneo. Questa guerra la consuma". Tenerezza, tenerezza e stupore, per la signora dalle maniere forti. Lei, la Bonino, intervistata nel suo ufficio di commissario europeo, da brava donna d'azione, quasi sicuramente se ne frega. E' necessario aver giocato con i soldatini da piccole per parlare con competenza di strategia militare, per appoggiare senza mezzi toni una guerra che si ritiene giusta? Evidentemente no. "L'Europa è un gigante economico ma resta un nano
politico e un verme militare" dice la Emma, così lontana dalla sua omonima Bovary. "E l'assurdo è che quando gli americani non si muovono, noi ci irritiamo. E quando invece si muovono, siccome non sono stati troppo beneducati, noi ci irritiamo lo stesso. E così "the play we pay, come dico io, loro conducono il gioco e noi paghiamo". Dov'è che gli americani sono stati "non troppo beneducati"? quando hanno colpito un ponte senza vedere il treno che ci stava sopra? O quando hanno sbagliato mira a danno di quel trattore carico di profughi?
STRATEGIA "ABBORRACCIATA". Ma questa guerra si doveva fare. Lo spiega con la sua consueta lucidità Susan Sontag, firma speciale che ha brillato per un giorno sulle pagine di "La Repubblica": "Davvero le guerre non hanno mai risolto nulla? Provate a chiedere a un nero americano se questo può valere anche per la guerra civile degli Usa. La guerra non è solo un errore, un difetto di comunicazione. Il male, nel senso radicale del termine, esiste nel mondo. Perciò vi sono guerre giuste. Questa è una guerra giusta. Anche se è abborracciata". Non posso credere che la Sontag, anche se è un genio, abbia scritto il suo lungo articolo in italiano. La Repubblica non cita il traduttore. Se lo citasse gli telefonerei per sapere se dobbiamo a lui (a lei), o alla sagacia di Susan la scelta di quell'aggettivo "abborracciata" così poco guerresco, così mansueto e casalingo, ma inefficace a descrivere quel sangue innocente che ci fa piangere davanti al telegiornale, come se fosse la prima volta che siamo spettatori del dolore
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