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Conferenza Rivoluzione liberale
Partito Radicale Esperanto - 16 maggio 1999
Seminario ERA: Relazione del Segretario
Seconda giornata.

Il progetto politico per conseguire "Il diritto alla Lingua Intemazionale entro il 2020"

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Come ben sapete da oltre un secolo, come esperantisti, attraverso ogni tipo di associazioni, direttamente o indirettamente, operiamo per far crescere quella Idea di democrazia nella comunicazione linguistica transnazionale che, ancora oggi, è ben lontana dal vedersi almeno in parte realizzata.

Ancora oggi, dopo oltre un secolo di storia e fatiche, non esiste un sclo trattato internazionale sull'adozione dell'esperanto tra due o più stati né un progetto politico perché ciò avvenga.

In quelle che erano le Nazioni Unite di oggi, la Società delle Nazioni, nel 1920, alla prima Assemblea, i Delegati di una decina di Paesi presentarono una proposta di Risoluzione affinché si elaborasse un rapporto sui risultati conseguiti con l'insegnamento dell'Esperanto nelle scuole pubbliche degli Stati rnembri e auspicando che i giovani di ogni Paese imparassero almeno due lingue, la propria madrelingua e un facile mezzo per le comunicazioni internazionali.

Una nostra analisi dei processi di distruzione linguistica mondiale in atto, dei fenomeni di globalizzazione e di aggregazione sovranazionale corne quella europea, dei successi conseguiti con la nostra attività politica ci hanno convinti che il processo di adozione internazionale dell'Esperanto awiato allora, ma poi rimasto bloccato per decenni, si possa concludere esattamente ad un secolo da quel primo evento.

L'esperienza ci ha insegnato che uno dei più gravi errori commessi da noi esperantisti è stato quello di aver fatto divenire la questione della Lingua Internazionale non sempre di più un fatto politico bensl culturale o, al più, socioculturale.

Questo è talmente vero che, dal momento in cui alcuni "samideani" hanno deciso di fondare un'associazione politica che politicamente si occupasse di conseguire l'obiettivo della vittoria finale, della "fina venko", sono ripresi anche i successi:

- Nel 1993 durante la Conferenza Generale, il Direttore Generale dell'U.N.E.S.C.O. accoglie personalmente la proposta di risoluzione presentata, su richiesta dell'E.R.A., dalla delegazione italiana a sostegno dell'Esperanto come strumento che "facilita concretamente la comprensione e la comunicazione tra popoli ed individui cercando contestualmente di eliminare le potenziali cause di conflitti presenti e futuri, dovuti alle contrapposizione dei modelli di pensiero ed alla divergenza dei mezzi espressivi"

- Nella Pasqua del 1994 il Santo ,padre, su sollecitazione di alcuni parlamentari legati all'ERA, in occasione di una marcia di pasqua organizzata dal Partito Radicale, manda la sua solenne benedizione "Urbi et Orbi" in Esperanto, lingua di pace e fratellanza universale. Da allora questo si è ripetuto ogni Natale ed ogni Pasqua.

- Nel 1994/95 I'U.N.E.S.C.O. approva e cofinanzia il progetto "Fundapax" dell' E.R.A. volto a diffondere concretamente una cultura di pace e reciproco rispetto collegando tra loro, attraverso l'Esperanto, 105 scuole elementari di 29 paesi del mondo.

Nel 1995 il Ministero italiano della Pubblica Istruzione pubblica in una circolare uno Studio sull'Esperanto di circa 40 pagine elaborato alla fine del 1993 da un'apposita Commissione ministeriale istituita su nostra iniziativa.

Sulla base delle positive considerazioni sull'Esperanto lì contenute l'E.R.A. è stata autorizzata, a partire dall'anno successivo, dallo stesso Ministero a curare dei corsi d'aggiornamento per insegnanti di lingue straniere con il cosiddetto "metodo di Paderborn''.

- Nel 1996/97 I'Unione Europea approva e cofinanzia un progetto pilota d'informazione su "I costi della (non) comunicazione linguistica Europea" con l'importante Prefazione del Nobel per l'Economia 1994, il tedesco Reinhard Selten, contenente alcuni saggi che iliustrano vari aspetti del problema, ponendo in particolare l'accento sul peso del plurilinguismo nel determinare il sostanziale azzeramento della mobilità geografica dei lavoratori (pur sancita dagli accordi di Maastricht) ed un appendice con la relazione del prof. Krauss su "La vicina catastrofe della estinzione linguistica " dove si denuncia la quasi certa estinzione di oltre il 90% del patrimonio linguistico e culturale dell'umanità entro il prossimo secolo.

- Nel 1998 I'E.R.A. partecipa a Stoccolma alla Conferenza dell'U.N.E.S.C.O. su ''Le politiche culturali per lo sviluppo", centrata in particolare sulla questione della salvaguardia della diversità culturale, dove, grazie all'attivo sostegno della delegazione governativa italiana, riesce a far iscrivere nel "Piano d'Azione adottato dalla Conferenza l'impegno formale del Direttore Generale dell'U.N.E.S.C.O. ad istituire un "Osservatorio mondiale delle polítiche linguistiche" e a studiare l'opportunità d'istituire un analogo Osservatorio sulle politiche culturali.

- nel 1999 I'ERA viene accolta in qualità di "Socio corrispondente" presso il Comitato italiano del Bureau europeo delle lingue meno diffuse.

Credo sia stato utile rammentare queste fatti non solo per rendere nota agli invitati delle altre associazioni la nostra credibilità nell'azione politica a favore dell'Esperanto ma anche perché essi costituiscono, owiamente, i punti di partenza del "Progetto per il diritto alla Lingua Internazionale entro il 2020".

Progetto di cui, in questa sede, vogliamo presentare soio le grandi linee per soffermarci, più in particolare, sulla prima strategica tappa di esso rappresentata dal costituirsi degli esperantisti in comunità linguistica.

Prima di addentrarci in tutto ciò diciamo anzitutto qual'è lo strumento d'attuazione del Progetto stesso come anche dello studio degli ulteriori piani Particolareggiati di esso. Noi riteniamo di proporre, in questo ruolo, la creazione di un Comitato Politico per il Diritto alla Linqua Internazionale entro il 2020.

E, questa proposta, la facciamo anzitutto alla qui rappresentata SAT come alla indirettamente rappresentata UEA, dico indirettamente rappresentata perché il suo Vicepresidente è qui in veste personale.

In attesa poi di raccogliere su questa prima proposta il ioro parere passiamo ora a tracciare le grandi linee del nostro progetto politico-temporale dicendo anzitutto che noi abbiamo concentrato l'attenzione sulle istituzioni europee (ricordiarno che è I'Europa il continente dove maggiore è la presenza esperantista del mondo) e sulle istituzioni internazionali facenti capo al sistema delle Nazioni Unite.

Riguardo alle prime noi riteniamo importante giungere alla messa in comune, anzitutto tra i Paesi partner dell'Unione, dello Studio italiano sull'esperanto pubblicato dal Ministero dell'educazione nel 1995. Abbiamo voluto dare a questa particolare parte del progetto "Fina venko 2020" il nome di "Progetto Paderborn".

Si tratta in questo caso di organizzare una rete esperantista che abbia sostanzialmente due poli: uno italiano, che prema il Ministero affinché informi gli altri del proprio operato, dell'esistenza dello Studio fatto come dei suoi contenuti, I'altro polo nei rimanenti Paesi europei, che prema sui rispettivi Ministeri dell'educazione affinché richiedano all'ltalia lo Studio in questione. Il prirno fine al quale dovrà tendere questa operazione sarà quello che i Dipartimenti rninisteriali per gli scambi culturali dei vari Paesi considerino perfettamente normali gli scambi culturali tra le scuole in esperanto.

Intanto vanno subito avviate dagli esperantisti le traduzioni dall'Esperanto dello Studio italiano nelle molteplici lingue nazionali europee, affinché presso i vari ministeri dell'educazione si arrivi a dover acquisire solo formalmente dall'ltalia lo studio in oggetto mentre, per quanto riguarda i suoi contenuti, esso sia già ben presente alla dirigenza ministeriale.

Se questa è l'operazione che va compiuta verso l'alto, quella verso il basso deve avere come oggetto anzitutto le scuole elementari dei vari Paesi sensibilizzandole sullo Studio in questione tradotto, chiedendo di svolgerne una presentazione agli insegnanti per poi invitarli a mettere in pratica la particolarità glottoclidattica e propedeutica allo studio delle lingue straniere da parte dell'Esperanto.

Su questo è utile ricordare che è già pronto, si tratta solo di stamparlo, anche il secondo dei due volumi per le elementari studiati appositamente per insegnare l'esperanto in chiave propedeutica allo studio delle iingue straniere etniche, argomento di cui ha parlato il Prof. Frank.

Rispetto a quest'ultima parte noi vedremmo molto utile l'attivazione della ILEI e dell'AIS, come preludio, anche, alla costituzione di una vera e propria Università a Distanza esperantista.

Abbiamo parlato di traduzione dall'Esperanto dello Studio italiano: è bene ricordare che esso, insieme ad altri documenti datati sì ma importantissimi anche, è pubblicato nella appendice al libro su "I costi della (non) comunicazione linguistica europea" .

Questo libro lo riteniamo importante ai fini del Progetto 2020 per diversi motivi: perché è stato cofinanziato dall'Unione europea, fatto storico per gli esperantisti di questo continente; perché affronta dal punto di vista economico la questione linguistica là dove è stata storicamente economica la costruzione europea; perché lo fa attraverso studiosi ed economisti di tutto rispetto con in testa addirittura un Premio Nobel per l'Economia: il nostro amico Selten.

Ed è proprio a lui che abbiamo intitolato un particolare Progetto, il Progetto Selten appunto, che prevede la presentazione dei temi ivi trattati nelle principali università economiche europee.

Per quanto riguarda il fronte del Parlamento europeo, con il Proqetto Patterson, noi riteniamo vada ripreso il cammino là dove lo aveva sostanzialmente lasciato appunto il Rapporto Patterson circa venti anni fa con la creazione nel parlamento europeo di un'apposita commissione sui problemi derivanti dalla molteplicità delle lingue nell'Unione europea.

Con il "Progetto E-parlamentanoj" invece vogliamo portare almeno 6 parlamentari esperantisti ed esperantofoni al Parlamento europeo alle prime elezioni europee che prevederanno il 10 percento (poco più di 60) dei parlamentari europci eletti con quorum europeo anziché nazionale. Ciò accadrà tra cinque anni o, al peggio, alle elezioni europee del 2009.

E per questo sarà essenziale l'esperienza che i nostri uomini politici avranno maturato nella gestione politica dell'Esperantia, cosa di cui parleremo più avanti.

Veniamo ora alle istituzioni internazionali facenti capo al sistema delle Nazioni Unite.

Qui noi siamo dell'idea che si debba continuare a privilegiare il rapporto con l'UNESCO almeno fino alla istituzione di un primo Trattato internazionale inerente l'adozione della Internacia Lingvo nei rapporti tra più di due stati e a partire anche solo di alcuni particolari settori.

Al raggiungimento di questo fine mira il Proqetto Trattato Internazionale il cui primo cornpito sarà quello di trovare un Paese promotore di tutta l'azione.

Subito però dobbiamo continuare a portare avanti il Progetto Osservatorio, riguardante l'istituzione dell'Osservatorio internazionale sulle politiche linguistiche. Cosa che consideriamo il primo importante passo nella direzione del Trattato.

Lo abbiamo già ricordato passando in rassegna i maggiori successi politici da noi conseguiti, lo scorso anno abbiamo partecipato a Stoccolma alla Conferenza U.N.E.S.C.O. su "Le politiche culturali per lo sviluppo", centrata in particolare sulla questione della salvaguardia della diversità culturale. Lì, avendo convinto anche il Governo italiano a farsene promotore, siamo riusciti a far iscrivere nel "Piano d'Azione" adottato dalla Conferenza l'impegno formale del Direttore Generale dell'U.N.E.S.C.O. ad istituire un "Osservatorio mondiale delle politiche linguistiche" e a studiare l'opportunità d'istituire un analogo Osservatorio sulle politiche culturali.

Pertanto nella Raccomandazione al Direttore Generale della Conferenza intergovernativa "Il potere della Cultura", ai punti 3 e 14 emerge esplicitamente la promozione dell'Osservatorio indicando le seguenti linee d'azione per il Direttore:

3) Incoraggiare l'istituzione di network di ricerca ed informazione sulle politiche culturali per lo sviluppo, ed in particolare studiare la possibilità d'istituire un osservatorio delle politiche culturali.

14) Promuovere la creazione di un Osservatorio sulle politiche iinguistiche.

Riteniamo molto importante seguire e fiancheggiare fino alla fine la creazione di questo Osservatorio per quattro principali motivi:

il primo, gran parte degli stati membri dell'UNESCO non ha alcuna politica linguistica. Quest'ultima, quando c'è, è spesso legata alla indiretta distruzione di una minoranza attraverso la discriminazione della loro lingua e cultura oppure demandata al competente ministero dell'istruzione che quasi sempre ne fa un mero fatto scolastico. Avere un osservatorio di quel tipo costringerà tali stati quantomeno ad interrogarsi su ciò che non hanno e a confrontarsi con coloro che, al contrario, non solo hanno una precisa politica linguistica, bensì la dotano di strumenti anche potentissimi;

il secondo, la determinazione di politiche discriminatorie, poi, potrà consentire un intervento anche della comunità internazionale (magari attraverso una "Corte internazionale" ad hoc ), come anche di associazioni ed enti che per la democrazia linguistica nel mondo si battono;

il terzo, si potranno evidenziare tutte le discrepanze e discriminazioni relativi all'assenza di democrazia nella comunicazione linguistica (perché no, anche nelle istituzioni internazionali dove popoli più forti sembrano avere sempre lingue più uguali degli altri popoli meno fortunati).

il quarto, si apre un fronte direttamente alle Nazioni Unite. Difatti il Piano d'Azione sarà portato all'attenzione del Segretario Generale delle Nazioni Unite e, per suo tramite, all'Assemblea Generale, nella prospettiva di sottoporle, al più tardi durante la sua 53a sessione, un rapporto sui risultati della Conferenza, ai sensi della risoluzione 52/197 dell'Assemblea Generale.

Andiamo ora a quello che consideriamo tatticamente il progetto più importante per i benefici di diritto e finanziari che se ne trarranno: il PROGETTO COMUNITA LINGUISTICA INTERNAZIONALE.

Ben sapendo che l'intero bilancio annuale della più grande delle nostre associazioni esperantiste non basterebbe neppure a pagare un,a pagina pubblicitaria esperantista per più di 4 giorni su di un quotidiano di un qualsiasi Paese occidentale, è su questa prima tappa costituente che dobbiamo assolutamente puntare per vedere crescere diritti, finanze e dirigenza politica: basilari, tutti, per il raggiungimento di quella che noi esperantisti chiamiarno la "fina venko".

Certo la nostra COMUNITA LINGUISTICA non ha base etnica bensì etica, non è geograficamente circoscrivibile perché mondiale, senza internet sarebbe praticamente una COMUNITA ingovernabile, almeno in tempo reale. Ma questo è il principale passo da fare subito se vogliamo realizzare il nostro sogno della democrazia linguistica internazionale.

Siamo stati i primi a sostenerlo e a convincere nel 1997, in occasione del Congresso della Federazione Esperantista Italiana a Napoli, alcuni intellettuali che pur aderendo al Manifesto di Rauma di diversi anni addietro, non avevano da questo tratto le conseguenze politiche. Purtroppo subito dopo un primo incontro in Svizzera la scorsa estate di cui siamo stati copromotori, ci siamo resi conto che il loro convincimento continuava a rimanere solo culturale e nient'affatto politico, con livelli ed interventi sia organizzativi che strutturali pressocché vicini allo zero quando non addirittura nocivi ed immaturi. Da qui la decisione di uscire da quel Forum di cui eravamo stati uno dei due promotori.

Il Progetto COMUNITA LINGUISTICA INTERNAZIONALE (o Progetto Esperantia) però continua ad essere un fondamentale obiettivo nell'ambito del più generale Progetto 2020.

Ciò per i seguenti principali motivi:

Primo: non si può continuare ad inseguire il sogno della lingua internazionale per tutti i cittadini del mondo negando la realtà di coloro che già oggi quel sogno rendono vivo ed attuale e che, solo in Europa, il Rapporto Patterson del Parlamento europeo, addirittura nel 1980, inquadrava numericamente in oltre dieci milioni di persone tra esperantisti ed esperantofoni.

Quello che oggi dobbiamo insomma conquistare di fronte alle istituzioni della comunità internazionale la chiara e riconosciuta possibilità che non solo una minoranza etnica, bensi una COMUNITA etica possa essere un interlocutore di governi e di stati etnici o multietnici.

Per ciò ed in vista di ciò è prioritario lavorare alla costituzione di un Governo della Esperantia, sul modello dei governi di quei popoli senza stato quali sono stati quello ebraico e palestinese o di quegli "stati" senza popolo come il Sovrano Ordine di Malta.

Secondo: viene tatticamente aggirato l'ostacolo che vede nelle leggi della maggior parte degli stati previsto l'insegnamento delle lingue straniere e non di una lingua internazionale che, ovviamente, straniera non è per definizione. A questo punto con il costituirci in comunità l'Esperanto godrebbe di due "status" contemporaneamente: quello di lingua internazionale e quello di lingua straniera

Terzo: è l'unico modo per far nascere e crescere una classe politica autenticamente esperantista in grado, come dicevamo precedentemente, di guidare se e la propria comunità ad avere almeno sei parlamentari al Parlamento europeo nel 2004.

I tempi utili al raggiungimento di questi scopi sono il un anno da ora per costruire l'anagrafe elettorale, la carta costituzionale o costitutiva dell'Esperantia; prime elezioni del Parlamento, del Governo e loro t'ultimo Progetto ho terminato l'illustrazione del nostro piano politico per conseguimento del "diritto alla Lingua Internazionale entro il 2020"

Lo faccio però con un'avvertenza: esso come avete notato è essenzialmente un piano politico-istituzionale ma guai a non affiancargli anche un Progetto opinione pubblica internazionale. Un progetto cioè che abbia come scopo lo studio di particolari iniziative massmediologiche di azione, collettiva o meno, atte a portare sempre più masse di persone verso le ragioni della democrazia linguistica internazionale: verso le nostre ragioni.

 
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