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Conferenza Rivoluzione liberale
Radio Radicale Claudio - 30 maggio 1999
Osservazioni in libertà intorno al Perduca e alla Caporali...ovvero su liberismo, libertarismo e lotte radicali...

I radicali si sono "dimenticati" delle "istanze libertarie"? Si parla troppo di "mercato" et "liberismo"? Non ci si accarge di bioetica, genetica, ingengeria del Dna ricombinante e quant'altro?

Come è ben noto personalmente non sono di scuola "liberista", per tante ragioni su cui qui sorvolo. Però mi pare che questa critica "neolibertaria-antiliberista" sia totalmente fuori posto.

Mi spiego.

1. Negli anni passati (sembra un secolo ma si tratta solo di un decennio fa) i radicali dell'epoca erano permanentemente accusati di occuparsi di cose "sovrastrutturali", "secondarie", insomma inutili, come divorzio, aborto, diritto di famiglia, ambiente, diritti civili. Naturalmente la storia ha fatto giustizia di queste argomentazioni. Le innovazioni più positive (o fra le più positive ed importanti) della nostra recente storia appartengono proprio a quel filone così tanto dileggiato all'epoca. In realtà diritti civili, trasformazione della famiglia e rivoluzione sessuale erano le leve decisive per la modernizzazione politica e sociale del nostro paese e di tutto l'Occidente (e non solo....). Dire oggi che ci si occupa "troppo" di istanze liberiste di per sè mi pare una critica semplicemente inesistente: Quello che bisognerebbe chiedersi é se il tema del "liberismo" possa avere quella funzione di "leva" che ebbero allora i diritti civili.

2. E qui faccio una breve disgressione di analisi sociale. Il "neoliberismo" (si deve infatti parlare di "neoliberismo" ben diverso da liberismo classico), è caratterizzato da numerossimi errori, é tendenzialmente integralistico (anzi fondamentalistico), non tiene conto della crisi "epocale" del capitalismo che stiamo vivendo e non si pone nemmeno il problema cruciale delle ineguaglianze sociali e della redistribuzione.. Detto questo (e dato per conosciuto il resto...) non si può negare che il neoliberismo pone (esattamente come il marxismo a suo tempo) una questione decisiva: a chi va il "plusvalore" prodotto (in linguaggio marxiano)? Ovvero nelle società "socialdemocratiche" dato che circa metà del Pil e del reddito disponibile va allo Stato sotto varie e fantasiose forme non esiste per ipotesi una specie di sfruttamento delle classi produttive? Il problema è esattamente quello della teoria del valore e dello sfruttamento del marxismo (e sarebbe molto interessante capire le analogie "logiche" fra il paradi

gma marxiano e quello neoliberista). Anche i neoliberisti individuano una ipotetica classe rivoluzionaria ed anche i neoliberisti parlano di rivoluzione, tanto per fare qualche esempio. Ma tutto ciò ha un qualche fondamento? La mia modesta risposta è si: non codivido ovviamente (sono un pericoloso "riformista" antirivoluzionario) le risposte dei neoliberisti (fondamentalisti) ma non sono così ottuso da non vedere che il problema da loro posto é uno dei problemai di fondo della nostra epoca, quello appunto della sovrapresenza dello Stato nell'economia. Sono anche un po' più "accorto" dei neoliberisti quando osservo che ciò vale per alcune aree del mondo, e non per altre (Indonesia, Giappone, Corea, Brasile abbisognano di più Welfare, l'Europa certamente richiede meno Stato e un diverso intervento sociale), ma anche nelle altre aree del mondo, se vogliamo dirla proprio tutta, il Welfare che dovranno avere non dovrà essere sicuramente quello "dirigista" e nazionalista della socialdemocrazia classica.- Insomma i

neoliberisti pongono un problema molto serio; è valido specialmente per alcune aree del mondo; le loro soluzioni spesso sono malate di fondamentalismo e comunque errate ma sicuramente solo affrontando quel problema le nostre società potranno svilupparsi e anche nelle altre aree del mondo potranno avere un Welfare migliore e un po' più decente.

3. Ma questo tema, il "neoliberismo", ovvero la sovrapresenza dello Stato è quello centrale, oggi? Temo proprio di si: alla fin fine, tutti gli altri temi, per importantissimi che siano, potranno avere soluzioni o non soluzioni proprio in relazione a questo tema di fondo: spettano o no allo Stato, al Pubblico ed in particolare allo Stato Nazione tutta una lunga serie di compiti e funzioni? Tocca allo stato nazione occuparsi di bioetica, di ingegneria genetica o invece lasciare il tutto nelle mani di un mercato per esempio? Oppure è meglio un mercato delle droghe libero et privato, oppure un mercato organizzato dallo Stato Nazione ma legalizzato oppure ancora un mercato semilibero regolato a livello sovranazionale o ancora un mercato illegale e selvaggio? Mi pare evidente la centralità del tema "neoliberista".

Dunque per una volta (ma non si ripeterà più) mi tocca dare ragione al Perduca...Oddio come sono sceso in basso....

claudio

 
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