mi sfugge in quale manuale di economia si parli di "sovrappiù" (Samuelson? Dornbush?). Mi sfugge anche in che senso "vuota tautologia" sia un concetto marxiano. Non dubito che Marx abbia usato l'espressione, visto che la si usa in logica dal tempo dei greci, ma forse questo non la rende marxiana. Ovviamente non nego che la questione fiscale sia una "issue" (si dice proprio così, hai ragione) importante, e anzi fondamentale, delle nostre società. Ma che da questo segua che esista una classe "rivoluzionaria" è un perfetto "non sequitur" (espressione anch'essa marxiana, probabilmente). La questione, inoltre, è di impostazione politica generale. Ponevo l'interrogativo se il PR si dovesse identificare col partito delle tasse. Lo ponevo, però, a quanti, me compresa, si riconoscono nel PR e trovano limitativo un movimento di rivolta fiscale.
Quanto alla "questione di fondo", se tu avessi avuto la pazienza di leggere la risposta a Marco Perduca, avresti ritrovato le mie argomentazioni a favore di, appunto, un liberalismo totale. Come sosteneva von Mises, non esistono fini economici ma soltanto mezzi economici e chi si concentra soltanto sull'economia non si occupa dei fini: che è esattamente ciò di cui l'ideologia e la politica da sempre si occupano e si devono occupare. L'indissolubilità delle issue economiche e libertarie trova mille esempi. Facciamone qualcuno:
Se la fecondazione assistita è proibita per legge, anche se ho i mezzi economici per accedervi non potrò comunque utilizzarla...
Se non è possibile selezionare gli embrioni in provetta (ma solo abortire i feti una volta impiantati), che io possa pagarmi duemila test genetici è assolutamente inutile...
Se la normativa sugli oppiacei è proibizionista, non è sufficiente avere i quattrini per pagarsi una terapia del dolore...
Se per legge non posso somministrare morfina invece che metadone a un tossicodipendente, non importa che quello sia paperon de paperoni!
Gli ebrei tedeschi degli anni trenta erano ricchi ma non liberi e si sa come è andata a finire...
In conclusione, due ulteriori note.
Il mio cognome lo hai sempre storpiato anche a voce, dunque non si tratta di refusi nello scrivere on line (come accade spesso a chiunque) ma di disattenzione sistematica. Del che, magari non te, ma qualcuno (me) potrebbe dispiacersi.
I baroni universitari cui mi riferivo sono quelli con cui collabori tu. Chi mi conosce personalmente, conosce anche la mia posizione di modesto professore a contratto. Qualche anno fa ho smesso, volontariamente, la mia carriera universitaria di ricercatore per eccesso di ambizione e per insopportazione di un "regime" accademico asfittico e persino peggiore del regime politico contro cui ci battiamo.
Col che, ho smesso di rispondere anche nel merito se il metodo continua su questo tono.
Cordialmente
cinzia