a. il concetto di sovrappiù (o di valore aggiunto) é in qualsiasi manuale di economia politica. Punto.
b. la questione fiscale è uno degli issue di fondo della società contemporanea, e insieme con la domanda di servizi pubblici, definisce i termini di buona parte del conflitto politico e degli interessi sociali. Ovvero vi sono ceti sociali che preferiscono la diminuzione delle tasse e ceti che preferiscono l'intervento dello stato. Queste, per tua cognizione, sono "classi". Se si ritiene che dalla domande di riduzione delle tasse viene un cambiamento sociale (come fanno i neoliberisti) allora ne consegue (non faccio citazioni latine, non ho studiato al classico) che i "ceti o classi antitasse" sono soggetti del cambiamento.
c. l'ulteriore citazione dotta di von mises non c'entra assolutamente nulla. La questione, se avessi la bontà di ascoltare le argomentazioni altrui (ma evidentemente i baroni che Tu frequenti e non faccio nomi per carità di partria), non è quella dei mezzi e dei fini dell'economia, ma dei movimenti della società. Negli anni settanta, i fattori di innovazione erano "culturali" (postmateriali direbbe un sociologo che non cito); nel duemila sono ridiventati quelli materiali, quelli dell'economia globale e dei suoi effetti.
Nota al margine: mi dispiace ma non ho alcuna intenzione nè di tollerare altri insulti a me nè tanto meno di permetterti insulti pure nei confronti di altre persone. Non ho quindi alcune intenzione di proseguire a conversare con una persona del tuo livello.
arriverderci