diviene inutile. Loro hanno così due tavoli sui quale giocare: quello deidiritti naturali individuali assoluti e inviolabili (che di solito si riduce
al non essere tassati) e quello del diritto del popolo secedendo o seceduto:
di volta in volta, a seconda della necessità del gioco, prevale l'uno o
l'altro.
La concezione della proprietà di Rothbard si presta a tale gioco; infatti,
tra un piccolo stato e una grande proprietà non c'è grande differenza,
sicchè autoritarismo del sovrano e diritti del proprietario facilmente si
confondono.
E' emerso infatti che per loro il nemico non è il potere autoritario,
comunque si travesta, ma "lo Stato moderno": da qui le continue difese del
sistema feudale (perchè "contrattuale": figuriamoci) o di stati postmoderni
come la Padania, che sarà sempre uno Stato... però più piccolo, quindi quasi
una proprietà!
Siamo in pieno ridicolo, in piena ignoranza.
Si confonde il diritto di proprietà, che è un fatto economico e produttivo,
fondato sullo scambio di utilità (si pensi alla scuola dei Property Rights),
con il dominio burocratico del parassita e dello sfruttatore.
In questo quadro (nel quale il proprietario sovrano può far tutto, anche
affidare i consimili a missili intergalattici), i diritti fondamentali
dell'individuo vanno a farsi benedire, dato che il gruppo in questione è più
propenso a sottolineare i poteri escludenti del proprietario, rispetto a
quelli di inclusione, che pure in teoria gli vengono riconosciuti.
Altro che "libertari", qui si fanno decisi passi indietro rispetto al più
tenue liberalismo.
Sintomatiche alcune discussioni, come quella sui diritti dell'omosessuale, o
più in generale, sul diritto di condurre determinati stili di vita. Oppure
sulle città private o sull'immigrazione. Non c'è spazio qui per descrivere
tutte le acrobazie alle quali sono costretti e tutte le contraddizioni in
cui incorrono sedicenti libertari, nonchè sedicenti
anarchici-individualisti, per poter legittimare il fatto che in una città
privata possano essere esclusi gli omosessuali!
Loro dicono: ognuno è libero di non ammettere chi vuole. E non si accorgono
che così non solo riproducono pari pari lo Stato solo più piccolo (è ovvio
infatti che in città private di 100.000 abitanti si deciderà a maggioranza,
ci sarà una classe dirigente, etc.),á ma addirittura, in nome
dell'assolutezza dei diritti di proprietà, ne fanno degli staterelli
iperautoritari, in cui la maggioranza (ossia la classe dirigente) non trova
nemmeno i più banali vincoli costituzionali, il più elementare habeas
corpus.
Più che di anarco-capitalismo, tale combinazione di poteri assoluti,
comunità locali e nazioni "per consenso" fa pensare a una sorta di
anarco-fascismo su base mistica. E ciò anche per la rilevanza attribuita al
dato del "territorio" (e dire che se c'è una cosa bella
dell'anarco-capitalismo è avere scisso l'idea di diritto da quella di
territorio), che implica, con Carl Schmitt, l'idea stessa di sovranità.
Del tutto assurda, poi, la posizione sulla guerra nel Kossovo. Premetto di
non essere un entusiasta dell'intervento NATO per come si è via via
sviluppato. Tuttavia, la proposta che ci viene offerta in alternativa è
il... laissez-faire. I Kossovari hanno ovviamente diritto di difendersi, ma
non pretendano che io, "con le mie tasse", sia costretto ad intervenire in
loro difesa. Loro a parole sono contro Milosevic, ma teorizzano la necessità
libertaria di "stare a guardare", perchè noi non siamo i diretti aggrediti.
Infatti, dicono, il libertarismo ammette solo la legittima difesa in base a
un individualismo metodologico esasperato. Io ho fatto notare che, così
ragionando, in base a siffatti principi libertari uno non potrebbe
praticamente mai difendersi in guerra. Uno potrebbe difendersi solo dopo
essere stato colpito personalmente. L'istituto dello stato di necessità è
totalmente ignorato (Rothbard è quello che diceva che è "illegittimo"
impadronirsi di una scialuppa per salvarsi la vita, se non si è prima
acquisito il permesso del proprietario).
Tutto ciò detto (ed è solo un piccolo assaggio), che fare?
Vi sono altri libertari, non pochissimi, che hanno idee diverse. Libertari
coerenti, anche anarchici (come il sottoscritto) che credono che il mercato
sia l'unico ambiente nel quale l'anarchia possa essere concepita, ma che non
sono disposti a cedere al dogmatismo e al fanatismo. "Anarco-capitalisti"
(come il sottoscritto) che credono che il mercato sia sede di scambio e di
socialità, e anzi -come dice ancora Riccardo LaConca- che il mercato sia
anche il sistema più democratico di decisione pubblica.
Libertari per i quali una decisione collettiva non cessa di essere
illiberale perchè etichettata "privata": libertari per i quali occorre
difendere il libero uso del nostro corpo non solo nei confronti dello Stato,
ma anche nei confronti del... condominio (e vorrei vedere...).
Esistono altri che la pensano come noi?