Qualche breve osservazione, come mio solito per punti.1. le motivazioni del nostro, di cercare limiti al potere, anzi come ben specifica, ai poteri sia a quelli pericolosissimi dello stato, sia a quelli del "condominio", è assolutamente sacrosanta. Il potere, lo stato, anche per chi (come me) li considera un "male necessario", rimangono un male da tenere sotto ferreo controllo. La base del "liberalismo" alla fin fine è tutta qui. Solo dopo vengono le differenze: anche io penso che, nelle condizioni date, il "mercato" sia il sistema di decisione e scelta sociale più "democratico", purché vi possano partecipare tutti o quasi. Il punto è esattamente qui: strutturalmente l'economia e la società "spontanee" favoriscono le ineguaglianze (non può che essere che così e ciò in parte è bene), ma dato che queste ineguaglianze tendono ad aumentare, a sovrapporsi è necessario un "intervento sociale" onde permettere a tutti gli individui di entrare nel "mercato". Ma questo è tuttaltro discorso.
2. Il punto che mi preme qui sottolineare è che avevo qualche ragione (solo qualche, sia chiaro) nel paventare i "pericoli" di certo "libertarismo". Mi pare che sarebbe quindi necessaria qualche riflessione in più. Le società contemporanee, in Occidente e fuori Occidente, sono sempre più caratterizzate dal un accentuato "pluralismo culturale". Sono "società plurali", dicono gli amici politologi. In che complica maledettamente le faccende delle nostre democrazie. Rischiamo "crisi di tipo yugoslavo"? Vi ricordarte un recente film americano, la "seconda guerra civile"? Ribadisco: i Balcani non sono diversi da noi, tuttaltro. Solamente lì i problemi sono anticipati rispetto alle nostre società perchè le società del sud-est europeo hanno meno istituzioni sociali democratiche e meno crescita economica. I "libertarians" non saranno, mi chiedo provocatoriamente, anche loro, parte di questo processo politico e sociale che, per comodità, definisco alla Huntigtong "scontro fra le civiltà"?