E' ANCORA ITALIETTA? / LA PAROLA A UN COMMISSARIO USCENTEProdi: un vecchio dc. Berlusconi: un traditore. Casini: un ignorante. E gli altri, grandi assenteisti. Emma Bonino regola i suoi conti. A cominciare dalle donne. E dichiara il suo amore per D'Alema
di Antonio Padellaro, da L'Espresso del 10.06.1999
L'ultima puntata del serial "Emma contro tutti" non e' andata in onda, lunedi' 31 maggio, su Rai1, e per Bruno Vespa sono dolori. Dice Emma Bonino da Bruxelles: "Bruno Vespa e' un signore dichiaratamente Ccd che gestisce "Porta a porta" come un suo spazio privato". E Marco Pannella, con il consueto stile soft, ha denunciato l'"opera criminale" del servizio pubblico. E' successo che il commissario europeo, segnalato in uscita, voleva regolare alcuni conti in sospeso, nell'ordine, con: Romano Prodi, Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini, Pierferdinando Casini, Slobodan Milosevic... E che il conduttore ha replicato: niente da fare, per le polemiche elettorali esistono le tribune televisive. Gia' perche' Bonino, radicale storica, esponente comunitaria filo bombardamenti Nato e punto di riferimento delle iniziative umanitarie in Kosovo, candidata al Quirinale e non solo, partecipa alle elezioni europee del 13 giugno con una lista che porta il suo nome e che i sondaggi accreditano di un 4-5 per cento. Un gruzzolo di
voti che la tremenda Emma vorrebbe portare in dote, indovinate, a Massimo D'Alema, l'unico leader politico italiano (oltre all'amore Marco) con cui si senta veramente "in sintonia". Leggere per credere.
E' vero che Romano Prodi l'ha scaricata?
"Cosi' scrivono i giornali sulla base di indiscrezioni, mi sembra, ben orchestrate. Ma non ho ancora capito se il presidente designato della Commissione europea stia dichiarando che non ha ancora deciso o che comunichera' la sua decisione dopo le elezioni europee".
Riguardo alla sua mancata riconferma non e' che cambi molto.
"Non mi piace il metodo tutto anticamente democristiano: proprio cio' che Prodi dichiara continuamente di voler non essere. E non mi piace essere liquidata senza nemmeno un benservito, come si usa perfino con le colf. Da quando Prodi e' stato designato, ho parlato con lui tre volte, l'ultima una settimana fa . E ogni volta gli ho detto che ero in attesa di un colloquio. Sto aspettando ancora".
Veniamo al dunque: perche' Bonino no?
"Perche' Prodi puo' designare un solo commissario italiano. E perche' c'e' un accordo maggioranza-opposizione, tra Prodi, Berlusconi e D'Alema sul nome di Mario Monti".
Scelta su cui lei ha qualcosa da obiettare?
"Assolutamente no. Ma perche' tenere tutto coperto dietro manovre e manovrette di palazzo?
Ha gia' fatto le valigie?
"Assolutamente no. Se lo stesso movimento di opinione che si era formato per mandarmi al Quirinale si manifestasse con il voto del 13 giugno votandoci e votandomi, penso sarebbe piu' difficile far prevalere interessi di cosche o di partito contro la mia nomina. Insomma, non diamo per fatta la pelle all'orso radicale, ne' da parte di somari, ne' di elefanti o altri animali dello zoo romano".
Pensa di meritare la conferma?
"Senza dubbio. Sono arrivata alla Commissione nel gennaio del '95, circondata di diffidenza perche' radicale e perche' donna. E anche per l'insolito assortimento dei portafogli che all'ultimo minuto sono riuscita a strappare: pesca, aiuto umanitario e consumatori. Mi sono buttata nel lavoro a testa bassa, spremendo me stessa e una squadra di collaboratori di qualita' e mi e' venuta addosso una pioggia di medaglie, a cominciare dal titolo di europea dell'anno voluto da Jacques Delors. Adesso volevano che me ne rimanessi buona buona dentro la mia campana di vetro a Bruxelles aspettando che qualcuno (chi?) avesse la bonta' di decidere il mio destino e cooptarmi da qualche parte (dove?). Non ci sto".
Complimenti. Resta il fatto che i nostri rappresentanti in Europa non sono considerati molto affidabili. Che giudizio da', per esempio, dei nostri deputati europei.
"Constato che hanno un tasso di assenteismo fra i piu' alti e un tasso d'ignoranza perfino dei trattati della comunita' che e' imbarazzante".
Esempi plateali d'ignoranza?
"Pierferdinando Casini, che passa piu' tempo a farsi riprendere dai tg che a Strasburgo. A gennaio ha votato una risoluzione favorevole a che una parte almeno dei Commissari venisse scelta fra i parlamentari europei. E oggi dichiara che io mi sono autoesclusa dal governo di Bruxelles in quanto candidata alle elezioni del 13 giugno. Non legge neppure quello che vota".
E fuori dai casi personali?
"Ricorda, l'anno scorso, quando gruppi di disperati sbarcavano dall'Albania sulle nostre coste, il piagnisteo sull'Europa che ci lascia soli? Fiumi di dichiarazioni completamente all'oscuro del fatto che l'immigrazione non e' una politica comunitaria e che ogni stato membro deve fare da se'. E non e' il solo caso di deputati e politici italiani che invocano l'Europa a sproposito".
Secondo "Der Spiegel", l'Italia ha raggiunto l'euro truccando i conti. Le risulta?
"Se trucchi contabili ci sono stati, non siamo stati i soli in Europa. A parte i facili cliche', il nostro paese deve certamente mostrarsi meno inadempiente. La settimana scorsa, per esempio, la Commissione ha deciso di avviare una procedura contro la legge Prodi del '79 sugli aiuti di Stato alle imprese. E, probabilmente, bisognera' procedere contro gli aiuti agli autotrasportatori, concessi in modo indebito. Prendiamo i fondi strutturali: a parte l'accelerazione dell'ultimo anno, noi siamo quelli che non impegnano e non spendono. Stesso discorso vale per i fondi pesca".
Via da Bruxelles, ma non al Quirinale: anche li' ha fatto un buco nell'acqua.
"Errore. L'iniziativa "Emma for President" e' stata prima di tutto un modo plateale per esigere l'elezione diretta del capo dello Stato e denunciare il sistema attuale del conclave. Adesso che Carlo Azeglio Ciampi e' al Quirinale, mi dichiaro soddisfatta di aver contribuito a costringere il conclave a eleggere il migliore dei suoi candidati e al primo colpo".
Emma pero' non e' diventata president.
"La mia candidatura aveva cominciato a riscuotere, oltre che un vasto appoggio popolare, anche il consenso di un certo numero di grandi elettori. Ma e' stata respinta dai grandissimi elettori, il club dei segretari di partito. Cosi' come la mia conferma a Bruxelles anche la mia candidatura al Quirinale non risultava funzionale a nessun traffico di cariche e di influenza".
Eppure uno del clan, Silvio Berlusconi e' stato a lungo un suo estimatore. Fu il suo governo a nominarla a Bruxelles. E i capigruppo diessini Fabio Mussi e Cesare Salvi le hanno ultimamente mostrato simpatia.
"Tutta colpa della paranoica diffidenza che caratterizza spesso i nostri leader: a sinistra molti sospettavano che fossi il cavallo di Troia di Berlusconi; mentre i berlusconiani, coscienti dell'incompatibilita' fra il liberalismo sincero dei radicali e quello sempre piu' irriconoscibile del cavaliere, non sapevano che farsene di un presidente come me".
Poi c'e' stato lo strano no delle donne di sinistra.
"Che a me non e' sembrato affatto strano. Sa, le donne di sinistra erano spesso violentemente antiradicali perche' sono innanzitutto militanti o funzionarie di partito o di area, furenti che dopo decenni non sia mai accaduto che una sola di loro divenisse segretaria o presidente di partito, come Adele Faccio, Adelaide Aglietta o io stessa sin dagli anni Settanta".
Segretaria o presidente per gentile concessione di Marco Pannella.
"No, sulla base del libero voto dei congressi radicali. Ma torniamo alle donne di sinistra che risolvono il problema, come fa la diessina Claudia Mancina, dicendo che io sono berlusconiana. Ma dimentica che D'Alema aveva offerto un dicastero del suo governo a me, dialogando in proposito anche con Pannella. E che il nostro rifiuto fu motivato con la priorita' europea, che ero e sono impegnata ad assolvere. Ma e' un po' quel che accade a Gianfranco Fini".
Anche il presidente di An ce l'ha con lei?
"Mi ha fatto linciare come abortista, assassina almeno moralmente, spacciatrice di droga e di immoralita', quando l'85 per cento del suo elettorato auspicava la mia elezione a presidente della Repubblica; e ora An presenta in una circoscrizione, come numero due, dietro Fini, Marco Taradash, proibizionista, abortista, liberista e libertario, piu' radicale di me, almeno fino a quando non avra' risolto i suoi problemi etico-politici. Come trasformismo non c'e' male".
Anche lei e' stata accusata di aver giocato su tre tavoli: Quirinale, Bruxelles e candidatura alle europee con il solo scopo di portare voti al suo mulino.
"Mi offende chi dice che la campagna "Emma for president" e' stata un trucchetto per preparare il terreno alla mia lista per le europee. Primo: non e' cosi' e mi si dara' atto che non e' mia abitudine mentire. Secondo: se fossi stata eletta al Quirinale non avrei certo potuto correre per le europee. Terzo: qualcuno deve spiegarmi dove sta scritto che una candidatura al Quirinale e' incompatibile con una candidatura parlamentare. Nella battaglia di ieri per il Quirinale e in quella di oggi per Strasburgo sto semplicemente costruendo il futuro politico mio e del mio partito".
Futuro roseo, stando almeno ai sondaggi.
"Dal giorno in cui Renato Mannheimer ha parlato sul "Corriere della sera" di un possibile effetto Bonino su queste elezioni, spiegando che la mia lista potrebbe attestarsi intorno al 5 per cento ho sentito attorno a me scendere il gelo. Ma neanche questo e' strano. Capisco il panico dei cespugli minacciati di estinzione e dei partiti virtuali, costruiti dentro il palazzo anziche' alle elezioni. E capisco il nervosismo di Forza Italia che ci vede come il fumo negli occhi perche' rischia di mancare per pochi voti il sorpasso nei confronti dei Ds: e' sempre piu' evidente l'incompatibilita' fra progetto berlusconiano di un centro fondato sulla continuita' con la tradizione democristiana e la rivoluzione liberale che Forza Italia ha messo in soffitta ma che noi radicali continuiamo a invocare".
Finita l'illusione Berlusconi, dove si collochera' la Lista Bonino dopo il 13 giugno?
"A Strasburgo rilanceremo l'ideale riformista-liberale che conta nuovi adepti. A cominciare da Tony Blair il quale ha recentemente dichiarato: "Noi socialisti dobbiamo essere i nuovi radicali d'Europa". Non so se il premier britannico avesse in mente noi e non vorrei, per pieta', essere travolta da una disputa semantica sul diverso significato che anglosassoni e latini danno al termine radicale. Mi basta sapere che Blair parla come uno dei nostri anche quando chiede meno tasse, deregolamentazione e afferma che bisogna rimettere in discussione la presunta superiorita' del modello sociale europeo su quello americano. Siamo, insomma, sulla stessa lunghezza d'onda. E dunque, per la proprieta' transitiva, siamo in sintonia con D'Alema, estimatore e alleato di Blair".
Bonino for D'Alema, quindi?
"Diciamo che Blair guida una maggioranza coesa, mentre D'Alema dirige un'orchestra fatta di musicanti litigiosi, riottosi, invidiosi l'uno dell'altro e per di piu' ansiosi. Ammettera' che non e' facile capire se e quale posto ci sia per noi in quell'orchestra. Fermo restando che un'anima liberale e' necessaria anche a sinistra".
Anche sulla guerra nel Kosovo si avverte una forte sintonia tra lei e il premier.
"Credo che D'Alema abbia fatto sul Kosovo una scelta di campo chiara e netta, con tutte le difficolta' di tenere insieme una maggioranza composita e inzeppata di pseudo pacifismo. E non e' poco".
Ma D'Alema in questo momento preme per concordare una pace con Milosevic. Una soluzione che la trova d'accordo?
"Se Milosevic si ritira dal Kosovo e permette il rientro dei profughi, che ben venga la pace. Fermo restando che, in ogni caso, il dittatore di Belgrado dovra' rispondere dell'accusa di crimini contro l'umanita' formulata dal Tribunale internazionale organo delle Nazioni Unite. E che dovra' consegnarsi".
Ma quando vede in televisione le bombe Nato che per errore cadono su case e ospedali e fanno strage di civili, a cosa pensa?
"Sono amareggiata come tutti sapendo che la guerra non e' una passeggiata di Santi. Nonostante tutto, pero', se devo scegliere tra Milosevic e i kosovari scelgo i kosovari".