da La Stampa, 15 giugno 1999di Massimo Gramellini
Si dice che Berlusconi e Bonino abbiano vinto grazie agli spot. E' vero. Uno spot vale piu' di cento comparsate da Vespa e di mille telegiornali faziosi. Gli italiani del '99 diffidano dei ragionamenti ma sono molto sensibili alle emozioni. Si dice anche che la sinistra dei bandoleri stanchi e la destra di Fini-Segni (un caffe' corretto alla camomilla) abbiano perso perche' non avevano i soldi per comperare gli spot. Questo non e' vero. Perche' Bonino non e' miliardaria e se i finanziamenti li ha trovati lei, poteva trovarli pure Veltroni. Ma soprattutto perche' gli spot non basta comperarli. Bisogna metterci dentro un'idea. Molti sghignazzavano nei mesi scorsi, quando Emma & Silvio apparivano fra la re'clame di un detersivo e quella di un cellulare, smaniosi di venderci la loro diversita' dagli altri prodotti della politica. Immersi in un'atmosfera da fiction, stringevano allo stesso modo la mano di Clinton e quella di un poveraccio, mentre la sequenza sapiente delle immagini esaltava le loro carriere piene
di cose anziche' di parole . "Vuoi uno dei soliti o uno come me?", era la sostanza del messaggio. Ricevuto. Chi si scandalizza per la personalizzazione finge di ignorare che il leader e' la "griffe" indispensabile di un partito. Esempio: per un elettore dei Verdi non puo' essere la stessa cosa affidarsi a un visionario carismatico come Cohn-Bendit (piu' del 9% in Francia) o a un sociologo da salotto come Manconi (meno del 2% in Italia). Destra e sinistra hanno i professionisti migliori: Fini e D'Alema. Avrebbero anche i temi piu' giusti per scaldare i cuori: lavoro, sicurezza, ambiente. Eppure piacciono solo alla classe dirigente, rassicurata dalla loro affidabilita'. Il popolo li sente fiacchi. E preferisce una come Emma. O come Silvio. Folate di vento nella calura.