da IL SOLE 24 ORE, di mercoledi' 16 giugno 1999di Franco Debenedetti
Prodi presiede il "governo" europeo, D'Alema quello del nostro Paese: dovrebbe bastare questa semplice considerazione per concludere che per entrambi i problemi di governo hanno la prevalenza sui problemi di risultati delle elezioni. In Europa come in Italia, i cittadini non credono piu' alle protezioni erette per loro dalle socialdemocrazie continentali, ma vogliono vedere i dividendi della moneta unica e del mercato unico; non vogliono un'Europa che armonizzi e regolamenti, ma un'Europa che valorizzi le differenze e sviluppi le identita'.
In Europa, le cause del successo del Centro-destra sono molteplici e diverse da Paese a Paese. In Italia il fatto piu' sorprendente e' stato, a detta di tutti gli osservatori, il successo di Emma Bonino; la sua "rivoluzione liberale" lungi da essere il "pensiero unico", come vorrebbero quelli che la temono o la osteggiano, e' proprio il suo contrario: e' il modo di adeguarsi a un mondo in cui si sono abbattuti i muri, in cui si sono svelate le ideologie, in cui molte barriere alle attivita' degli individui sono state rimosse.
"Rivoluzione liberale": lo disse anche Massimo D'Alema al congresso di Roma del 1997, ma subito ebbe modo di misurare quali resistenze e pregiudizi vi si opponessero. I Governi del Centro-sinistra hanno ingaggiato battaglie e riportato successi che sarebbe ingiusto non ricordare. Ma a volte su quei principi e su quel programma hanno prevalso le tensioni interne alla coalizione, ci sono stati anche compromessi e ammiccamenti, irrisolutezze e velleita' ideologiche: e poiche' sono questi gli aspetti che hanno prevalso nel giudizio degli elettori, e' a essi che dovrebbe essere dedicata la riflessione post-elettorale. Chi crede che il nostro Paese, piu' degli altri, non aspetti altro che di imboccare risolutamente la strada della rivoluzione liberale per liberare le proprie straordinarie potenzialita', non puo' che augurarsi, al di la' degli interessi di parte, che il Centro-sinistra parta proprio da qui per ridefinire le proprie strategie.
"Governo dei riformisti" si e' detto: ma i riformisti Prodi e D'Alema sono al governo. In Italia con Amato, Bassanini, Bersani, il Governo schiera un'intera squadra di personaggi della cui volonta' riformista neppure l'opposizione puo' dubitare; il successo dei Democratici porta alla ribalta altri personaggi di valore. In qualche modo, l'esito delle elezioni - che ha ridimensionato l'opposizione intransigente, e che ha punito le componenti piu' ideologiche all'interno della coalizione, frange importanti dei popolari e dei verdi - dovrebbe eliminare alcuni ostacoli sulla strada della "rivoluzione liberale". Sarebbe una vera jattura se le competenze che l'Italia ha saputo mettere al Governo del Paese e dell'Europa si disperdessero in dispute personalistiche, se la giusta volonta' di rivincita non si traducesse nella volonta' di usare il tempo di qui alle prossime elezioni politiche per attuare le riforme liberalizzatrici che l'Italia e l'Europa hanno dimostrato di volere.
Il problema della frammentazione esiste, ed e' un problema di investitura, di selezione della guida della coalizione. Ma voler mettere oggi questo problema al primo posto o, peggio, lasciarlo minaccioso sullo sfondo, sarebbe per la coalizione di Centro-sinistra un errore probabilmente fatale: ma sarebbe anche per il Paese un'occasione perduta.