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Conferenza Rivoluzione liberale
Orofino Veronica - 20 giugno 1999
E PER L'INCARICO IN kOSOVO CORSA A DUE CON ASHDOWN

cor sera / A. Bonanni

Bruxelles - Domani il "caso Bonino" passa dalla scena politica nazionale a quella europea. Con il forte sostegno del governo italiano, infatti il nome di Emma Bonino appare tra quelli dei candidati alla nomina di Alto rappresentante delle Nazioni Unite per il Kosovo. In pratica viste le condizioni del "protettorato " internazionale sulla provincia jugoslava, si tratta di un super-governatore che dovrà guidare la transizione del Kosovo verso un regime democratico e multi-etnico.Il compito è di quelli che fanno tremare le vene ai polsi. E tuttavia Emma Bonino ha già dato la propria disponibilità a figurare nella lista dei candidati. Ma la strada per arrivare alla poltrona di governatore del Kosovo è lunga e piena di ostacoli. Innanzitutto l'incarico verrà assegnato dal segretario delle Nazioni Unite, Kofy Annan, dopo essersi consultato sia con i russi sia con gli americani.E' vero che la logica diplomatica vuole che l'incarico tocchi a un europeo, e che quindi spetterà ai ministri degli Esteri dell'Unione , ri

uniti domani a Lussemburgo, indicare una candidatura (che dovrà passare al vaglio di Washington e di Mosca).

Tra i possibili rivali europei, la Bonino dovrà vedersela con Paddy Ashdown era il candidato di Blair anche al posto di rappresentante della politica estera europea, assegnato invece a Solana.

E' comprensibile che stavolta Londra si dia particolarmente da fare per evitare un'altra bocciatura. E comunque, anche dopo un eventuale designazione dai governi europei, resterà da superare l'ostacolo russo e americano. In particolare Mosca potrebbe non aver apprezzato la linea duramente anti-Milosevic che la Bonino ha sempre sostenuto . In ogni modo i tempi di una eventuale nomina ad alto rappresentante dellle Nazioni Unite sono molto stretti. E questo può forse spiegare l'ultimatum di sette giorni concesso dalla Bonino al governo per risolvere il dilemma di una sua eventuale riconferma a commissaria europea. Se l'operazione Kosovo non andasse in porto, infatti, Bonino vuole riaprire con Prodi e D'Alema la spinosa questione di principio: Prima delle elezioni, Bonino si era sentita esclusa da ogni ipotesi di riconferma senza neppure essere stata consultata. Ed evidentemente ha interpretato come un affronto il fatto che Prodi non le avesse chiesto neppure un consiglio su come meglio muoversi nel difficile t

erreno delle istituzioni comunitarie.

Ponendo ora con insistenza la questione di una sua riconferma, forte del risultato politico ottenuto alle elezioni europee, Bonino vuole innanzitutto vedersi riconoscere il pieno diritto di restare nella nuova Commissione per l'ottimo lavoro svolto. Salvo poi riservarsi la possibilità di decidere autonomamente se accettare o meno il reincarico.

Naturalmente questo atteggiamento crea problrmi a D'Alema, Prodi e Berlusconi. Il capo del governo e quello dell'opposizione si erano infatti già accordati per una riconferma di Mario Monti, che avrebbe anche consentito all'Italia di mantenere un portafoglio economico di prestigio, grazie ai meriti acquisiti dal commissario in questi anni.

Inoltre per Prodi, che vuole assicurarsi un ruolo di autentica leadership sul collegio dei commissari, accettare adesso la Bonino dopo le dure polemiche nei suoi confronti e dopo che Pannella ha addirittura sollecitato le sue dimissioni, equivarrebbe a piegarsi a un diktat impostogli da un commissario ancora prima di entrare in servizio. E' dunque facile immaginare perchè il presidente designato dell'Unione si sia dichiarato "felice" dell'ipotesi di una nomina della Bonino in Kosovo.

 
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