(di Piero Ignazi - "Sole 24ore" del 19/06/99)"Le elezioni europee sono "elezioni di second'ordine", elezioni nelle quali non è in gioco la posta più alta, il Governo nazionale. Di conseguenza, il voto si differenzia notevolmente rispetto alle elezioni nazionali; nel 1994, nei dodici Paesi della UE, solo l'80,2% degli elettori aveva riconfermato il voto delle precedenti legislative. Detto questo, è anche vero che sono ben pochi i partiti che, nella storia elettorale italiana, abbiano superato l'8 per cento. Le ragioni del successo della lista Bonino risiedono nella felice combinazione di un'immagine positiva, fattiva, distinta dal panorama "maschile" della politica ed europea, e di una disponibilità a usare il voto come messaggio più che come mandato. La stessa trasversalità del voto alla lista Bonino conferma l'ipotesi ch'esso abbia coagulato la protesta costruttiva di un elettorato critico, disponibile a premiare un accattivante sorriso piuttosto che le facce feroci degli arrabbiati di turno. Ma come sarà utilizzato questo capitale politico? Dipende d
a quale delle immagini del Partito radicale prevarranno.
La prima, quella che lo identifica con chiarezza ancor oggi nell'elettorato, è quella degli anni 70, il partito dei diritti civili. L'irruzione di Pannella nella scena politica all'epoca del referendum sul divorzio (1974) ha portato con sè modalità di azioni politiche e tematiche inedite che hanno inciso in profondità nella società italiana. Queste tematiche non sono più al centro dell'iniziativa politica radicale ma non per questo sono state sconfessate; anzi, la posizione laica espressa dalla Bonino in tema di fecondazione artificiale o di depenalizzazione delle droghe leggere dimostra come vi sia una continuità con il passato. Quest'impostazione libertaria mal si concilia con il progetto berlusconiano di accreditarsi come polo moderato centrista, erede in qualche modo della tradizione cattolica. L'adesione di Forza Italia al Ppe comporta una scelta di campo precisa sul ruolo della famiglia, sull'individualismo, sulla bioetica. E lo stesso vale per il "centro" dell'Ulivo.
Se l'intesa su questo terreno è problematica, più facile è invece l'accordo sulla dimensione economica. Per quanto i temi dell'economia non rientrino nella tradizione radicale, il Pr vi si è concentrato da alcuni anni per attuare un' "autentica rivoluzione liberale" e nel 1996 ha promosso, con l'appoggio della Lega, una serie di referendum (che tuttavia non raggiunsero il quorum). A onta dell'insuccesso precedente, la nuova batteria di richieste referendarie di questi giorni riprende e radicalizza il progetto di "liberare" l'economia. In questo pacchetto, però, oltre a Forza Italia si ritrovano anche i modernizzatori diessini (del resto, lo stesso D'Alema invocò al suo congresso una "rivoluzione liberale").
Infine, la terza immagine è quella del partito delle riforme istituzionali: dalla giustizia al sistema elettorale, dal finanziamento dei partiti al federalismo, il Partito radicale è stato l'antesignano del processo riformatore che si è sviluppato negli ultimi anni. Su questo piano i consensi sono ancora più trasversali perchè si va dall'Elefante di Fini e Segni (e, non a caso, Pannella ha inviato ieri un messaggio di sostegno a Fini) alla Lega, passando per Forza Italia e Ulivo. Di fronte al corteggiamento di questi giorni, i radicali non possono rispondere per molto con lo slogan dell'opposizione alla maggioranza e all'opposizione; dovranno decidere se sostenere il Governo e l'Ulivo corroborandoli con la loro cultura libertaria e liberale e creando un asse privilegiato con i Ds a tutto danno della galassia post-democristiana (e degli stessi democratici, per altri motivi) oppure se riprendere l'intesa cordiale con Berlusconi guadagnando ampi spazi d'intervento ma attenuando il loro coté laico. L'alternativa
, degna delle ambizioni di Pannella, è quella di giocare da soli la partita puntando a un'ulteriore centrifugazione del sistema partitico per riemergere come vero perno centrale del sistema. Che Pannella sia disposto a giocarla è certo, ma non tutti puntano a una strategia d'investimento del capitale così rischiosa.".