Il volontariato con la San Vincenzo, il lavoro in boutique a Milano e New York, gli amori giovanili ascoltando Gianni Morandi: ritratto inedito di una futura leader.
Da Sette del Corriere della Sera (pag. 45-51), giovedì 24 giugno 1999
Di Cesare Fiumi
Si chiamava Tutti gli uomini del Parlamento. E non era propriamente roba da
Oscar, anche se oggi potrebbe diventare un film cult. Lo girò, nel lontano '79, tale Claudio Racca che voleva raccontare la vita quotidiana dei politici dietro le quinte di Montecitorio e Palazzo Madama. Il cast? Guest star da non crederci: la coppia di attori Clemente Mastella ed Emma Bonino. Quelli che a leggere certi commenti post-Europee rappresenterebbero, rispettivamente, "il volto della vecchia politica" e "la faccia nuova della politica". Ché le urne son capaci di tutto: di prepensionarti come pure d'abbassarti l'età parlamentare. In percentuale.
Chissà se all'eurocommissaria Emma è tornato in mente anche quel vecchio film-inchiesta (dove recitavano se stessi pure Trombadori e Biondi) quando s'è lasciata scappare un sorriso per "la faccia nuova" e le è toccato rettificare, divertita, l'anagrafe radicale: "Ma quale nuova, io sto in politica da più di vent'anni". Però i suoi elettori - in maggioranza giovani, secondo lo studio dei flussi del professor Mannheimer - non ne hanno tenuto conto. Il film che avevano davanti agli occhi era un altro: Bonino italiana più influente d'Europa; Bonino tra le donne di Kabul; Bonino che si cala con una corda dall'elicottero degli aiuti; Bonino tra i profughi dello Zaire e quelli del Kosovo; Bonino premiata da l'Economist; Bonino indignata, commossa, esile come un filo. Di ferro. Ecco, sono queste le scene di Bonino, Otto e mezzo (dal dato percentuale raccolto alle elezioni). Tanto che qualche elettore, dopo aver visto spuntare Pannella al suo fianco, la sera del dì di festa, si è stupito e ha come storto il naso: il
pubblico di Bonino, Otto e mezzo aveva rimosso, più o meno inconsciamente, pure il vecchio digiunatore. Sulla locandina solo lei: "Luomo giusto per il Quirinale", secondo lo slogan pseudo-macho del comitato "Emma for President". E la donna giusta per presentare la prima lista autografata al femminile.
"Quante volte glielo abbiamo detto anche noi in questi anni che senza Pannella, forse...". Domenica e Giovanni Bonino, 57 e 50 anni, i fratelli di Emma, sono iscritti al partito radicale, ci mancherebbe, però dicono quello che in tanti pensano. "Solo che Emma da questo orecchio non ci ha mai sentito. Guai a chi le tocca Marco. Avverte una gratitudine nei suoi confronti che non verrà mai meno. Sa cosa rispondeva alle nostre obiezioni? Pannella è l'uomo più onesto che abbia mai incontrato". Però il passo indietro dell'anziano leader stavolta è stato una benedizione. Elettorale. Che ha fatto crescere i rimpianti in quella Bra, città natale della commissaria, che nove anni fa la candidò a sindaco della lista di sinistra. Ricorda Silvio Barbero che partecipò a quel progetto: "Emma si mise a disposizione, da vera braidese. Dimostrò grande competenza e una capacità di mediazione che non immaginavo. Capiva subito i problemi spiccioli della città. Però alla fine la nostra lista fu sconfitta. E io credo che fu per col
pa di Pannella. Si presentò in piazza per il comizio di chiusura: Emma parlò solo cinque minuti, poi cominciò lui che disse tutto e il contrario di tutto. Attaccò il mondo intero. C'era mezza Bra quella sera e fu un vero disastro: alla fine tanta gente se ne andò dicendo, "se la lista è questa, allora io la Bonino non la voto". Pannella scontentò la sinistra e fece scappare i moderati. Non ho mai capito perché Emma stia ancora con lui: vedono la politica in maniera diversa". "Gratitudine", ripeterebbe Domenica Bonino. "Tutto quello che ho imparato, me lo ha insegnato Marco", ripeterebbe la commissaria.
"Ricordo che Emma ci chiese di iscriverci tutti ai radicali. Io non accettai e lei un po' si arrabbiò", spiega Barbero. Invece Bruna Sibille, oggi consigliere dei Ds, si iscrisse: "Avevamo studiato tutte e due dalle suore. Lei alle medie già faceva la corte ai libri del liceo. Emma era una crocerossina della San Vincenzo. Io stavo con le Acli. Facevamo volontariato assieme: raccolta di carte e stracci per il palazzo rosso, che era un vecchio stabile fatiscente dove viveva il sottoproletariato di allora, emigranti da. Sud. Noi portavamo legna, vestiti e il pacco della pasta. E poi tenevamo corsi ai bambini per evitare loro le scuole differenziali". Insomma, a frugare tra i ricordi di famiglia e degli amici, della scuola e dei primi lavori, Emma a far politica ha cominciato molto prima di quel fatidico 16 giugno 1975, quando l'arrestarono per l'aborto. "Mi viene in mente quella volta al liceo. Frequentavamo tutti e due il Gandini, qui a Bra. Erano i primi anni '60 e c'erano due scale per scendere dalle aule:
una per le ragazze e una per i maschi". A Piero Reviglio vien quasi da ridere a ripensarci "però allora era così, le regole erano ferree, le commistioni vietate. Noi maschi al massimo facevamo una bravata quando non c'erano professori in giro e scendevamo di corsa dall'altra parte. La nostra ribellione finiva lì, una goliardata. Emma non avrebbe fatto mai
una cosa simile, per il rispetto che aveva delle regole, però impiantò una discussione con preside e docenti spiegando i motivi per cui le scale dovevano essere miste. Mostrando la bontà del ragionamento e dei vantaggi che ne sarebbero derivati. Emma è sempre stata così: non riuscivi a fregarla. Era capace, quando rincasavamo tardi da un locale, di stare sui libri fino alle cinque di mattina. Interrogati, io prendevo 4 e lei 8. Studiava ma non era una secchiona. E così stava simpatica a tutti". Un po' come accade oggi, quando fa il commissario-stakanov su e giù per le guerre, e non perde un colpo.
"E' inutile negarlo: Emma è una donna competitiva", continua Reviglio. "Lo è sempre stata: se c'è una corsa, vuole arrivare prima. Voglio dire che se chiudono Emma e Tyson in una stanza e ne esce uno solo, esce Emma, stia tranquillo. Come quella volta che decise di mettersi con Beppe. Lei era carina, però Beppe era il bello della scuola e aveva tutte intorno. Be', tanto fece che alla fine riuscì a prenderselo. Questa determinazione assoluta le è rimasta ed è il suo segreto. Emma si commuove, si emoziona, però riesce sempre a razionalizzare".
Eppure, a sentire Domenica, la commissaire emmerdeuse - la commissaria rompiscatole - come la chiamano i francesi, nasce ancora prima. "Dipenderà dal nome, forse. Emma. Lo scelse l'ostetrica. Non era un nome di famiglia come Giovanni, Filippo, Domenica, che continuano a girare tra figli e nipoti. Fatto sta che se papà diceva una cosa per me era legge, per lei no. Tutto era motivo di discussione. A tavola era sempre un "perché questo non dovrei farlo?", "e perché bisogna dire così?". E poi voleva sempre fare tutto lei. Ricordo un saggio alle elementari: era stata scelta con un'altra bambina per recitare una poesia. E la recitò benissimo, senonché, quando l'altra si impappinò, le si piazzò davanti e recitò pure la sua". Un po' come quando Berlusconi la spedì in Europa e lei non s'accontentò delle competenze su "consumatori e problemi della pesca" e pretese di fare il commissario degli aiuti umanitari.
Allora diceva sempre che da grande sarebbe andata a New York. E infatti ci riuscì, dopo la laurea in lingue alla Bocconi, dopo che aveva lasciato Bra. Lavorava da Carrano, una boutique di Milano, che nei primi anni Settanta aprì un negozio in America. Emma riuscì a farsi mandare lì per sei mesi". New York. Che nella biografia della Bonino resta soprattutto la città dove fu arrestata nel '90, assieme a Taradash, mentre distribuiva siringhe per disobbedienza civile. Certo, l'arresto più famoso rimane quello di Bra, nel '75, dopo la sua presa di posizione sull'aborto, il processo di Firenze, la fuga in Francia. Quello fu il suo primo vero spot politico. "Eravamo vicini alle elezioni. Mi telefonano i compagni radicali, allora erano compagni, che chiedono un aiuto. Noi del Pdup di Bra eravamo al 13 per cento, una vera forza politica, e cercammo di dar loro una mano". Il ricordo è di Carlin Petrini, presidente dello Slow Food, ma allora in campo: "Mi dissero: domani Emma rientra in Italia, a Bra, per votare. Dove
te farla arrestare al seggio, così tutti ne parleranno. Mi ricordo che avvertimmo il maresciallo Cosmai, che non ne voleva sapere: "La Bonino vada a farsi arrestare da un'altra parte. Io non ci penso proprio". Poi, in qualche modo l'arresto si organizzò, con tanto di fotografi". E nacque la Bonino, dura e pura, quella col cartello Leone go home, appeso al collo, salvo pentirsi oggi, vent'anni dopo, per quella campagna antipresidente. O la Bonino di Bari '78, congresso radicale, anche lei sull'infida
mezzeria di quella stagione terroristica: "Tra la violenza dello Stato e quella delle Brigate Rosse, noi radicali rappresentiamo la via della non violenza alternativa". O la Bonino che per il reato di bestemmia finisce "discussa" in Corte Costituzionale. O la Bonino dei grandi digiuni pannelliani; menu: caffè nero al mattino, e poi tre bicchieri di latte con un cucchiaino di sale.
Oggi non è che mangi molto di più. Dice Domenica: "Quando viene a casa, uova sode, insalata e un bicchiere di vino. Se non ci sono gli gnocchi della mamma". I leggendari gnocchi di casa Bonino, esportati pure a Bruxelles. "Un giorno Emma ci ha invitati tutti a Bruxelles, per stare una settimana con noi. Be', dopo la prima sera, ci ha salutato perché doveva volare in Islanda e noi lì, a fare gnocchi per tutto l'ufficio. E tornata tre giorni dopo, ma l'abbiamo vista pochissimo: "Scusate ma ho una riunione" , "mi spiace ma farò tardi". Emma è così, è sempre stata così. Anche quando torna a casa, stessa cosa. Arriva a mezzanotte, dopo averci dato appuntamento per la cena. Esige la nostra attenzione, poi tira fuori regali per tutti". Sorride Giovanni: "Regali... E' tutta roba riciclata, doni che riceve e gira a noi. L'ultima volta, foulard per tutti. Emma è pura energia. Sembra non debba scaricarsi mai. E, invece, noi fratelli sappiamo riconoscere dalla voce quando è sfinita. La vita che fa, in fondo, non è così
bella né così semplice. Più volte ha avuto dei crolli, è svenuta anche in aereo". Hanno le loro spie, i fratelli Bonino. Dice Domenica: "Le ripeto, "Emma, se continui così perdi la salute", ma lei ribatte che quella cosa va fatta, perché se no nessun altro la fa. Un giorno mi ha risposto: "ognuno ha il diritto di scegliersi il tipo di morte che vuole". Non mi ha lasciato tranquilla. Adesso però ho più paura dei dossier serbi trovati dai servizi segreti. Dopo lo strano incidente d'auto e l'aggressione che ha subito a Parigi, quando le hanno rubato l'agenda, non siamo per niente sicuri. La scorta è raddoppiata e la fanno viaggiare nell'auto della polizia. E comunque adesso siamo contenti per lei: dopo tante delusioni le Europee sono state una gran soddisfazione. Un po' come quando la cercò D'Alema, attraverso la Digos, ché lei era qui a Bra, per offrirle un ministero".
Perciò festeggeranno alla grande, i Bonino, durante la prossima ammucchiata familiare d'agosto. Appuntamento inderogabile. Dice Giovanni: "Ci troviamo ad Alassio. Beviamo e balliamo tutta la notte. A Emma è sempre piaciuto ballare". Domenica ricorda quando accompagnò la sorella a Premiatissima, dove si esibì in un valzer per guadagnare un passaggio tv ai radicali in Fininvest. Ancora Giovanni: "Cantiamo l'Equipe 84, Celentano e il Morandi di Fatti mandare dalla mamma. Emma a 15 anni aveva un filarino con il figlio di quello che ci forniva il latte. Perciò andava a prenderlo sempre lei e quella canzone era la colonna sonora del suo flirt". Sì, va bene le feste, i balli, le azioni libertarie, ma il senso del dovere della commissaria Emma da dove arriva? "Da nostro padre e dalla sua legge: i doveri vengono prima dei diritti. E poi dal regolamento dei voti scolastici". E cioè? "Se prendevi 6 avevi fatto il tuo dovere, per un 7 ti dava 50 lire, ma dall'8 in su te ne toccavano cento". Otto e mezzo per cento: il vo
to di Emma alle Europee.