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Conferenza Rivoluzione liberale
Partito Radicale Roma - 24 giugno 1999
TUTTI PER UNA
Noi, gli Emma Boys

Da Sette del Corriere della Sera (pag. 51-52), giovedì 24 giugno 1999

Di Luca Telese

C'è una frase che meglio di tutte spiega il successo della Lista Bonino, e - naturalmente - pare che l'abbia detta Marco Pannella: "Siamo un disordine organizzato". Forse è solo una battuta apocrifa, forse è inventata, sicuramente è vera. E basta mettere il naso nella sede del movimento per vedere chi sono i Bonino bovs, su che gambe cammina l'8,5 per cento di voti del commissario Ue. Si può entrare nel mondo radicale armati di curiosità, e ritrovarsi di fronte il sorriso di Antonella Dentamaro, bionda, riccioluta, 33 anni, una laurea in

Psicologia e tre generazioni di militanza sulle spalle, un fisico minuto e una vita riassumibile in 20 parole: "Mio padre tra i fondatori del partito, mia madre militante da sempre, mia nonna pure, mio marito è alla Radio" (radicale, si intende). Antonella guadagna meno di tre milioni, lavora con Sergio Stanzani, segue le questioni internazionali e durante la campagna ha coordinato i famosi spot, che naturalmente "abbiamo realizzato da un'idea di Pannella". Quanto sono costati? "Quasi 5 miliardi, ma pagati tutti di tasca nostra, con la vendita di Radio radicale due".

E i referendum? "Li intuisce Marco, li sistematizza Benedetto, li mettiamo a punto noi". Benedetto è Benedetto Della Vedova: 37 anni, arriva da Sondrio, la mente economica del movimento, quello che fa quadrare utopie e cavilli. Chi parla è Daniele Capezzone, romano, classe 1972, l'ultima testa d'uovo di questa sorta di Bocconi radicale: "Aiuto Benedetto a mettere a punto i quesiti. L'ultimo, ne sono orgoglioso, quello sul finanziamento ai partiti, l'ho steso da solo. La legge non era nemmeno uscita sulla Gazzetta Ufficiale che, in tre ore, avevo fatto tutto".

Vanno tutti veloci, questi ragazzi: "Lavoro 14 ore al giorno", spiega Daniele, "e quasi non me ne accorgo. I miei erano liberali, adesso votano per Emma". Soldi? "Per questi tre mesi di campagna referendaria 2.500.000 al mese. Ma non bisogna fraintendere: lo farei pure gratis".

Marco Cappato, il 27enne coordinatore - l'erede di Francesco Rutelli e Giovanni Negri - una laurea in Economia e un passato da cestista, ha lavorato per il partito fra l'Europa e l'America tre anni, per 6 milioni al mese. Poi è stato investito come leader all'Assemblea dei mille. Tre mesi senza un soldo, e prima che facesse in tempo a venirgli un dubbio si è ritrovato eurodeputato. A New York si appoggiava a casa di Maro Perduca, 33enne, fiorentino, gran ciuffo di capelli, una laurea in letteratura americana. I radicali sono l'unico partito al mondo che ha un rappresentante ufficiale all'Onu. Lui: "Il mio autore preferito è Henry Roth, il mio libro feticcio è Chiamalo sonno, un romanzo di formazione che è anche uno scavo del '900. Potrebbe essere una bella metafora per raccontare il nostro partito. Leggilo e poi ne riparliamo". Anche lui lavora a tempo pieno, durante la campagna elettorale ha tenuto i rapporti con la stampa, è l'unico - scherzano i compagni - che riesce a gestire tre telefonate per volta: "

La battaglia per il tribunale internazionale è un'utopia che si è fatta realtà". Gli danno 4 milioni al mese, e lui, nonostante il costo della vita in Usa se li fa bastare.

Tutti sono stati reclutati alla stessa maniera: un passo dentro e dalla caserma pannelliana non esci più. Ricorda Della Vedova: "Mi sono avvicinato nel '94. Ero assistente alla Cattolica, Marco mi chiese di impegnarmi. Posi due condizioni: non vengo via da Milano, non lascio il mio lavoro. Ovviamente Benedetto ha lasciato il lavoro ed è andato a Roma, dove si è speso notte e dì per il movimento: eurodeputato anche lui - ora - grazie all'effetto Emma. Eurodeputato come Maurizio Turco, 39 anni, di Pulsano, provincia di Taranto. Genitori dc, una gioventù in seminario, una laurea breve in enologia, e 5 anni a Bruxelles come uomo-ovunque (6 milioni al mese) della Bonino: "Radicale dal '79, mi sono formato sulle battaglie antiproibizioniste". Ha un pallino: "L'acqua. La penuria d'acqua tiene insieme la storia del Sud da cui vengo e il mondo che ho visto lavorando con Emma. Sarà la causa della prossima guerra". Ai pannelliani visionari si accostano sempre quelli con i piedi per terra. Per esempio Roberto Iezzi, 35

anni, da Monterotondo (Roma). Nell'82 si affacciava nella storica sede di Largo Argentina, nell'85 a Radioradicale, 12 mesi dopo (22 anni) già vicedirettore. Adesso è- contemporaneamente - corrispondente dalla Camera, capoufficio stampa del movimento, responsabile relazioni esterne delle Camere Penali, consulente di immagine - per amicizia o per denaro - di una ventina di deputati (di tutti i poli). In America lo definirebbero "spin doctor" e sarebbe già miliardario. In Italia ha lavorato dieci anni da giornalista senza che nessuno gli desse un teserino. Conosce ogni angolo di Montecitorio. Aplomb britannico, occhiale tondo, voce imperturbabile riassume i pregi e difetti di tutti i Bonino boys in una frase: "Essere radicali è un modo di pensare: nel bene o nel male, lo saremo per sempre".

 
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