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Conferenza Rivoluzione liberale
Radio Radicale Antonio - 25 giugno 1999
Lavoro
Se Grippo o Vernaglione hanno l'umiltà, la forza, la pazienza, la passione e la capacità adatta e occorrente per un lavoro da 4 milioni mese, dal lunedì alla domenica per dieci ore il giorno (quando sette e quando tredici ore) senza assicurazioni, né garanzie, né tredicesime, né ferie pagate ma al netto e con ritenuta d'acconto del 20% pagate a parte (così come le competenze Inps di legge), allora credo ci possa essere un lavoro "radicale" disponibile.

Questo tempo ha imbrigliato il lavoro ma non la creatività e la tenacia di molti, molti altri sono stati costretti, deportati, ricattati e resi schiavi dalla mancanza di lavoro, di libertà del lavoro e nel lavoro.

L'ostinato anelito creativo e della conoscenza e della libertà di cambiare, di mutare, di sostituire, di dividere, di perdere e di vincere, è stato cancellato da vincoli estremi ed assurdi.

Senza regole o iperregolamentati, in balia dei furbi e dei bari, degli ipocriti e degli idioti dappertutto e della sindacatocrazia opportunista, delinquente, arrogante: Le burocrazie dei poteri concertanti ad ogni livello, dalle pulci al manager pubblico che ha vinto il principio di equiparazione.

E' nulla il dramma dell'indissolubilità del matrimonio in confronto a quello del lavoro a vita senza rischi, e misero, e impunito, e senza merito, avvilente per i tanti, che pur giusti e al loro posto, e funzionali, e utili, sono prevaricati dai disonesti, imbroglioni e mafiosi che sanno stare al gioco del saccheggio e non tollerano figure solerti e corrette, scassaballe e posizioni non conformi alla legge del potere costituito.

Io, nella mia vita, non ho mai conosciuto una classe dirigente che fosse Rai, o ministeriale, o gigante metalmeccanico o delle costruzioni e degli appalti, o del commercio e dell'impresa assistita, che non fosse corrotto e corruttore disposto ad usare frange di malavita per minacciare incontri di schiaffoni o rubare in casa o quant'altro occorrente al mantenimento di uno status.

Con questo cancro ci si misura nel mondo del lavoro.

Colpevole di tutto questo è il sindacato unito dei lavoratori italiano, che beota, si ritiene soddisfatto, nella propria azione e specificità sociale, di avere capacità contrattuale e di vincere sul piano sostanziale della difesa dei privilegi acquisiti per un'ampia base sociale, sufficiente a garantire la propria ragione di essere, così garantendo invece il regime affinché potesse calcolare con precisione l'equilibrio e la tollerabilità sociale, nonché favorendo l'acquisizione di una cultura dell'opportunismo e del ricatto e di una miriade conseguente di commerci e attività illecite.

Tutti sanno tutto: purtroppo lo scontro è sociale.

C'è solo, ostinatamente, da aprirsi le opportunità e cavalcare le rivoluzioni in atto per affermare principi minimi ma invalicabili di garanzie e protezioni in un contesto di massima flessibilità del mercato del lavoro: probabilmente l'idea di costituire un sindacato, al quale chiedere l'adesione di quanti più lavoratori dipendenti possibile, che riaffermi i principi di garanzia liberale è cosa opportuna e giusta da fare politicamente in questa fase non senza rischi.

E ovvio, infine, che per lavoro radicale, certamente non intendo quello dal lunedì alla domenica per dieci ore il giorno senza....etc..etc. - Intendo, semmai, quello libero, per obiettivi, con mesi di vacanza e ricerca e meditazione, un lavoro da dividere con qualcuno, per tre o quattro giorni la settimana, per un monte ore predeterminato ed autogestito ove possibile, con contratti a termine e rinnovabili di uno, tre o cinque anni o dieci anni, comunque rinegoziabili di anno in anno individualmente.

La legge garantisca, il sindacato sia cultura e servizio, non potere, al resto ci voglio pensare io: questo dice chi è libero; ed io credo che la maggior parte dei lavoratori, dipendenti e ricattati dai sindacati come in una setta dalla quale non si può uscire, abbia volontà di perdere qualche illusoria garanzia per conquistare libertà a se stessi e ai propri intorni e cari.

 
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