interesse che "Repubblica" negli ultimi tempi ha manifestato nei confronti del soggetto radicale, ha forse spinto Pannella e/o Bonino ad un'apertura di credito tradottasi nell'inserimento di Scalfari fra i padri culturali del radicalismo. Personalmente disprezzo Scalfari tanto quanto lui disprezza noi, non gli riconosco nessuna autorità intellettuale, non lo considero un esponente del liberalismo che piace a me, bensì un furbo e arrogante interprete di una tradizione brutalmente elitaria, corresponsabile di quella indecente operazione culturale e semantica che è stata la rapina del termine liberale, per offrirlo in ostaggio ai "liberal".Più in generale, posso capire sul piano dialettico e (nobilmente) propagandistico il costante richiamo a figure del passato, tuttavia non mi convince appieno. Il riferimento a personalità come Rossi, Pannunzio, La Malfa ecc., che in quel contesto storico hanno probabilmente rappresentato istanze di innovazione e di modernizzazione, rischia di opacizzare alcune posizioni che oggi necessitano di grande nettezza. La grande intuizione di Pannella a mio avviso è avvenuta nel 1993, quando, contrastando il senso comune e il "politicamente corretto", assunse la libertà economica come una componente importante della libertà tout court, sempre intesa "ex negativo", secondo la tradizione liberale e libertaria. Della coerenza di tale operazione vi era allora consapevolezza solo in poche avanguardie del pensiero libertario di matrice anglosassone, mentre la vulgata politico-culturale prevalente continuava a riproporre la vecchia coppia interpretativa "mercato associato a valori tradizionali" da una parte contro "libe
rtà civili più istanze redistributive" dall'altra. Ritengo dunque non azzardato affermare che le personalità di riferimento debbano essere quelle che hanno dato vita a questo nuovo e originale mix, cioè Pannella stesso (e lo dice uno che non apprezza molto il culto della personalità o le certezze di infallibilità che una certa militanza radicale coltiva nei confronti di Marco) e i dirigenti che hanno condiviso e condividono quell'operazione. A rischio di apparire presuntuosi, si rivendichi pienamente la primazia su quell'orizzonte politico-culturale che si è riusciti ad aprire in Italia. Secondo me, fra dieci-quindici anni, quando la giustapposizione mercato - libertà civili, oggi ancora spiazzante, sarà stata introiettata da settori via via più larghi dell'opinione pubblica, ci si renderà conto ancora di più dell'importanza e del valore di quell'intuizione.