Avevo un grosso buco nero, nella mia memoria. Ringrazio dunque Luciana Castellina, che con il suo articolo "La resistibile ascesa di una radicale comune" sul Manifesto del 4 luglio, l'ha colmato. In effetti è come scrive Castellina: bisogna correggere l'idea che sia stato un referendum radicale a introdurre l'aborto in Italia. Fu invece una legge del Parlamento, "imposta da un movimnto delle donne ormai diventato imponente, e a cui Emma Bonino non partecipò mai".
E' così. Ora mi viene in mente tutta quella stagione, d'improvviso.
Il 26 gennaio 1975, sul palco del teatro Adriano di Roma, non venne arrestata la militante radicale Adele Faccio. No, fu un abbaglio.
Dieci giorni prima i carabinieri su ordine della procura della Repubblica di Firenze e istigazione del settimanale Il Candido di Giorgio Pisanò, avevano fatto irruzione in una clinica del Centro Informazioni Sterilizzazione e Aborto (CISA), arrestando il dottor Giorgio Conciani, che non era iscritto, come si crede, al Partito Radicale; e neppure è vero che a Roma venne arrestato l'allora segretario radicale Gianfranco Spadaccia.
Naturalmente è un'impostura che a Bra sia stata arrestata per procurato aborto Emma Bonino, quelle fotografie che la ritraggono tra i carabinieri, sono il risultato di una raffinata manipolazione; infine è falso, apocrifo, il documento pubblicato dal quotidiano radicale Liberazione il 16 settembre 1973, con i nomi di un centinaio tra donne e uomini radicali che si autodenunciavano per aborto e procurato aborto. Si autodenunciarono - vado a memoria - Emilia Mancuso, Liliana Ingargiola, Matilde Maciocia, Brunella Chillotti, Wanda Raheli, Elena Minnella, Fausta Mancini La Penna, Lily Marx, Daniela Proietti, Adele Cambria, Giovanna Zincone, Giulia Massari, Adele Faccio e tra i "maschietti" - sempre a memoria - Marco Pannella, Angiolo Bandinelli, Mauro Mellini, Lucio Manisco, Aloisio e Giuliano Rendi, Piergiorgio Maoloni, Gianfranco Spadaccia, Enzo Zeno, Angelo Pezzana, Dino Bonzano, Peppino Calderisi Un'invenzione.
"Aborto:siamo tutti colpevoli", si intitolava quel cdocumento. Per averlo firmato ho sognato di essere stato convocato dai carabinieri di Ravenna; e null'altro che visione l'istruttoria messa in piedi dalla procura della Repubblica di Bologna, finita chissà come, ma che comunque mi fece perdere un po' di tempo.
Naturalmente un'invenzione le firme raccolte per un referendum abrogativo delle leggi che punivano la donna, costringendola ad abortire facendo ricorso a mammane e cucchiai d'oro. Sull'onda di quegli arresti, pensavo; e con l'aiuto di socialisti e di un settimanale che era molto diverso da quello di oggi, l'Espresso. Ora che ci penso: era davvero il 5 febbraio del 1975 quando il Partito Radicale e il Movimento di Liberazione della Donna che ai radicali era federato, presentarono in Cassazione la richiesta del referendum abrogativo per gli articoli 546,547,548,551, 552 del codice penale che punivano l'aborto? E le settecentomila firme raccolte, in realtà cos'erano?
E cosa costrinse il Parlamento a "comprendere" che si doveva fare qualcosa e si cominciò così a discutere di aborto: la legge presentata dal parlamentare socialista e radicale Loris Fortuna; e poi via via, quelle che presentarono PSDI,PCI,PRI,PLI,DC?
Ha proprio ragione Luciana Castellina: Emma Bonino, i radicali non c'entrano nulla con questa storia; sono abusivi, impostori, usurpatori