("La Stampa" del 7/7/99, prima pagina dello sport)"Roma - Sergio D'Antoni, 53 anni, da otto segretario generale della Cisl. Due mesi fa ha deciso di diventare presidente della squadra di basket di Roma che si dimenava nell'ombelico della classifica. E, come per magia, sono arrivati nell'ordine: Iuzzolino da Verona, Williams da Treviso, De Pol da Milano-Varese (per l'azzurro domani la presentazione ufficiale, 5 anni di contratto per 7 miliardi complessivi di ingaggio).
D) D'Antoni, Roma colpita da improvviso benessere?
R) Sinergie col calcio, semplice. Nelle grandi metropoli, Roma, ma anche Torino e Milano, o ci si allea con il football o questo ti toglie ogni potenzialità economica. Non c'è alternativa. Ho chiesto ai padroni di Roma e Lazio di darmi una mano. Hanno accettato attraverso l'escamotage dei diritti televisivi (anche il basket, cioè, è entrato nella società che gestisce la pay-per-view, ndr). Devo ammetterlo, è stato un mezzo miracolo. Ma se il movimento sportivo si allarga in una grande città ci guadagnano tutti, imprenditori, sponsor e tifosi.
D) E se il basket italiano ha le metropoli ci sono più soldi, più audience e più mercato.
R) Se il campionato è solo Bologna1 contro Bologna2, o Varese contro Treviso, beh, definirlo nazionale è faticoso. Roma non poteva mancare e ho utilizzato passione e conoscenze per questo scopo.
D) La squadra sembra essere molto competitiva.
R) Sono le due bolognesi sulla carta sembrano migliori, ma ce la giocheremo alla pari anche con loro. L'obiettivo è di riportare il pubblico al Palaeur, il mio compito sarà raggiunto quando vedrò 15 mila persone stipate come sardine dentro il Palazzo dello sport. Pre fare questo ci voleva una squadra che suscitasse emozioni bollenti.
D) E il Giubileo alle porte vi ha dato una mano
R) A Roma si sta vivendo un momento di spinta complessiva. Ci sono condizioni molto favorevoli: sponsor, soldi, interessi. E' fondamentale avere progetti seri. Co il Giubileo c'è un'attenzione mondiale sulla città, diventa un elemento in più per incentivare componenti economico-finanziarie.
D) Ma un sindacalista celebre che dà un miliardo all'anno a un giocatore di basket italiano non è un controsenso?
R) Solo in apparenza. non c'è dubbio che il movimento rischi di prendere i difetti del calcio senza averne gli introiti. Quando tratto da sindacalista parlo di lordo, nello sport professionista le tasse sono a carico del datore di lavoro. Bisogna mettere tetti salariali, ci vogliono più controlli. Però troviamo accordi, non facciamo leggi, le leggi irrigidiscono tutto. Voglio dire: apriamo un tavolo di trattativa con i giocatori italiani, magari offrendo loro al garanzia di utilizzare un numero limitato di giocatori comunitario.
D) dopodiché ...
R) Dopodiché se voglio essere competitivo devo offrire cifre competitive. Per togliere De Pol al Real Madrid ho dovuto dagli oltre un miliardo l'anno. Cerco di offrire quello che è indispensabile per battere la concorrenza. E il cerchio si chiude: Se voglio gli sponsor devo avere una squadra forte, se voglio una squadra forte devo prendere i giocatori, per prendere i giocatori ci vogliono i soldi, per i soldi occorrono gli sponsor. L'importante è avere un budget e il bilancio in pareggio.
D) e poi?
R) Sinergie forti con il calcio, ripeto. Totti e Nesta con la maglia da basket. E ancora: Iuzzolino e friends nelle scuole. E giocare in un punto della città vicino allo stadio per facilitare il travaso.
D) Tipo?
R) Il centrale del foro Italico. Serve due settimane l'anno al tennis e poi resta chiuso. Una copertura e oplà, 8- 9 mila posti disponibili. L'unico scoglio è la sovrintendenza che rompe l'anima.
D)Firmerebbe il secondo posto fra un anno?
R) Neppure per sogno. Scudetto, arriviamo!