Bonino, la bibita che piace a tutti INCLUDEPICTURE d "/panorama/img/none.gif" Di Giulianno FerraraA Berlusconi dicevano che il suo partito era costruito e reclamizzato come un prodotto. Adesso è lui a permettersi il lusso di indicare i fenomeni di marketing della politica. INCLUDEPICTURE d "/panorama/img/none.gif" Per colmo d'ironia, Silvio Berlusconi si è tolto lo sfizio di parlare di Emma Bonino come di un 'fenomeno di marketing'. Al leader dell'opposizione, fondatore della tv commerciale o libera in Italia, e re incontrastato del mercato pubblicitario, è sempre stato rimproverato il suo genio del marketing applicato alla politica, con la mania dei sondaggi, il culto dell'immagine, la leadership personale, l'invadenza sui media in nome della share of voice (tot presenze, tot fatturato politico). E ora, saldamente insediato, e con gusto, nel mercato politico, padrone dell'opposizione in nome del popolarismo europeo, capo in ascesa elettorale di un potenziale governo alternativo, liberista e antifiscale, Berlusconi fase due ritorce contro l'outsider Bonino l'ipotesi di un'avventura effimera, cos
truita dagli uffici stampa e dagli spot, fondata sull'immagine personale e basta. Geniale, divertente e di grande consolazione in un'estate politica in cui predomina la routine del business as usual (scioperi nei trasporti, dibattito sulle pensioni). Oltretutto, offrendo alla Bonino di battersi per il seggio di Romano Prodi con il Polo, Berlusconi ha inserito un paradosso nel paradosso: il re del marketing, divenuto leader a tutto tondo nella politica più sofisticata del mondo (quella italiana), chiede all'outsider Bonino, che si è imposta come un prodotto stagionale di moda, di imbarcarsi con lui e gli offre una solida legittimazione, un'alleanza con qualche vera radice. Bonino in effetti è un fenomeno di marketing, mentre Berlusconi evidentemente non lo era, ma il tutto va inteso in un senso molto curioso e non banale. Il trasversalismo dei radicali non è il ritrovato del momento, è un fatto storico, data da decenni, si muove da sempre all'ombra dello spirito libertario del loro amato guru, Marco Panne
lla, fondatore e decostruttore di mille trans-partiti trans-nazionali, trans-classisti, trans-culturali, trans-sessuali e naturalmente trasversali. I radicali sono oggetto di un continuo fenomeno di reiezione e predilezione da parte di settori minoritari ma influenti della società italiana, e qualche volta imbroccano la grande corrente maggioritaria nella loro tattica referendaria. Hanno anche una dimensione europea, non a chiacchiere, premiata nelle recenti elezioni nel modo clamoroso che s'è visto. L'elemento di marketing nel fenomeno Bonino si dimostra con poche osservazioni. Come una bibita riuscita, Bonino piace a tutti. La sinistra la corteggia nonostante il suo liberismo. Lei è antisindacale, promuove battaglie inconciliabili con la cultura della sinistra postcomunista e cattolico-solidarista, ma la coalizione di governo la cerca e la vorrebbe con sè. Così anche il centrodestra. Vogliono sposarla anche se sanno che lei è per il libero amore, l'aborto, il divorzio, la libertà delle droghe leggere e c
hissà quante altre diavolerie libertarie. Tonino Di Pietro le fa il filo pure lui; lui che voleva 'strappare gli attributi' agli extracomunitari rei di stupro (e solo a loro) adora l'attivista di un mondo multietnico, la protettrice degli immigranti, la frullatrice delle razze e delle culture, la garantista. Verrebbe il sospetto che Emma non sia così liberista come si pensa, nè tanto libertaria o garantista come dice la sua storia, se tutta questa bella gente si riconosce in qualche modo in lei senza temere di contraddirsi. Oppure, ecco il punto, le bandiere di Emma sono percepite, magari con la sua sottile complicità, come marchi di fabbrica di un prodotto che ciascuno può usare a suo gusto. Questo, appunto, sarebbe il fenomeno di marketing. Con Berlusconi è dall'inizio tutta un'altra storia, e chissà che adesso anche il caro professor Giovanni Sartori non sia in grado di raccapezzarcisi un po' meglio. Partito-azienda, spot e altre amenità massmediologiche non hanno mai nascosto l'essenza politica del fen
omeno Berlusconi. Berlusconi piace a molti, a moltissimi, ma se Dio vuole non a tutti. Anzi, ha introdotto nella politica italiana del maggioritario, nei fatti, la regola secondo cui il nemico del mio nemico è mio amico, e viceversa. Il Berlusconi televisivo univa trasversalmente in nome dei suoi inserzionisti, il Berlusconi politico ha diviso con impersonale sapienza un sistema istituzionale che aveva e ha bisogno fisiologico di ricambio. Sul fatto che ce la potesse fare, anche i suoi amici coltivavano qualche dubbio. Ma sulla direzione di marcia di quel fenomeno, sul suo carattere riformatore e anche rivoluzionario, dubbi non erano possibili. A Berlusconi dicevano che il suo partito, il suo programma e il suo stile personale erano fenomeni di marketing aziendale; ma glielo dicevano coloro che erano stati chiamati da lui stesso al combattimento politico, per la prima volta senza compromessi e mediazioni consociative. Cinque anni dopo la sua entrata in politica, si vede meglio come stavano le cose. E il Cava
liere si permette il lusso di indicare lui, con il sorriso sulle labbra, i fenomeni di marketing della politica italiana.