>, e' fatto bene: solo che l'azienda italiana di Stato lo ha relegato attorno alle 23.30, quasi si vergognassero della scelta fatta. Cosi' come si sono vergognati quando hanno mandato in onda il Macbeth alle 20! Invece se si incassano 2.500 miliardi di canone qualche obbligo lo si deve pur avere. A meno che Zaccaria e Celli non pensino di andare avanti spacciando la fiction per servizio pubblico.D. Immagino che lei conosca la replica Rai a queste sue affermazioni. "Mediaset vorrebbe che noi mandassimo in onda il maestro Manzi in modo da aver loro il monopolio del varieta' e dell'intrattenimento".
R.Rispondo che non ho nostalgia di una televisione pedagogica che negli anni Sessanta puo' comunque aver svolto un ruolo. Parlo di programmi come Tv7, come mai il servizio pubblico non li fa piu'? E da quanto tempo non mandano in onda Shakespeare? La verita' e' che nella concezione di servizio pubblico della dirigenza di viale Mazzini ci rientrano anche < In bocca al lupo> o la lotteria del sabato sera .
D. Messa cosi' rischia di diventare un dibattito tra sordi. Come si puo' invece fare un passo in avanti?
R. Ci sono due strade. La prima piu' immediata e' quella di tassarci, sia noi sia la Rai, in termini di spazio. Devolvere alla cultura una parte del tempo di programmazione. Ci vuole un patto tra gentiluomini e si puo' tranquillamente fare. Se ci guardiamo negli occhi sappiamo benissimo cosa e' cultura e cosa non lo e'. Pero' per uscire invece dall'episodicita' ci vuole piu' coraggio...
D. Che significa in concreto?
R. Che andrebbe messo all'asta il servizio pubblico. Anche
per generi. Si potrebbero assegnare ciascuna tranche attraverso una normale asta alla quale i concorrenti partecipano offrendo ore e prodotti.
D. E lo Stato cosa fa? Assegna quote di canone in proporzione agli impegni di servizio pubblico assunti da ciascun concorrente?
R. Quella di cui sto parlando e' una provocazione. I termini tecnici della sua attuazione ovviamente andrebbero studiati attentamente. In questa sede voglio sottolineare come anche un gruppo privato possa candidarsi a svolgere servizio pubblico regolando la sua prestazione con un contratto.
D. Da una provocazione all'altra. McChesney propone di istituire una tassa sulla pubblicita'...
R. Si e' fatto tanto perche' le imposte indirette diminuissero e adesso ne vogliamo introdurre un'altra? Una tassa sulla pubblicita' diventerebbe , e' inevitabile, una tassa sui consumi pagata dai consumatori con rischi inflazionistici . Piuttosto non dimentichiamoci che la tv commerciale ha consentito ad aziende medio-piccole che non trovavano spazi sulla Rai per potere fare spot, innescando cosi' un circolo virtuoso che ha portato lavoro e investimenti. Poi la pubblicita' da semplice promozione ha sempre di piu' aumentato I suoi contenuti informativi e il proprio livello qualitativo, tanto che oggi e' sia un servizio per I consumatori che devono scegliere sia una scuola per nuovi talenti televisivi.