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Conferenza Rivoluzione liberale
Radio Radicale Antonio - 24 luglio 1999
Referendum sulla Disciplina dei licenziamenti: Per abrogare, fermo restando il risarcimento patrimoniale, l'obbligo di riassunzione del lavoratore licenziato, vincolo disincentivante alla creazione di nuovi posti di lavoro nelle piccole imprese.

Tutto ciò è già previsto per le imprese fino a 15 dipendenti ed è già possibile impugnare il provvedimento di licenziamento, che comunque deve essere motivato per giusta causa o motivo; il giudice può sentenziare il riconoscimento di un danno patrimoniale ma non l'obbligo di riassunzione, se nel caso di azienda fino a 15 dipendenti.

Ebbene, è evidente che non si va alla deregulation o verso licenziamenti selvaggi e indiscriminati. Si assicura il principio della possibilità di divorzio tra azienda e dipendente (fermo restando il danno patrimoniale, le assicurazioni sociali e/o le previdenze di servizio che una struttura come quella del sindacato può organizzare a tutela vera del lavoratore).

Quindi non sta accadendo niente ai "deboli", anzi gli si offre la possibilità di godersi sei mesi di vacanza pagata oltre alle provvidenze di fine rapporto, eccetera, ed un mercato del lavoro liberato che consentirebbe a decine di migliaia di aziende di strutturarsi più agevolmente con 20 o 100 dipendenti e, ai lavoratori, di trovare più agevolmente occupazione. Se poi un "debole" finisce per non trovarne altro di lavoro, sarà perchè 100 deboli - magari emarginati dai furbi di pochi scrupoli che popolano i vari comitati sindacali d'azienda (che pure tanti bei servizi al lavoratore potrebbero fare se si occupassero veramente di tutela e qualità) - non lo saranno più.

In questo sindacato ci sono le cosche, c'è delinquenza organizzata che traffica in nero merci e lavoro.

Non si vuole stravolgere granché, mi sembra, con l'abrogazione di una norma che libera il lavoratore prima ancora dell'azienda da lacci e lacciuoli imposti dalle cosche sindacali, per una tutela che poi in fondo non esiste, perché schiaccia le retribuzioni che in certi momenti, in una economia di rapporto flessibile, potrebbero essere doppie e consentire di guadagnare in un anno per due.

L'istituzione sindacale governa i grandi numeri e opera per la società democraticamente? Il sindacato è una sorta di missione, certamente è un servizio, si diano da fare quella massa di pelandroni furbastri e nullafacenti piuttosto che continuare ad ingannare i lavoratori e truffare lo spirito principe del lavoro.

E' evidente che la sindacatocrazia è preoccupata non del rischio licenziamenti selvaggi, ma piuttosto dai referendum che chiedono l'abolizione del finanziamento pubblico dei patronati e le trattenute alla fonte (si badi, esclusivamente) effettuate dall'Inps e dall'Inail a favore delle associazioni sindacali e di categoria.

Mai, ci sono state tante persone deboli e disperate in giro, ma di quale difesa dei deboli parla Cofferati? Quel che si difende è il popolo di imbecilli della famiglia dell'impiegato medio con tre televisori, tre telefoni cellulari, tre autovetture, una play station, due congelatori, decoder per il calcio e una gran predisposizione a fregare l'altro, foss'anche compagno o collega (meglio se è lo Stato), alla prima occasione.

La cultura sindacale non esiste, si tratta di una pura politica di mantenimento della posizione e del gioco dei rapporti di forza finalizzato alla spartizione di potere; l'interesse comune, che pure è la principale specificità di un sindacato democratico, non esiste.

Per ciò che attiene al valore "di una politica", non solo questi referendum probabilmente garantiranno l'intera legislatura, quindi la finanziaria del 2000 e le elezioni democratiche infine, ma, guarda caso, hanno stretto Berlusconi in un angolo tanto da renderlo perdente (nel suo personale divenire) sia nel caso di appoggio ai referendum, sia nel caso contrario.

Quanto poi al resto della politica radicale, si da' il caso che c'è un Tribunale Penale Internazionale Permanente istituito che stringe nell'angolo anche i padroni del mondo, gli Stati Uniti, si da' anche il caso che ci sia una politica per gli Stati Uniti d'Europa subito, necessaria al mondo intero, e poi una politica per l'abolizione della pena di morte nel mondo e per una giustizia giusta, non velleitarie, ma fondamentali per l'esistenza concreta e civile del pianeta.

 
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