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Conferenza Rivoluzione liberale
Radio Radicale Antonio - 25 luglio 1999
Mi spiace tediare in conferenza con questa banale conversazione, prometto che questo, almeno per mio conto, è l'ultimo atto, tanto più che tu, Candali, rivolgevi l'invito per la "conversazione" alla Poretti mentre a me sollecitavi "un po' di serietà".

Vedo che leggi i passaggi marginali mentre della sostanza non appare - dai tuoi commenti infantili, ma che pure sono osservazioni di popolo di cui si deve tenere conto - alcunché.

Conosco le reali esigenze della gente, specialmente di quella povera e con poche possibilità e speranze, sicuramente al contrario di te che hai di certo invece ed evidentemente strumenti ed agi, ma ti fai paladino non richiesto di istanze importanti che sono alla base della convivenza civile e democratica di un paese: La protezione sociale, l'istruzione, la sanità funzionante e rispettosa della vita, il diritto e la giustizia, le opportunità di lavoro, di crescita e sviluppo.

Sono cresciuto in una borgata della Roma pasoliniana; sono diventato "intelligente" con le lotte studentesche dei primi anni '70, passando da una riunione congiunta di anarchici e potere operaio, nella quale veniva deliberata la lotta armata, al Partito Radicale in coscienza politica per prendere atto del mio essere piccolo borghese con l'imprinting cattolico e dunque girare la boa dei vent'anni con l'esigenza del lavoro.

Entrai, in virtù della mia qualifica di profugo, nella Sielte-Ericsson dove ancora c'erano picchetti di barbuti con l'eschimo e i cortei nei corridoi di una azienda con migliaia di dipendenti: vi partecipavo ed aderivo agli scioperi e specialmente alle assemblee d'azienda con Franco Piperno ed altri leader della estrema. Sicuramente un paio di importanti temi erano condivisibili in quella lotta, ma centrali, erano quattro stupidate, la demagogica politica di adeguamento salariale e soprattutto lo strapotere di pochi del Pci che guardavano bene di dividere con estremisti violenti che con la politica sindacale c'entravano poco mentre con il codice penale parecchio.

Tutti erano iscritti al sindacato, il fantozzi dell'ufficio del personale pure, il dirigente pure, al nuovo entrato si faceva obbligo: Io non volli iscrivermi e cedere quelle che erano allora mille o duemila lire dello stipendio quale quota/tangente.

Ciò nonostante, essendo io impegnato politicamente, filò tutto liscio ma, ripeto, ero il solo non iscritto, ne' era pensabile ci potesse essere ragione economica ma solo politica: bisognava occuparsi dei disoccupati e della qualità del lavoro. Sin da allora però, con lo statuto dei lavoratori appena fatto, si rincorreva la politica del potere e il lavoratore moriva di noia e frustrazione senza potere avere uno scatto di merito, una promozione: quello era il posto di lavoro fino alla pensione che, integrata dai traffici e commerci illeciti che già da allora si facevano negli uffici, avrebbe garantito una felice e serena vecchiaia (salvo la moria di prossimi alla pensione, in altissima percentuale, che si verificava).

I miei amici, dapprima tutti disoccupati, man mano trovavano la strada.

Ricordo chi con i democristiani si impiegava in banca, chi con il Pci nel corpo dei vigili urbani, chi con i socialisti addirittura diventava responsabile di un centro vacanze dell'Eni, chi continuava a cercare la raccomandazione che con mia grande sorpresa dispensava anche il Pci.

Chi, perché artista od orgoglioso ed onesto di principio, finiva per morire al primo buco su una panchina dell'eroina terroristica di quegli anni che doveva dare alle prime pagine dei giornali almeno sette-otto vittime in un giorno; chi fu disponibile a trafficare nell'imprenditoria malavitosa che ebbe poi il successo degli anni ottanta e dei nostri giorni in tutti i rivoli della economia nazionale ufficiale.

Dopo tre anni, nel 1980, i giornali parlavano del problema generazionale legato al sistema pensionistico, della necessità della riqualificazione professionale di un mare di lavoratori, del problema degli esuberi....Insomma mi ero rotto le palle, chiesi il part-time per finire gli studi universitari e per poter fare teatro e/o cogliere l'interesse del tempo.

Non esisteva il part-time, non era previsto (così come non lo è ancora oggi), ma mi ero iscritto ad un'accademia d'arte drammatica e guarda caso mi ero anche innamorato, non potevo tornare indietro. Chiesi allora, poiché sentivo parlare di dimissioni incentivate, di scivolare fuori.

Sei mesi di stipendio pagato contro le mie dimissioni: Ok!

Credo di aver aperto in Italia il fenomeno. Pochi mesi dopo me, centinaia di lavoratori di quella Azienda e migliaia in tutta Italia fuoriuscirono con trattative protette dai sindacati con centinaia di milioni dell'epoca di incentivo.

Protestai ufficialmente con l'Azienda, le segreterie sindacali nazionali e per conoscenza ai giornali e alla Presidenza della Repubblica. Ma la truffa nei miei confonti e la vendetta a un non iscritto al sindacato si era compiuta.

Caro Candali, puoi ora immaginare cosa ho potuto vedere in giro e cosa si può patire se si è onesti e si ha coscienza politica del giusto. Poi io per peggiorarmi le cose, anche senza militare attivamente, dicevo a tutti che ero radicale e le porte si serravano ulteriormente.

Capivo sempre di più e vedevo un cancro che si diffondeva fin dentro le coscienze e le famiglie: Il tessuto sociale non esisteva più, tutto era imbrigliato e si confrontava sul piano politico-democratico ancora in piedi emarginando per sempre tutti gli altri, i liberi innanzitutto, i disoccupati, il desiderio di libera impresa.

Ho tentato di fare il giornalista, dopo aver pagato una delle poche scuole allora esistenti per tre anni, ma non c'era possibilità di accesso: per diventare giornalista dovevi avere un contratto di praticantato ecc...la Rai non faceva concorsi da decenni, le redazioni aprivano a quelli con la tessera del pentapartito e di un radicale, dio ce ne scampi e liberi.

Non c'è più niente da fare, hai trent'anni e la tua famiglia si rende disponibile ad ipotecare i risparmi di una vita perché tu imprenda qualcosa.

E qui caro Candali, c'è la più grande truffa del secolo, delle banche, delle tassazioni di Stato solo per dirgli che vuoi iniziare (pazzesche), degli operatori truffaldini in un mercato che ti appariva sempre più truffaldino, anzi che ti accoglieva e scambiava con te solo se aveva la garanzia del tuo essere "sporco" come operatore, altrimenti non eri compatibile.

Ciò nonostante ho avuto fortuna perché operavo nel mondo dell'Arte commerciale e da investimento. Nessuno può conoscere come me, in quanto operatore critico e osservatore con coscienza politica, l'Italia di tangentopoli e del reato diffuso a tutti i livelli.

Ancora oggi puoi vedere la rete di videogiochi d'azzardo sfacciata in ogni pubblico locale, per dire dell'evidenza che il cittadino non si sogna nemmeno di denunciare.

Naturalmente la cura di giovani artisti non commerciali, qualche investimento sbagliato, ma soprattutto le "sole" di Stato (oltre a quelle fiscali), ovvero quadri importanti falsi da decine e decine di milioni certificati da Periti dei tribunali e/o con expertise di autorevoli critici.

L'Italia è una Repubblica delle banane, la serietà e la legge sono un optional ed a questo sfascio hanno fortemente contribuito sia il sindacato che la sinistra.

Ora tutto deve tornare nel proprio specifico: i partiti e i movimenti politici, il sindacato libero e di servizio al lavoratore - possibilmente equilibratore sociale di cui tanto sparla Cofferati ben conoscendo i propri uomini, ma con l'alibi del disonesto intellettualmente (che peraltro popolano la classe politica e dirigente di questo Paese) che anche conosce gli uomini con i quali si confronta (ed è un gatto che si morde la coda continuamente, poiché non se ne esce) - il valore della legalità e della sicurezza sociale che non è minacciata dai referendum radicali ma dai prepotenti che sparano e ricattano, temutissimi da tutti i nostri politici, il Diritto, la legge, una giustizia che funziona, una pena certa, una politica del credito.

Credi, caro Candali, fatti libero. I Radicali non stanno facendo una politica da quattro soldi per il mantenimento di qualcosa funzionale ad interessi marginali, ma stanno seriamente cercando di liberare il Paese, in guerra con armi non violente, da una morsa di regime che ha già fatto più vittime dei desaparesidos in Argentina.

Non c'è nei Radicali fumus ideologico di parte, c'è il fronte organizzato a difesa e baluardo della democrazia nel nostro Paese.

Le cose, se fai spuntare il principio di massima, si aggiustano da se. Per far funzionare la sanità, ad esempio, con quello che costa ed è costata sino ad oggi, basta eliminare sprechi, ruberie e far rispettare le leggi, oltreché far lavorare le persone felici, e ricorda, senza un po' di rischio, senza memoria e incognita del divenire non c'è futuro ma soprattutto e sicuramente non si può essere felici.

Rivoluzione, rivoluzione liberale è ciò che oggi è possibile e occorre. Poi di tutto si potrà parlare e discutere e migliorare e perfezionare e proporre istanze, ma una volta per tutte, fuori i prepotenti e gli sciocchi che avranno, pur loro, diritti e chance così come il delinquente e malavitoso che è figura insieme fisiologica e romantica e che esisterà sempre ma non come oggi, si spera, in posizione di comando e di governo.

 
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