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Conferenza Rivoluzione liberale
Partito Radicale Rinascimento - 26 luglio 1999
AUDIZIONE DI EMMA BONINO E MARCO PANNELLA DA PARTE DELLA COMMISSIONE PARLAMENTARE DI VIGILANZA SULLA RAI - 26 LUGLIO 1999 -
DOCUMENTO CONSEGNATO ALLA COMMISSIONE

SITUAZIONE PREGRESSA

*Le delibere della Commissione di vigilanza

Sono trascorsi 891 giorni da quando, il 13 febbraio 1997, la Commissione parlamentare di vigilanza approvò un fondamentale atto di indirizzo nei confronti della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, nel quale si richiamava la Rai-tv al suo duplice obbligo giuridico "di garantire ai diversi soggetti e alle diverse idee di essere rappresentati, e soprattutto di assicurare al cittadino il diritto ad essere completamente informato". "Ciò che rappresenta un dovere per l'intero sistema radiotelevisivo -recitava ancora quel documento- diventa un obbligo per ciascun mezzo radiotelevisivo gestito dal servizio pubblico, che motiva la sua esistenza (e il suo finanziamento attraverso il canone) nel suo essere dalla parte di ogni cittadino, evitando ogni subordinazione a partiti, poteri o interessi".

Sono poi trascorsi 612 giorni da quando, il 19 novembre 1997, la Commissione di vigilanza approvò una risoluzione nella quale, "rilevata la pressoché totale assenza dai dibattiti e dai confronti televisivi dei temi sollevati con molteplici iniziative dal Movimento dei Club Pannella e dal suo leader", e "considerato che temi quali quelli della droga, del finanziamento pubblico dei partiti, delle riforme elettorali e gli altri proposti dalle iniziative del Movimento dei Club Pannella sono temi di interesse generale che non possono essere marginalizzati solo perché a proporli sono forze e movimenti fuori degli attuali schieramenti politici", si chiedeva alla Rai "di inserire tempestivamente nella programmazione televisiva trasmissioni di dibattito e di confronto sui temi sopra ricordati".

Sono infine trascorsi 501 giorni da quando, il 10 marzo 1998, la Commissione approvò un'altra risoluzione, nella quale, constatata e denunciata la mancata attuazione da parte della Rai della precedente delibera, se ne ribadivano in tutto e per tutto i contenuti e le richieste.

E' opportuno lasciare subito la parola alle cifre per verificare come e quanto, in questo amplissimo arco di tempo, il servizio pubblico della Rai abbia provveduto a dare attuazione agli indirizzi del Parlamento, oltre che, naturalmente, ai numerosi obblighi derivanti dalle leggi, dalla Convenzione e dal Contratto di servizio.

*20 novembre 1997-31 dicembre 1998

I primi dati che vogliamo prendere in considerazione sono quelli relativi agli spazi di intervento diretto in video e in voce dei politici sugli schermi della Rai nel periodo compreso tra il 20 novembre 1997 (giorno immediatamente successivo alla prima risoluzione della Vigilanza sul "caso radicale") e il 31 dicembre 1998.

Per ciò che riguarda i telegiornali, il Tg1 ha dato spazio diretto ai politici per più di 32 ore: alla Lista Pannella 7 minuti e 32 secondi (0,39%); il Tg2 ha ospitato dichiarazioni per più di 29 ore: alla Lista Pannella 30 minuti e 21 secondi (1,71%); il Tg3 ha intervistato politici per più di 43 ore: alla Lista Pannella 21 minuti e 21 secondi (0,82%).

Negli spazi di informazione delle reti, Rai1, Rai2 e Rai3 hanno ospitato politici rispettivamente per più di 70, più di 62 e più di 55 ore: nel primo caso, alla Lista Pannella sono stati riservati 28 secondi (0,01%); nel secondo, 11 minuti e 29 secondi (0,31%); nel terzo, 12 minuti e 21 secondi (0,37%).

Passiamo infine agli spazi di intervento diretto dei politici nelle trasmissioni di approfondimento legate ai tre telegiornali della Rai (tg speciali, dossier, ), sempre nell'ambito dell'arco temporale 20 novembre 1997-31 dicembre 1998. Sul TG3, a fronte di quasi 5 ore di trasmissione, la Lista Pannella ha potuto disporre di appena 2 secondi (0,01%); se invece, per una volta, sul TG1 ci si trova dinanzi ad un dato appena superiore al "solito" (1,50%), e sul TG2 ad un dato di consistenza addirittura eccezionale (9,35%), questo è pressoché esclusivamente dovuto alle puntate di "Speciale TG1" e di "TG2 Dossier" trasmesse rispettivamente il 13 ed il 19 dicembre 1997, che è assolutamente indebito considerare alla stregua degli altri "passaggi", trattandosi di trasmissioni imposte dalla Commissione parlamentare di vigilanza a seguito della risoluzione del 19 novembre 1997, e quindi sottratte alla potestà decisionale dei dirigenti della Rai.

Come si vede, dunque, al di là di alcune rare eccezioni -che servono a confermare la regola- e al di là dei dati "alterati" dalle trasmissioni imposte dalla Vigilanza, ci si trova dinanzi ad un azzeramento pressoché assoluto. Ed è significativo sottolineare come, nei primi cinque mesi del 1999, con le uniche eccezioni rappresentate dal TG2 di Clemente Mimun e dal "Pinocchio" di Gad Lerner, la situazione sulle reti della Rai sia addirittura peggiorata. Lasciamo di nuovo spazio alle cifre.

1 gennaio 1999-20 maggio 1999

Prendiamo dunque in considerazione gli spazi di intervento diretto in video e in voce dei politici sugli schermi della Rai nel periodo compreso tra il 1 gennaio e il 20 maggio 1999. Per ciò che riguarda i telegiornali, il TG1 ha dato spazio diretto ai politici quasi per 11 ore: alla Lista Pannella 3 minuti e 51 secondi (0,60%); il TG2 ha ospitato dichiarazioni per quasi 10 ore: alla Lista Pannella, 16 minuti e 31 secondi (2,81%); il TG3 ha intervistato politici per più di 9 ore: alla Lista Pannella, 5 minuti e 7 secondi (0,9%). Negli spazi di informazione delle reti, Rai1, Rai2 e Rai3 hanno ospitato politici rispettivamente per più di 28 ore, più di 36 ore e più di 18 ore: bene, su Rai1 e Rai3 la Lista Pannella risulta inchiodata allo 0 assoluto; per ciò che riguarda Rai2, invece, soltanto grazie -come detto- all'"eccezione Pinocchio", si sale al 2,38%. Passiamo infine agli spazi di intervento diretto dei politici nelle trasmissioni di approfondimento legate ai tre telegiornali della Rai (tg speciali, dossi

er, ), sempre nell'ambito dei primi 5 mesi del 1999. Sul TG1, a fronte di quasi 9 ore di trasmissione, la Lista Pannella ha potuto disporre di 59 secondi (0,18%); sul TG2, si torna allo 0 assoluto; sul TG3, infine, a fronte di circa 4 ore di trasmissione, alla Lista Pannella sono stati riservati appena 10 secondi (0,10%).

Queste, dunque, le prime cifre, i primi dati, che dimostrano in modo difficilmente confutabile come, nei 18 mesi successivi al 19 novembre 1997, la Rai abbia scientificamente provveduto a ridurre le direttive del Parlamento a vera e propria carta straccia.

LA CAMPAGNA ELETTORALE PER LE EUROPEE DEL 13 GIUGNO

*Rai

In queste condizioni letteralmente intollerabili, si è dunque giunti all'avvio della campagna elettorale per le Europee del 13 giugno scorso, campagna a sua volta caratterizzata da un comportamento delle reti Rai -e, complessivamente, dell'intero sistema radiotelevisivo pubblico e privato- che solo le cifre riescono a descrivere adeguatamente. Il periodo preso in considerazione è quello che va dal 1 maggio al 12 giugno 1999.

Il primo e fondamentale dato che intendiamo proporvi, esclusivamente riferito alla Rai, è quello relativo alle presenze -o, per meglio dire, alle assenze- della Lista Bonino nelle trasmissioni di rete e nelle trasmissioni di approfondimento legate ai TG. Per ciò che riguarda le reti, su Rai1, la Lista Bonino ha potuto disporre in tutto di 5 minuti e 47 secondi di intervento diretto in video e in voce (0,90%); su Rai2, di appena 26 secondi (0,55%); su Rai3, di 1 minuto e 20 secondi (0,56%). A puro titolo comparativo, segnaliamo i dati del PPI (che ha ottenuto il 13,2% su Rai1, il 22,16 su Rai2 e l'11,58 su Rai3), dei Verdi (regolarmente attestati ben al di sopra del 4% degli spazi), e dei Comunisti italiani di Cossutta (che, su Rai3, sono arrivati addirittura all'8,04%). Per quanto attiene invece agli spazi di approfondimento legati ai TG, si segnala addirittura un triplice 0 assoluto della Lista Bonino. E anche considerando i telegiornali, la situazione resta comunque fortissimamente negativa: il TG1 ha dat

o spazio diretto ai politici per più di 4 ore: alla Lista Bonino 4 minuti e 33 secondi (1,88%); il TG2 ha ospitato dichiarazioni per più di 3 ore e mezzo: alla Lista Bonino, 5 minuti e 32 secondi (2,54%); il TG3 ha intervistato politici per più di 3 ore: alla Lista Bonino, 1 minuto e 29 secondi (0,75%).

*Rai, Mediaset e Telemontecarlo

Chiarito dunque, con queste eloquenti cifre, l'inqualificabile comportamento della Rai in sé e per sé considerata nel corso di questa campagna elettorale, e lasciando da parte la penosa vicenda delle tribune elettorali, mai così poche e così scientificamente concepite per allontanare il grande pubblico, è forse opportuno dare qualche cifra relativa al comportamento dell'intero sistema radiotelevisivo pubblico e privato. I prossimi dati, dunque, forniranno una aggregazione dei dati relativi alle tre reti Rai, alle tre reti del gruppo Mediaset e a Telemontecarlo.

Un primo dato assai significativo è quello relativo alla "classifica" degli interventi diretti in video e in voce di tutti gli esponenti politici nelle trasmissioni di RAI, Mediaset e TMC nel periodo compreso tra il 1 maggio e il 12 giugno 1999. Nei primi 40 posti, figurano 8 rappresentanti del PPI (Marini, Russo Jervolino, Andreotti, Mattarella, Cecchi Gori, Garavaglia, Bindi e De Mita); per trovare Emma Bonino bisogna arrivare al 52 posto (preceduta, oltre che dagli otto del PPI, fra gli altri, anche da Gina Lollobrigida e da Pasquale Squitieri), mentre Marco Pannella è addirittura relegato al 173 posto, ben dopo, fra gli altri, Marina Ripa di Meana, Adriano Panatta, Mino Damato, Giancarlo Cito, Ombretta Colli, Bonaventura Lamacchia, Cosimo Faggiano e Mario Pepe. E anche includendo nella graduatoria complessiva i telegiornali, la situazione resta comunque gravissima: Emma Bonino si ritrova ad occupare la "posizione" numero 31, Marco Pannella quella numero 102.

Un altro elemento assai significativo è rappresentato dall'analisi delle trasmissioni delle 7 reti considerate (sempre nel periodo compreso tra il 1 maggio e il 12 giugno) alle quali sono stati invitati esponenti e candidati della Lista Bonino. In tutto, si tratta solo di 17 trasmissioni, 7 delle quali, peraltro, essendo vere e proprie tribune politiche e quindi spazi concessi ope legis, non devono evidentemente essere prese in considerazione. Peraltro, al di là del dato quantitativo, di per sé sconfortante, occorre sottolineare che tutte queste trasmissioni, eccezion fatta per tre tribune, hanno avuto un'audience inferiore al milione di ascoltatori: quindi si può concludere che non solo i radicali sono stati invitati pochissimo in tv, ma, anche nelle rare circostanze in cui si è tollerata la loro presenza, li si è relegati in spazi letteralmente risibili.

Molto interessanti sono poi i dati relativi alle presenze televisive del leader di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti. In poco più di 40 giorni, Bertinotti ha partecipato a 29 trasmissioni televisive, parlando complessivamente per 1 ora 35 minuti e 10 secondi, guadagnando il terzo posto assoluto nella classifica generale per tempo di intervento e addirittura il secondo per numero di presenze. In particolare, giova ricordare che, in 10 giorni, tra l'11 e il 20 maggio, Bertinotti è stato per due volte ospite di Bruno Vespa a Porta a Porta. Com'è noto, invece, dal 1 gennaio 1998 ad oggi, in quasi diciotto mesi di Porta a Porta, Marco Pannella non è mai stato invitato, mentre Emma Bonino è stata ospite in tutto per due volte (il 29 aprile 1998 ed il 9 aprile 1999), e in entrambi i casi, per ragioni strettamente riconducibili al suo ruolo di Commissaria Europea. Nell'ultimo anno e mezzo, quindi, in nessun caso si è consentito ad un esponente dell'area radicale di parlare di politica italiana da quel "salot

to".

Meritano poi una qualche riflessione, ci pare, i dati del Partito Popolare Italiano. Si è già detto all'inizio che, nella classifica generale degli interventi diretti in video e in voce nelle trasmissioni di Rai, Mediaset e TMC, nei primi 40 posti, figurano 8 esponenti popolari. A questo aggiungiamo che, dal 1 maggio al 12 giugno, sulle sette reti considerate, gli esponenti del PPI hanno partecipato a ben 140 trasmissioni (compresi "Sereno variabile", "Il processo di Biscardi", e "Andiamo a lavorare"), contro, lo ricordiamo ancora, le 17 della Lista Bonino. Procedendo all'indietro nel tempo, occorre infine ricordare che, dal 1 gennaio ad oggi, gli esponenti del PPI hanno accumulato 22 presenze a Porta a Porta, 9 delle quali sono state appannaggio del segretario Marini, incontrastato recordman di apparizioni nel salotto di Vespa.

Significative anche le cifre relative al "partito verde". Due sono i dati, assolutamente clamorosi, che meritano di essere segnalati. Il primo è il numero complessivo di presenze (ben 61) degli esponenti verdi nelle trasmissioni di Rai, Mediaset e TMC nel periodo considerato: anche in questo caso, non è mancato proprio nulla, da "Made in Italy" a "Sereno variabile", da "Ragazzi in aula" a "Fermata d'autobus", programma trasmesso addirittura nel giorno del cosiddetto "silenzio elettorale". Il secondo è quello relativo al solo Luigi Manconi, che, sempre nel periodo oggetto della nostra analisi, ha partecipato ad 11 trasmissioni, tra cui 3 puntate di Porta a porta. E, in una quarta occasione, il 17 maggio, evidentemente non ritenendo sufficienti gli altri tre passaggi, Vespa ha anche pensato bene di trasmettere un'altra breve intervista del leader verde: quindi, complessivamente, in poco più di un mese, si contano tre presenze in studio ed una breve intervista registrata.

Passiamo ai Democratici. Gli esponenti dell'asinello, nel periodo e sulle reti considerate, hanno complessivamente accumulato ben 64 presenze, quasi 4 volte quelle della Lista Bonino, per intenderci. Da segnalare il caso di Gina Lollobrigida, che non solo ha avuto largo spazio all'interno dei telegiornali, ma le cui presenze in precedenti trasmissioni televisive sono state addirittura oggetto di replica in piena campagna elettorale: è il caso, ad esempio, della trasmissione di Paolo Limiti su Rai2 e del programma "Harem" su Rai3. Meritano di essere esaminate, infine, le 10 presenze di Francesco Rutelli: tra le altre, ricordiamo tre apparizioni televisive dedicate alla beatificazione di Padre Pio e il suo commento, il 28 maggio su Rai 1, all'assegnazione di un "premio per la solidarietà" a Jesse Jackson e a Ennio Remondino.

Infine, meritano una particolare attenzione i dati relativi alla testata Rai TSP (Tribune Servizi Parlamentari), diretta da Angela Buttiglione. Le cifre, al netto dei dati (ovviamente, uguali per tutti) relativi alle tribune elettorali vere e proprie, sono interessanti non solo per il "consueto" 0,50 della Lista Bonino, ma anche e soprattutto per l'incredibile spazio di intervento diretto in video e in voce riservato alle forze di maggioranza: complessivamente, nel periodo compreso tra il 1 maggio e il 12 giugno, si arriva addirittura al 74,58%!

Su queste basi, non dovrebbe essere difficile comprendere come e perché una forza politica come la nostra abbia dovuto -lo ripetiamo: dovuto- spendere molti miliardi in spot pubblicitari nel corso della campagna elettorale: quella era l'unica strada a nostra disposizione per assicurare ai cittadini la pura e semplice nozione della nostra esistenza, nozione che l'intero sistema televisivo era contemporaneamente impegnato a cancellare.

LA NOSTRA LETTERA ALLA COMMISSIONE DI VIGILANZA, ALLA RAI, AL GARANTE E LA RISPOSTA DELLA RAI. LA QUESTIONE DEI "TEMI".

In questo contesto di per sé gravissimo e di patente illegalità, con una Rai che, riducendo a lettera morta leggi e direttive del Parlamento, continua a sequestrare il fondamentale diritto dei cittadini a "conoscere per deliberare", si inserisce, da molto tempo, un elemento paradossale persino da un punto di vista strettamente politico e giornalistico, che, com'è ormai noto, abbiamo nei giorni scorsi fatto presente al Presidente e agli altri membri della Commissione di vigilanza, al Presidente della Repubblica, ai Presidenti delle Camere, ai vertici della Rai e all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Dunque: "accade" che l'intero dibattito politico, non di rado con scontri di livello tale da mettere in causa la stessa tenuta del Governo, sia incentrato attorno ad alcuni temi (mercato del lavoro, pensioni di anzianità, ruolo del sindacato, fisco, riforma sanitaria, "giusto processo", sistemi elettorali, finanziamento della politica, ecc.ecc.); "accade" inoltre che molti di quei temi coincidano con q

uelli che la Vigilanza riconobbe esser sistematicamente censurati dalla Rai-tv; "accade" infine che, esattamente su quei temi, vertano i 20 referendum che dal 1 luglio sono di nuovo a disposizione dei cittadini nelle Segreterie comunali e presso i tavoli radicali; bene, a fronte di tutto questo, su quei temi -oltre che sulle relative iniziative referendarie-, continua, da parte della Rai, ad esservi una pressoché totale assenza di adeguati spazi di confronto, di dibattito, di approfondimento.

*La risposta della Rai

A tutto questo, nel corso di un incontro avvenuto venerdì 23, i vertici della Rai hanno risposto producendo due gruppi di dati, il primo relativo all'aumento delle presenze della Lista Bonino nei telegiornali delle ultime settimane, il secondo relativo proprio al monitoraggio -tema per tema, argomento per argomento- dei programmi di approfondimento, di confronto e di dibattito trasmessi sugli schermi del servizio pubblico nel periodo compreso tra il 1 settembre 1998 e il 16 luglio 1999.

*I telegiornali

Per ciò che riguarda il primo gruppo di cifre, e quindi il recente aumento delle presenze della Lista Bonino nei tre telegiornali delle reti Rai, non ci sembra affatto un dato per cui occorra particolarmente sorprendersi o rallegrarsi, magari ringraziando la generosa dirigenza di Viale Mazzini. Anzi. Intanto, questo aumento non cancella i decenni di censura, e in particolare gli ultimi anni in cui -come dimostrano i dati forniti in apertura- l'ostracismo si è via via aggravato e quasi perfezionato; in secondo luogo, occorre osservare che, dopo lo straordinario successo del 13 giugno scorso, escludere i radicali, i vincitori delle Europee, la quarta forza politica del paese, persino dalla cronaca politica quotidiana dell'immediata fase post-elettorale sarebbe stata impresa francamente improponibile persino per questa Rai; infine, occorre sottolineare che tutti i dati restano comunque largamente al di sotto della percentuale elettorale ottenuta il 13 giugno, argomento, quest'ultimo, che non solo non ci apparti

ene, ma che è stato da noi sempre seccamente respinto, e che tuttavia volentieri sottoponiamo alla riflessione di chi lo ha in questi anni utilizzato per giustificare il nostro azzeramento televisivo.

*Le trasmissioni

Decisamente più interessante è invece l'"autodifesa" del servizio pubblico sul versante degli spazi di confronto, di dibattito e di approfondimento dedicati, dal 1 settembre 1998 al 16 luglio 1999, ai temi menzionati nelle nostre lettere (mercato del lavoro, pensioni di anzianità, sindacato, fisco, riforma sanitaria, "giusto processo", sistemi elettorali, finanziamento della politica, ecc.ecc.). Qui occorre dire con molta franchezza che, se qualcuno avesse ancora bisogno della prova del fatto che quei temi sono stati pressoché sistematicamente ignorati dal servizio pubblico, potrebbe trovarla proprio nella documentazione fornita dalla Rai.

*Mercato del lavoro, sindacato e fisco

Procediamo con ordine, iniziando dalle voci "mercato del lavoro", "sindacato" e "fisco", che, per evidenti ragioni di "comodità", la Rai ha scelto di accorpare. Dalla stessa Rai apprendiamo che:

-al di là di rubriche più adatte a clandestinizzare un tema che a renderlo popolare ("Okkupati" e "Articolo 1", ad esempio);

-al di là di trasmissioni che è francamente molto audace (e anche un po' curioso) includere nelle categorie "mercato del lavoro", "sindacato" e "fisco" (i programmi sull'ambiente e sulla natura "Ambiente Italia" e "Geo&Geo", i programmi educativi "dedicati ai rapporti generazionali" come "La storia siamo noi", i programmi dedicati alle "tecnologie e alle strutture dell'apprendimento" come "Mediamente", e altre trasmissioni dedicate "alle aspettative e alle realtà dei bambini e dei giovani", così scrive la Rai );

-al di là di singole trasmissioni dedicate a questioni importanti ma collaterali, come l'immigrazione, il lavoro minorile, e la formazione;

-e al di là degli spazi del palinsesto notturno che, quando si occupano di questi temi, lo fanno con un orientamento monoculturale, e non di rado monopartitico;

al di là di tutto questo, attraverso i suoi programmi di "approfondimento giornalistico", nel periodo considerato, la Rai ha dedicato al mercato del lavoro, al sindacato e al fisco, 13 trasmissioni in tutto

(un "Porta a porta", una "Serata TG1", cinque "Pinocchio" e sei "Maastricht, Italia").

Insomma, in più di 10 mesi, in 319 giorni di programmazione, disponendo di tre reti che trasmettono per 24 ore al giorno, la Rai deve ammettere di avere dedicato a quei tre temi cruciali del dibattito politico solo 13 programmi di "approfondimento giornalistico", una media di un programma ogni 25 giorni. "Naturalmente", escludendo per 13 volte i rappresentanti del movimento radicale.

*Pensioni

La situazione, poi, peggiora addirittura se si considerano gli altri temi menzionati nella nostra lettera. Passiamo alla questione delle pensioni. La Rai scrive che "numerose sono state le trasmissioni di approfondimento giornalistico dedicate alle pensioni in generale e a quelle di anzianità in particolare". Bene, come è scritto due righe più sotto nel documento della Rai, le "numerose" trasmissioni sono state in tutto 4 (un "Pinocchio", due "Italia, Maastricht" e un "Porta a porta"). Insomma, in più di 10 mesi, solo 4 programmi. Una media di un programma ogni 80 giorni. "Naturalmente", escludendo per 4 volte i rappresentanti del movimento radicale.

*Sanità

Passiamo alla riforma sanitaria, "seguita dall'informazione e dai programmi Rai -si legge nel documento- per tutto il corso della stagione". Purtroppo, però vengono citate solo 3 puntate di "Pinocchio". Una media di una trasmissione ogni 106 giorni. "Naturalmente", escludendo per tre volte i rappresentanti del movimento radicale.

*Giustizia

Il documento Rai evoca la miseria di 2 trasmissioni, un "Porta a porta" e un "Pinocchio". Una media di un programma ogni 159 giorni. "Naturalmente", escludendo per due volte i rappresentanti del movimento radicale.

*Sistemi elettorali

Il documento cita, fra gli "approfondimenti", 4 puntate di "Porta a porta". Una media di un programma ogni 80 giorni. "Naturalmente", escludendo per 4 volte i rappresentanti del movimento radicale.

*Finanziamento pubblico dei partiti

Il documento della Rai parla di "attenzione costante", che però, da quanto si legge poco dopo, si è tradotta soltanto in 3 puntate di "Pinocchio". Una media di una trasmissione ogni 106 giorni. In questo caso, gli estensori del documento hanno potuto scrivere che "fra gli interlocutori di tutti questi programmi ci sono stati anche esponenti della Lista Bonino": infatti, in due occasioni, tra le decine -lo ripetiamo: le decine- di ospiti di ciascuna di quelle puntate, sono comparsi Rita Bernardini e Benedetto Della Vedova.

Insomma, come dicevamo in apertura, l'"autodifesa" della Rai si traduce in un clamoroso caso di "autodenuncia". La Rai ammette, nero su bianco, di avere sostanzialmente ignorato i temi che sono al centro del dibattito politico, di cui la stessa Vigilanza ha ripetutamente chiesto la trattazione, e che oggi sono al centro di importanti iniziative referendarie. E, nelle rare, eccezionalissime circostanze in cui li ha affrontati, lo ha fatto curando di escludere qualunque presenza di esponenti e rappresentanti dell'area radicale. E' esattamente ciò che andiamo da lungo tempo denunciando, e di cui è oggi la stessa Rai ad offrirci la prova.

CONCLUSIONE E RICHIESTE

1. In più occasioni, la Commissione di vigilanza ha chiesto alla Rai di far cessare la propria opera di disinformazione ai danni del cittadino-contribuente e di ostracismo nei confronti di un movimento politico. Come i dati e le cifre forniti dal Centro d'Ascolto dell'Informazione Radiotelevisiva dimostrano, il servizio pubblico ha risposto aggravando -e in qualche caso perfezionando- quella disinformazione e quell'ostracismo. Dinanzi a fatti di tale gravità, con leggi e direttive del Parlamento sistematicamente ridotte a lettera morta, la Rai può sperare di conservare la propria impunità solo se si confermerà l'inerzia e la complicità attiva per un verso della Procura della Repubblica di Roma, presso la quale abbiamo depositato in questi anni numerose denunce a carico dei dirigenti Rai per attentato ai diritti civili e politici dei cittadini, abuso e omissione di atti d'ufficio e frode in pubbliche forniture, e, per altro verso, dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che è stata negli ultimi gi

orni destinataria di un ulteriore esposto in cui la richiamiamo, fra l'altro, a dare finalmente attuazione alla norme della legge 249/97 che le attribuiscono il potere di richiedere alla Rai l'attivazione dei procedimenti disciplinari previsti a carico dei dirigenti che si siano resi responsabili del mancato rispetto degli indirizzi formulati dalla Vigilanza.

2. Intanto, chiediamo che da subito, in vista dell'imminente appuntamento dei "Referendum days" del 28 e 29 luglio prossimi, sia assicurata ai cittadini e alle Pubbliche Amministrazioni, con urgenza ed evidenza straordinarie, nelle edizioni di maggiore ascolto dei tre telegiornali e con appositi "speciali", la conoscenza della nuova normativa in materia di sottoscrizione dei referendum e di autentica delle firme.

In particolare, chiediamo che siano resi noti ed illustrati:

-la nuova normativa che, per la prima volta, attribuisce anche ai Consiglieri comunali e provinciali la facoltà di autenticare le firme;

-il complesso dei soggetti che, alla luce di queste modifiche normative, sono oggi titolati ad autenticare le firme (notai, giudici di pace, cancellieri e collaboratori delle cancellerie dei Tribunali e delle Preture, Segretari delle Procure della Repubblica, Presidenti delle Province, Sindaci, Assessori comunali e provinciali, Presidenti dei Consigli comunali e provinciali, Presidenti e vicepresidenti dei Consigli circoscrizionali, Segretari comunali e provinciali, funzionari incaricati dal Sindaco e dal Presidente della Provincia, Consiglieri comunali e provinciali che comunichino la propria disponibilità al Sindaco e al Presidente della Provincia);

-la circolare telegrafica del 22 luglio scorso con cui il Ministero degli Interni ha informato i Prefetti che -a seguito di un'interpretazione del Ministero di Grazie e Giustizia- i Consiglieri comunali e provinciali, i Segretari comunali e provinciali, i notai, i giudici di pace, i Segretari delle Procure, i Presidenti delle Province, i Sindaci, gli assessori e i funzionari comunali incaricati "possono, purché nell'ambito territoriale della propria attività, autenticare la firma di qualsivoglia cittadino, indipendentemente dal Comune di iscrizione elettorale del cittadino stesso";

-l'appello del Presidente dell'ANCI Enzo Bianco affinché nei Comuni, durante i "Referendum days", siano estesi gli orari di apertura e agevolate le modalità per la sottoscrizione dei moduli, materia che dovrebbe essere presto oggetto di una nuova circolare del Ministero degli Interni;

-l'avvenuta presentazione in Parlamento di 18 progetti di legge che recepiscono il contenuto di 18 quesiti referendari, e che già sono stati sottoscritti da circa 100 parlamentari;

-il dibattito in corso sul merito dei temi oggetto dei quesiti referendari, in particolare di quelli a carattere economico-sociale, recentemente rilanciato dalle dichiarazioni, ampiamente riprese dalla stampa, del segretario della CGIL Sergio Cofferati.

3. In questo contesto, ribadiamo che le richieste formulate per iscritto alla Commissione di vigilanza, che rinnoviamo, rappresentano le condizioni minime per ripristinare il diritto dei cittadini ad essere correttamente e completamente informati sui temi, sempre più centrali nel dibattito politico e sempre più periferici -se non del tutto assenti- nell'informazione Rai, che costituiscono oggetto dei quesiti referendari, e, in ultima analisi, per affermare il fondamentale diritto degli italiani a "conoscere per deliberare".

 
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