ti ringrazio per la lunga lettera che mi hai scritto; sono serio, ho trovato le tue esperienze di vita interessanti, pero' non riesco a condividere due punti: l'accento negativo su quello che tu definisci "fare il paladino", invece cosi' importante, essenziale nella vita e nella politica; cioe' il dovere di aiutare il prossimo, soprattutto se non ha le tue armi, i tuoi mezzi, dargli coscienza, reclamare qualcosa al suo posto se non lo puo' fare lui, unirti a lui; sono regole della vita civile; e poi, purtroppo, una cosa esce chiara dalla tua lettera: e cioe' che fino a quando sei stato "dall'altra parte", cioe' dalla parte dell'impiegato, dell'operaio, ti sei dato da fare, per difendere i tuoi diritti, i tuoi elementari diritti, incontrando anche personaggi "pittoreschi" come Pifano o i "fighetti" di Lotta Continua, ma credo anche la parte Vera delle lotte sindacali e operaie, cioe' quella che esisteva ben prima del sessantotto ed esiste ancora oggi, quella seria e che ha realmente contribuito all' innalzame

nto del livello di vita del lavoratore; quello che oggi sta al governo; ma poi, quando sei andato dall'"altra parte", quando tu hai avuto una tua azienda, quegli stessi lavoratori sono diventati per te solo carne da macello? Sono solo quindici scemi che "parlano a cazzo" il termine e' tuo, di diritto al lavoro?

E no, caro Borrelli, tanta incoerenza, tanto qualunquismo non lo accetto, allora non c'e' volonta' in te, radicale, di cambiare il mondo "per tutti", ma solo di proteggere i tuoi piccoli interessi, a scapito di quelli che un tempo ti erano compagni e ora, con fulminea mossa, nemici.

Anche il tuo sarcasmo circa la sinistra non ti fa onore; il sarcasmo e' figlio del fallimento.