In politica è meglio un uovo oggi o una gallina domani?
[da "Capire la politica" di Augusto Minzolini, Panorama 30/07/1999]
Emma Bonino e Marco Pannella non volevano credere alle loro orecchie. Quando sono andati da Silvio Berlusconi a perorare la causa dei loro referendum, i due hanno usato un argomento sofisticato: hanno spiegato al loro interlocutore che D'Alema e gli altri leader del centrosinistra, pur di evitare il voto su quei quesiti, avrebbero provocato le elezioni anticipate. Pensavano che una prospettiva del genere lusingasse il leader di Forza Italia e, invece, si sono ritrovati davanti un Cavaliere alquanto dubbioso su una prospettiva di questo tipo.
'Silvio' ha raccontato la Bonino nei giorni successivi 'ci ha detto che la sua strategia è un'altra, lui non vuole il voto anticipato. Si è messo in testa che prima di arrivare al voto politico deve vincere tutte le elezioni che ci saranno da qui al 2001. E convinto che in questo modo, quando si arriverà alla scadenza naturale delle elezioni per il rinnovo del Parlamento "la sinistra", sono parole di Berlusconi "prenderà una tale scoppola che starà all'opposizione per quindici anni". La sua filosofia è programmare qualunque cosa'.
Inutile dire che politici di lungo corso come Pannella e la Bonino sono rimasti perplessi di fronte a quel discorso. Loro sanno benissimo che in politica i tempi se non sono tutto, contano molto. E sanno che spesso le occasioni non colte al volo sfumano. Basta guardare agli almanacchi della politica italiana: Bettino Craxi, per esempio, per supponenza non sfruttò la crisi del Pci all'indomani della caduta del Muro di Berlino, evitò di andare alle elezioni anticipate anche nel '91 e in questo modo preparò il suo esilio ad Hammamet.
Ma è difficile far cambiare opinione al Berlusconi che ha vinto le europee. L'uomo è gasato ed è persuaso che la permanenza di D'Alema al governo fa male alla maggioranza mentre rinforza l'opposizione. In più in un modo o nell'altro questa condizione gli rende: può sparare contro il governo e il presidente del Consiglio, ma ha la forza, quando vuole, per indurli a trattare come nel caso del 'giusto processo'.
Il Cavaliere pensa, quindi, di essere in una condizione invidiabile. Tantopiù che ha buon gioco a liquidare il problema quando gli viene posto da qualcuno: 'E inutile che dissertiamo sulle elezioni. La sinistra sa bene che se si vota perde per cui D'Alema, Prodi e gli altri andranno alle urne il più tardi possibile. Non credo che ci daranno l'occasione di andare alle elezioni prima della scadenza naturale della legislatura'. Un discorso realista, che non fa una piega. Ma è anche vero che l'occasione non si presenta, se uno non la cerca. I referendum lo dimostrano.