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Conferenza Rivoluzione liberale
Poretti Donatella - 5 agosto 1999
MEDIOEVO, LA POLITICA SENZA TV
da IL SOLE 24 ORE, giovedi' 5 Agosto 1999

di Edmondo Berselli

Il fatto e' che stiamo convivendo con una situazione-limite, siamo obbligati a conviverci e saremo obbligati a conviverci anche in futuro. La battaglia sull'incompatibilita' andava fatta prima: oggi assomiglierebbe all'adozione di un provvedimento in teoria erga omnes, e in pratica invece diretto contro una sola persona e una sola parte politica. Razionalissimo in linea di principio; ma politicamente impraticabile, dal momento che la stessa sinistra ha legittimato a suo tempo Berlusconi, malgrado il suo fardello di antenne: per esempio, D'Alema ha provato a cooperare con lui per fare le riforme del sistema politico-istituzionale. E allora non si puo' considerare l'interlocutore, quando fa comodo, come un padre della patria e come un insopportabile vizio della democrazia, quando da' fastidio.

Non aver saputo o voluto risolvere quel dilemma e' la fonte di continui problemi. Problemi che tuttavia sono tutti semplici derivati dal primo e principale. Certo, risulta ai confini dell'umanamente comprensibile che Forza Italia possa destinare parte del finanziamento pubblico a investimenti tv che vanno a beneficio della societa' del suo leader politico; oppure che l'opposizione, se decide di acquistare spazi pubblicitari, contribuisca ad arricchire il capo dell'opposizione e via di seguito con tutta l'aneddotica in proposito.

Ecco perche' il Governo, sotto la spinta dei cossuttiani, ha scelto la via piu' radicale, con il retropensiero che un compromesso si trovera' in aula. Ma in linea di principio, pur tenendo sempre conto dell'anomalia italiana, c'e' il rischio di rispondere a una richiesta di modernita' nella comunicazione con un tuffo nel passato. Cioe' con qualcosa che potrebbe assomigliare alla formula "il medioevo meno la televisione". Nell'impossibilita' di risolvere razionalmente un problema, ne viene annullata una parte. Cioe' si organizza un taglia e cuci di norme che e' tutto fuorche' trasparente. In seguito infatti si discutera' ancora dei minutaggi in video nei telegiornali, della parita' di condizioni fra i partiti nelle tribune e nei talk show politici, della composizione delle trasmissioni: verranno escogitate nuove regole per evitare vantaggi e svantaggi, il tutto in una logica vincolistica capace di bloccare la politica in una gabbia.

Forse, proprio tenendo conto dell'anomalia irrisolta, poteva valere la pena di fare un gesto di apertura, rendendo gli spot ordinatamente accessibili alle forze politiche. Il che vorrebbe dire per esempio consentire un accesso regolamentato alla pubblicita' televisiva a prezzi politici. Perche' fra l'altro l'"oscuramento" degli spot e' una misura destinata a una rapida obsolescenza. Nei giorni scorsi, infatti, sui principali motori di ricerca in rete campeggiava il banner pubblicitario dei "referendum days" di Emma Bonino e Marco Pannella. Oscureremo eventualmente anche gli spot su Internet? E se occorrera' getteremo un cono d'ombra anche sui video politici delle piattaforme digitali?

Insomma, l'eclisse degli spot non e' una soluzione, e' un mezzuccio. Insignificante quando c'e' la bonaccia, decisivo invece quando si annuncia tempesta, come e' avvenuto per il Centro-sinistra dopo le elezioni europee. Certo, uno spot non meriterebbe una guerra di religione. Ma il mercato politico, che come tutti i mercati si basa sull'informazione, forse meritava non un vincolo, ma una possibilita' in piu'.

 
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