Dichiarazione di Emma Bonino:
Roma, 5 agosto 1999
"Francamente non riesco a capire lo spirito e gli obiettivi del provvedimento ammazza-spot politici. O forse li capisco, e non mi piacciono per nulla.
In primo luogo un Governo che non vuole o non sa assicurare ai cittadini contribuenti una televisione di Stato che svolga una attività di informazione politica un minimo rispettosa delle regole - delle leggi - sul pluralismo e l'imparzialità, dovrebbe essere scarsamente legittimato a dettar legge sulla comunicazione politica in TV.
Anche questa ennesima illusione proibizionista - se davvero divenisse legge - è comunque destinata al fallimento. Il mondo della televisione e della comunicazione cambiano più rapidamente della mentalità di molti politici e le misure diverranno presto obsolete.
Chi oggi vuole cancellare la comunicazione politica attraverso spazi autogestiti - questo hanno rappresentato, di fatto, gli spot nella ultima campagna elettorale - lo fa perché ritiene di non avere nulla di incisivo da comunicare o, semplicemente, non lo sa fare. Gli spot avvicinano la gente alla politica grazie ad un linguaggio accessibile e aumentano la partecipazione, chi li vuole abolire si assume la responsabilità di confinare la politica nei fumosi dibattiti notturni da mezzo milione di ascolto.
L'alibi della discriminazione tra chi ha risorse economiche e chi no, specialmente se utilizzato dai principali partiti di Governo, è palesemente falso. Non è la quantità delle risorse a disposizione che conta, ma la decisione di come spenderle: negli apparati o, appunto, nella comunicazione agli elettori.
Il problema delle Tv "di Berlusconi", infine, non è certo quello di spot che restano accessibili a tutti i partiti che vogliano spendere così i propri ingenti rimborsi elettorali, bensì quello di un appiattimento dell'informazione sui parametri - pessimi - dell'altro duopolista, la Rai-Tv".