da L'ESPRESSO del 12 agosto 1999

Sarebbe stata la lettura di uno dei suoi sondaggi a indurre di recente il leader del Polo, Silvio Berlusconi, alla massima prudenza sull'ennesima battaglia referendaria ingaggiata da Marco Pannella. In principio, per la verita', il cavaliere sembrava interessato ad appoggiare l'iniziativa dei radicali, partito che, essendo uscito dalla consultazione europea con un vistoso 8,5 per cento di voti, poteva diventare un comodo alleato nello schieramento di centro-destra.

Verso la meta' di luglio, infatti, dopo diversi abboccamenti telefonici e una colazione di lavoro con Pannella, Berlusconi aveva affermato che il Polo, pur se molto incerto sull'opportunita' di contribuire alla raccolta delle firme, si sarebbe impegnato a sostenere nelle aule parlamentari le ragioni che sono alla base delle riforme suggerite dai venti quesiti referendari. Senonche', di li' a poco, il cavaliere ha fatto compiere un sondaggio da cui e' risultato che l'elettorato moderato del centro-destra non condivide affatto la battaglia dei radicali e che il Pr, dopo il grande successo ottenuto a giugno, ha perso gran parte dei suoi consensi. A quel punto ci ha ripensato e, prima di partire per le vacanze alle Bermuda, ha radunato a palazzo Madama i parlamentari di Forza Italia per illustrare la condotta definitiva da tenere con Pannella e i suoi: "Chi vuole, firmi pure quei venti referendum. Ma il Polo non se la sente di seguire Marco nella sua impresa. Anche perche' una recentissima indagine demoscopica h

a messo in rilievo che abbiamo il 35 per cento dei voti mentre il partito di Pannella si e' gia' sgonfiato: dall' 8,5 per cento e' sceso al 4. Non possiamo, quindi, andare a rimorchio di un partitino".

Naturalmente il niet di Berlusconi ha suscitato le immediate ire di Pannella. Che alla fine di luglio, durante il congresso del suo partito, ha urlato dalla tribuna: "Mai, mai, mai con questa destra!"