Da IL RESTO DEL CARLINO, LA NAZIONE, IL GIORNO prima pagina,sabato 7 agosto 1999
di Vittorio Feltri
L'abuso ha ridotto il referendum a un esercizio tedioso, un impegno a cui i cittadini si dedicano sempre meno volentieri, anche perche' sono consapevoli che qualunque sia il risultato nulla cambiera', se non in peggio. Come dar loro torto? Negli anni Ottanta si voto' per introdurre la responsabilita' civile dei giudici. Fu introdotta, ma rimase lettera morta; non si ha notizia di un magistrato che abbia pagato due lire pur essendo noto il numero sterminato degli errori giudiziari, in conseguenza dei quali molta gente viene rovinata moralmente e materialmente. Nella stessa circostanza, si voto' anche per l'eliminazione dell'energia nucleare e, chissa' perche', in questo caso la volonta' (suicida) popolare e' stata rispettata. Ricordo poi un plebiscito contro il ministero dell'Agricoltura, che, invece di essere eliminato, cambio' nome. Roba da matti.
Opportunamente c'e' chi ricorda e critica il referendum per il sistema maggioritario; e' vero, il mattarellum ha mortificato tutto. Sorvoliamo sul finanziamento pubblico ai partiti, risoltosi in una presa in giro, e non parliamo della ritenuta sindacale sulle paghe, altra burla. Cosi', ad occhio e croce credo si possa definire fallimentare il bilancio referendario, e comprendo non si abbia piu' voglia di correre alle urne. Tra l'altro, bisogna sottolineare l'astrusita' del linguaggio con cui sono formulati i quesiti, troppo lunghi e indecifrabili, sicche' chi non abbia dimestichezza col burocratese piu' stretto o si documenta prima di andare al seggio o rischia di votare a capocchia.
Anch'io sono perplesso e mi piacerebbe si procedesse in fretta a una revisione del referendum, magari ammettendo quello propositivo col quale sarebbero realizzabili molti "sogni", compreso l'uso di una lingua vicina all'italiano. Ma temo passeranno secoli prima che si riesca a promuovere semplificazioni del genere. E allora, che fare, rinunciare all'unica forma di democrazia diretta soltanto perche' e' difettosa, farraginosa? Saremmo folli. Amministriamola meglio e con piu' cautela, ma per favore non commettiamo la scemenza di buttarla via, assecondando cosi' certi politici paralizzati dalla paura della novita' e di perdere potere.
In Italia il sistema politico e' articolato in modo da far sospettare abbia quale scopo primario l'annullamento di qualsiasi iniziativa importante. La opposizione imbriglia con facilita' la maggioranza e la maggioranza, sempre risicata, e' una coalizione vasta di partiti espressioni di interessi diversi e spesso contrastanti, quindi obbligata a compromessi di basso profilo per addormentare i litigi interni e durare. Ecco perche' le riforme restano sulla carta e le leggi davvero innovative non hanno sponsor e prima di giungere all'approvazione vengono svuotate. Il gioco non consente di vincere a nessuno; al massimo prevede un pareggio, zero a zero. In questa palude solo il referendum, al di la' dei difetti di cui e' stato caricato, puo' modificare l'esistente. Talvolta si rivela un fiasco clamoroso, talaltra funziona. Per meglio dire: o funziona il referendum o e' paralisi. Regalarlo ai suoi numerosi avversari significa per il popolo castrarsi, dichiararsi incompetente a decidere e pronto a delegare i politic
i a scegliere per se'.
Siccome abbiamo visto che i politici si annullano a vicenda e non sono in condizioni di operare scelte nette, cioe' di attraversare interamente il guado, cancellare il plebiscito perche' costa troppo o per altri motivi significa optare per l'immobilismo eterno. Se questo vogliamo, prego accomodiamoci. Se pero' il problema e' economico, basta ordinare che i referendum si svolgano in coincidenza di qualche elezione, politica o amministrativa che sia, tanto ce n'e' una all'anno. Quanto al fatto che la volonta' dei cittadini viene poi sistematicamente disattesa, questa non e' una buona ragione per rinunciare a farla valere, con ogni mezzo. E sottolineo ogni.