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Conferenza Rivoluzione liberale
Donvito Vincenzo - 13 agosto 1999
GIUSTIZIA , PENE E TEMPI

COMUNICATO STAMPA DELL'ADUC

Associazione per i diritti degli utenti e consumatori

URL: http://www.aduc.it

mailto aduc.it@aduc.it

Tel.055290606 - 0552302266

ESEGUIRE SUBITO LA PENA? SAREBBE COME NON FARE I PROCESSI PERCHE' SI E' CERTI DELLA COLPEVOLEZZA DELL'IMPUTATO. ALL'ESTENUANTE LENTEZZA DELLA GIUSTIZIA SI RISPONDE FACENDO PAGARE GLI UTENTI.

Firenze 13 Agosto 1999. La commissione per la riforma del codice penale, presieduta da Carlo Federico Grosso, propone di eliminare le gravi storture dell'attuale sistema sanzionatorio, con pene non eccessive e sicuramente applicate, nonche' un piu' ampio uso di provvedimenti alternativi al carcere. Nello stesso tempo il procuratore capo di Milano, Gerardo D'Ambrosio, di fronte alla lentezza dei processi, per smaltire una quantita' oggi ingestibile di situazioni pendenti, propone che la pena sia applicata dopo la sentenza di primo grado, senza attendere i risultati dei ricorsi.

Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.

Gli utenti della giustizia sono esasperati e il rapporto di fiducia e complicita' che dovrebbe esserci con la giustizia dello Stato, e' in moltissimi casi deteriorato e rotto. Nella giustizia civile, inoltre, non esiste piu' un limite di accettabilita': il "fai da te" della giustizia si sta sempre piu' diffondendo, contemporaneamente alla cultura della illegalita', come unica possibilita' di sopravvivenza.

In questo contesto cosa si propone? Il peggioramento della situazione: come se non si facessero i processi perche' si e' certi della colpevolezza dell'imputato. Infatti l'approccio alla riforma del sistema giustizia non viene fatto considerando l'utente del servizio, ma solo la potenzialita' e possibilita' esecutiva dei preposti al servizio; e se per questa funzionalita' c'e' da far pagare qualcuno, anche in termini di decadimenti delle garanzie e dei diritti, lo si fa nei confronti dell'utente, che e' senza potere e senza alternative e che non puo' esimersi dal fare a meno dei loro servizi, se non scivolando nell'illegalita'.

I processi sono lunghi? Snelliamo le procedure, verrebbe spontaneo di pensare ..... ma non e' cosi', perche' si preferisce, nell'attesa, di far pagare la pena ... tanto, "se poi uno e' innocente, lo Stato rimborsera' il dovuto" ... Ci chiediamo dove viva chi fa certe considerazioni: si e' forse dimenticato che l'Italia e' il Paese dove gli elettori con un referendum hanno stabilito la responsabilita' civile dei magistrati e che il Parlamento, subito dopo, l'ha cancellata ribadendo che i magistrati che sbagliano sono intoccabili? Si dimentica che i rimborsi dello Stato sono sempre tardivi quanto ridicoli, specialmente rispetto ad una condizione -la liberta'- per la quale e' estremamente difficile stabilire il prezzo?

Un modo di ragionare dovuto anche al monopolio della giustizia e alla non-eleggibilita' dei magistrati da parte di coloro che dovrebbero, poi, essere giudicati. La certezza di essere inamovibili, di crescere in carriera indipendentemente dai propri meriti, di essere praticamente investiti e non scelti ..... situazioni che consentono di pensare soluzioni che fanno strage dei piu' elementari diritti degli utenti. Una mentalita' e un modo che, se fosse un'azienda privata, li vedrebbe emarginati da qualunque mercato, ma trattandosi di un servizio di pubblica utilita' fornito in regime di monopolio, li fa essere dannosi e inutili, a spese del contribuente.

Tutti paletti che vengono messi sul difficile percorso delle riforme che, pur se timidamente, hanno preso il via con l'istituzione del giudice unico, l'abolizione delle preture, il rafforzamento di interlocutori piu' diretti con gli utenti -come il giudice di pace- e l'avvio del confronto sul giusto processo.

 
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