[Giornale di Sicilia 10 09 1999 - intervista a Emma Bonino]
'Tra le regioni l'Isola è quella che ha risposto con più entusiasmo'. Per le firme ieri a Catania, oggi a Palermo
Rosa Maria Di Natale
CATANIA. Ce l'hanno fatta, tutti i referendum proposti dai radicali hanno raggiunto il livello di sicurezza avendo superato ciascuno, le 650.000 firme che tradizionalmente rappresentato il quorum utile. Ma Emma non si accontenta, e dice che fino a domenica lavorerà sodo per raccoglierne il più possibile. 'Non si sa mai', dice, 'ci sono parecchi verifiche burocratiche dopo'. Una cosa è certa: Emma Bonino (nella foto) non si risparmia. I chiarimenti alle signore bene, le battute ai giornalisti, e le 'dritte' ai suoi collaboratori sui 'suoi' venti referendum, sembra averle nel sangue. E ieri, ritornata nel capoluogo etneo per l'ennesima promozione, riusciva, in mezzo al caos, pure a glissare le domande difficili.
Oggi invece l'appuntamento è alle 11,30 a Piazza Politeama a Palermo, all''Emmas Point'. Ma prima di tutto, prima di ogni discussione, ci tiene proprio la Bonino, a dire che i siciliani sono davvero bravi. 'Qui avete saputo rispondere entusiasti all'iniziativa, così come in tutto il Sud. Abbiamo aperti tavoli dovunque'. Salvo a scoprire che a Catania, le firme raccolte sono state appena 4.800, contro le quattordici mila di Messina e le sedici mila a Palermo. 'Probabilmente -spiega- troppi consiglieri comunali o provinciali si trovavano in vacanza. Con loro però, le firme si potevano autenticare...' Ma non crede che gli italiani si confonderanno, con tutte queste schede? 'Vuole la verità? A me sembrano poche. In verità i temi a cui noi ci rifacciamo sono tre e cioè flessibilità, giustizia e mala amministrazione. E poi, parole come part- time o collocamento sono comprese da tutti'. Quali di questi temi hanno attratti i firmatari fino ad oggi? 'Sicuramente quelli legati ai sindacati, al finanziamento pubblico a
i partiti e al sistema elettorale. Quello che ha raccolto il minor numero di firme, anche se con uno scarto ridotto è il referendum sulla Guardia di finanza'. E lei, ne predilige uno in particolare? 'Sicuramente quello della modifica del sistema elettorale. Nessuna coalizione può funzionare con dieci o dodici partiti; io sono per il sistema anglosassone,per il maggioritario puro'. Come avete fatto a convincere i lavoratori a fare fuori l'articolo 18 dello Statuto? Quello cioè che disciplina la 'giusta causa' nei licenziamenti? 'Non si tratta di eliminare la 'giusta causa' nel licenziamento, ma di togliere la possibilità al giudice di ordinare il reintegro della persona licenziata nel luogo di lavoro, dove è oramai caduto il rapporto di fiducia'. E i patronati? I sindacati continuano a predicare che funzionano, e sarebbe come sparare sulla Croce rossa... 'Beh, da un lato dicono che è un servizio gratuito, dall'altro chiedono ventimila lire a prestazione. Valutiamo questo. Credo che i sindacati siano più preoc
cupati dell'ipotesi che si possano trovare di fronte ad una disdetta. A quel punto gli iscritti, dovranno cercarseli da soli, visto che l'iscrizione potrebbe non essere più automatica'. Prendiamo l'Inail, qual è il vantaggio, se si elimina l'obbligatorietà dell'iscrizione? 'Non c'è da preoccuparsi, Anzi. L'obiettivo è smantellare il monopolio Inail e ognuno potrà rivolgersi a qualunque assicurazione privata contro gli infortuni sul lavoro, senza affidarsi appunto al monopolio pubblico'. Ma è vero che questi referendum sono un po' di Destra? 'Dipende. Io mi ritengo una liberale di sinistra. Spiegatemi però prima cos' è la Destra o la Sinistra. Per esempio, lei cosa pensa? Il finanziamento pubblico ai partiti, è di Destra o di Sinistra?'.