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Genova: ore 16, presentazione del libro di Piergiorgio Welby, con Mina Welby

Genova, 10 febbraio 2010

IN CONTEMPORANEA, I MILITANTI RADICALI ALLESTIRANNO UN TAVOLO PER RACCOGLIERE LE FIRME NECESSARIE A PRESENTARE LE LISTE ALLE REGIONALI (CANDIDATO PRESIDENTE È SILVIO VIALE)
Comunicato Stampa della Lista Bonino-Pannella
Genova. Mercoledì 10 febbraio 2010, alle ore 16.00 presso la Biblioteca Berio (via del Seminario 16, Genova) avrà luogo la presentazione del libro postumo di Piergiorgio Welby dal titolo Ocean Terminal.
Intervengono:
Mina Welby, moglie di Piergiorgio;
Andrea Ranieri, assessore alla Cultura del Comune di Genova;
Ermanno Pasero, medico e consigliere comunale;
Marco Fallabrini, medico.
In contemporanea con l’evento, i militanti radicali organizzeranno (nei pressi della biblioteca, all’esterno dei locali) un tavolo di raccolta firme per la presentazione della Lista Bonino-Pannella alle prossime elezioni regionali.
* * *
Piergiorgio Welby è balzato all'onore delle cronache qualche anno fa perché, gravemente malato, ha chiesto a più riprese l'interruzione delle cure che lo tenevano in vita. Politico, poeta, intellettuale, giornalista, attivista nel Partito Radicale e presidente dell'associazione Luca Coscioni, ha combattuto fino alla fine per il diritto all'eutanasia e contro l'accanimento terapeutico. Il 20 dicembre 2006, il dottor Mario Riccio ha sedato Welby e gli ha staccato il respiratore con li suo consenso.
Su Ocean Terminal - scritto ad iniziare dal 1997 e terminato nel 2006, pochi mesi prima della morte di Welby - Andrea Ranieri dice: «questo è un libro vero, di un'intensità straziante. Dentro c'è tutto: il sesso, la carne, il sangue, la vita rievocata tutta insieme. Welby era un grande uomo di cultura: in quelle pagine c'è gran parte della letteratura del Novecento».
Il libro apre il velo su una discussione delicatissima, quella sul diritto alla vita e alla morte. «Io personalmente sono contro l'eutanasia – dice Ermanno Pasero – ma sono a favore della scelta libera e lucida di una persona, diritto che in questo paese oggi è negato. Il testamento biologico, di cui esiste già un registro a Genova, aiuta a prendere posizione in situazioni delicatissime, secondo Pasero, «ma aiuta anche la medicina, perché oggi ci sono diversi medici perseguitati dalla legge per aver aiutato i pazienti».
Il libro
Ocean Terminal (Ocean Terminal, Castelvecchi, 2009)
In una sala di rianimazione, nel luglio del 1997, Piergiorgio Welby inizia a concepire Ocean Terminal: un abbandono progressivo di tutte le speranze, un inno alla vita nonostante tutto. Interrotto nel gennaio del 2006 – dieci mesi prima della morte – il romanzo viene oggi per la prima volta alla luce nella curatela di Francesco Lioce. Ocean Terminal è un insieme di prose spezzate che si riannodano a distanza o si interrompono proprio quando sembrano preannunciare altri sviluppi: dall’infanzia cattolica alla scoperta della malattia, fino all’immaginario hippy e alla tossicodipendenza, passando attraverso gli squarci di una Roma vissuta nelle piazze o nel chiuso di una stanza. In un continuo susseguirsi di toni lucidi e febbrili, poetici e volgari, Welby riavvolge il nastro della sua vita, adottando un linguaggio babelico che colpisce per originalità e potenza. Postuma, per volontà dello stesso autore, l’opera avrebbe dovuto ripercorrere l’intera esistenza dell’uomo Welby: rimasta purtroppo incompiuta, ci viene restituita come il frutto letterario di un eccezionale scrittore. Estratto «Chi sono? Un superstite? Dovrei recuperare il lessico infantile e restituire un senso compiuto anche a questi balbettii. Dovrei accartocciarmi, come una foglia di magnolia, e attendere che il maestrale, rotolando sulla brina della notte, mi spazzi via trascinandomi sulla ghiaia, fino all’angolo buio del cancello in ferro battuto che separa il mio guscio d’avorio dalla strada. Dovrei riappropriarmi del mio corpo, delle passioni, come la vergogna e l’ira, per poter piangere e ridere, cercare il limite del dolore smarrito tra il sambuco e le acacie. Dovrei rispondere al fischio che sveglia il pomeriggio di pulviscoli galleggianti sulle scie luminose che tagliano l’incubo della stanza. Dovrei prendere gli scarpini e la Bianchi e pedalare, senza prendere fiato fino al campetto della stazione, sudare, urlare, spingere, bestemmiare e colpire il pallone con il collo del piede… come dicevi tu, papà».


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