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Cecenia, Cisgiordania, Iraq: la strage dei nostri freelance

• da QN del 20 maggio 2010

di Lorenzo Bianchi

 

Testimoni scomodi. Eliminati con un colpo di fucile o con una raffica da militari nervosi e infastiditi, o da terroristi alla ricerca di un simbolo e di un obiettivo facile. Sono i fotoreporter, una categoria che balza agli onori della cronaca solo quando accade l’irreparabile. Salvo poi essere confinata in un oblio veloce.
Come è successo a Kenji Nagai, 50 anni, giapponese, dipendente della France Press. Il 27 settembre 2007 era a Yangon, in Birmania, durante la rivolta cominciata con la protesta dei monaci buddisti. Riprendeva i manifestanti vicini a una pagoda. Un soldato gli sparò un colpo a bruciapelo, senza una ragione precisa. Kenji, steso in terra, gli fece l’ultimo scatto della sua vita. Il premio Pulitzer della categoria non andò a lui, ma ad Adrees Latif, l’uomo che immortalò la scena.
Il primo free lance italiano che pagò duramente la sua coraggiosa curiosità è Antonio Russo, inviato di Radio Radicale. Il 16 ottobre 2000 la Farnesina dà notizia del ritrovamento del suo cadavere a 25 chilometri da Tbilisi, la capitale della Georgia. La salma presenta segni evidenti di torture, colpi durissimi
al torace, una tecnica praticata ampiamente dagli 007 russi. Due giorni prima aveva annunciato alla madre di aver messo le mani su una videocassetta raccapricciante che documentava le violenze degli spetnaz russi sulla popolazione cecena.
Due anni dopo, sei colpi di mitragliatrice pesante sparati da un tank israeliano fulminano a Ramallah, capitale della Cisgiordania, Ascanio Raffaele Ciriello, 42 anni. E’ il 13 marzo 2002. Il fotografo è alla ricerca di immagini della Seconda Intifada. Raffaele è un medico che ha la passione del reportage. Iniziò nel 1993 in Somalia. Di lui si ricorda che depose il teleobiettivo per insegnare a un chirurgo autoctono come evitare di lasciare ai feriti il ricordo indelebile della loro disavventura e cioè le grandi cicatrici.
In Iraq muore, per mano del fantomatico “Esercito islamico in Iraq" il 26 agosto 2004, Enzo Baldoni, 56 anni, pubblicitario e giornalista. Era riuscito a portare i soccorsi della Croce Rossa e della Mezzaluna rossa a Najaf riconquistata dagli americani il 12, dopo un lungo assedio. Sparisce sulla via del ritorno a Bagdad il 21. Aveva fretta di portare nell’ospedale di Emergency, a Suleymania, Mohammed, un iracheno ferito
dagli americani mentre, in ambulanza, portava la moglie a partorire.
Il 9 settembre sul sito dei terroristi appare una foto del suo corpo martoriato.


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