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Prodotti delle colonie? C'è ben altro da boicottare

• da Corriere della Sera del 26 maggio 2010

di Manuela Dviri

 

Ho ben due patrie, l’Italia, dove sono nata, e Israele, dove vivo. mo le mie due patrie nello stesso modo, ma in diverso modo tutt’e due mi fanno soffrire. Israele, la patria che mi sono scelta, non è più il Paese nel quale, ormai quarant’anni fa, ero andata a vivere. L’occupazione dei territori è stata la nostra maledizione. La vivo giorno per giorno, ne patisco giorno per giorno, lavoro quotidianamente perché termini. E come molti israeliani non condivido affatto la politica del mio governo a proposito delle colonie.
Quando, alcuni giorni fa, col boicottaggio decretato dall’Autorità palestinese sui prodotti provenienti dalle colonie, ho scoperto tutta la lista dei manufatti e dei prodotti, quasi senza accorgermene ho semplicemente smesso di comprarli, in una sorta di mia personale protesta. E da allora non ho più in
casa certe deliziose «beigel» (sono dei biscottini salati) che amavo tanto. Pazienza. Subito dopo mi è arrivata la notizia che in Italia la Conad e la Coop hanno deciso di boicottare approvvigionamenti di merci prodotte nei territori occupati.
E durante la notte mi è arrivata per Facebook una richiesta di entrare in un gruppo che vuole boicottare la Coop e la Conad perché boicottano i prodotti agricoli provenienti dai territori occupati. Insomma boicottare chi boicotta.
A pensarci bene, ce ne sarebbero di Paesi da boicottare, se proprio uno sceglie il boicottaggio come metodo. La Cina e la Corea, per esempio, non sono dei gran paladini dei diritti umani, ma chi può vivere d’estate senza le scarpe di plastica da un euro? Gli Stati Uniti, per fare un altro esempio, ancora praticano la pena di morte e in alcuni Stati mettono in galera anche i minorenni, ma chi vuole rinunciare al McDonald’s e alla Coca-Cola (o àgli Stati Uniti tout-court)? Conosciamo. anche Paesi in cui le donne hanno ben pochi diritti e girano coperte dalla testa ai piedi e in cui ai ladri tagliano le mani, ma come si fa a vivere senza petrolio? Insomma, boicottare per boicottare, rimarrebbe ben poco da NON boicottare a non volere-essere ipocriti.
Ed è comunque servito a qualcosa il boicottaggio all’Iran (i pistacchi si trovano ugualmente e anche l’atomica...)? O quello alla striscia di Gaza da quando è in mano a Hamas? Non è che il giorno dopo Hamas, stremato, abbia chiesto di firmare un accordo di pace con Israele.
Oggi a Tel Aviv è una giornata magnifica, il sole è splendido, la luce che entra dalle finestre limpida, forte. Potrebbe essere il Paese più bello del mondo. Un mio amico - fino a poco tempo fa era primo ministro (Ebud Olmert) - è stato interrogato a lungo dalla polizia. Spero che le accuse risultino infondate, ma sono fiera che si sia dimesso e mi sembra giusto che il primo dei cittadini venga interrogato dalla polizia come l’ultimo dei cittadini.
La democrazia, qui, per fortuna, ancora resiste. E in Italia come va?


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