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Polverini contraria al nuclare, ma Montalto è il sito in pole position

• da Il Sole 24Ore - ed. Roma del 26 maggio 2010

di Maurita Cardone

 

Le politiche energetiche mettono la nuova amministrazione regionale davanti a un bivio. Da un lato il governo spinge per il ritorno al nucleare e il nome di Montalto di Castro ricorre ogni volta che si fanno ipotesi sui siti. Dall’altro, la presidente Renata Polverini si è detta contraria alle centrali nucleari nel Lazio, ma non ha ancora deciso a chi sarà data la delega sulle rinnovabili (vedi articolo a fianco).
Se il governo deciderà di proseguire sulla strada dell’atomo, una centrale nucleare nel Lazio sembra quasi certa. Nessuno lo dice esplicitamente, ma i segnali vanno in quella direzione. Secondo fonti citate dall’agenzia Reuters, a Montalto l’Enel vorrebbe realizzare ben due reattori.
L’aziendas mentisce di avere preso alcuna decisione e ricorda che non spetta a lei scegliere i siti: «Bisogna aspettare le linee guida dettate dalla costituenda Agenzia nazionale per la sicurezza nucleare che, su delega del governo, stabilirà i criteri per l’individuazione dei siti - spiega Ennio Fano, responsabile Enel grandi progetti infrastrutturali -. A quel punto, se qualcuno dei nostri siti corrisponderà alle caratteristiche stabilite dal governo, ci proporremo».
Solo ipotesi, quindi. Ma è la stessa Enel ad ammettere che conviene utilizzare siti dove è già presente una struttura simile: « È più facile e più economico - dice Fano perché ci sono già le infrastrutture e il collegamento con la rete elettrica». È il caso di Montalto di Castro dove potrebbe essere spenta la centrale termoelettrica a policombustile "Alessandro Volta", realizzata venti anni fa riconvertendo (dopo il referendum antinucleare del 1987) la centrale atomica prossima al completamento.
«Il sito ha caratteristiche interessanti-spiega Carlo Stagnaro, direttore Energia e ambiente dell’Istituto Bruno Leoni - compatibili da un punto di vista sismico e idrogeologico con gli standard di sicurezza richiesti: è un’ipotesi plausibile>».
Stagnaro è un convinto fautore del nucleare: «Senza l’atomo - dice - oggi è impensabile raggiungere gli
obiettivi Ue di riduzione dei gas serra. Il nucleare è inoltre la più competitiva tra le fonti pulite e potrebbe stabilizzare e abbassare i costi della bolletta elettrica. Non saranno i soldi pubblici a finanziarlo in Italia,
ma quelli dei privati, convinti evidentemente che l’energia prodotta possa essere competitiva sul mercato».
Diversa la posizione di Angelo Bonelli, consigliere regionale e presidente nazionale dei Verdi, che ha presentato una proposta di legge regionale per bloccare la costruzione di centrali nucleari sul territorio laziale: «Nel provvedimento con cui il governo ha deciso la reintroduzione del nucleare in Italia, quest’ultimo è classificato come energia rinnovabile, il che significa che potrà accedere agli incentivi statali. Del resto non esiste al mondo un solo stato in cui il programma nucleare non sia finanziato dallo Stato.
Il nucleare, lo dice anche Moody’s, è costoso e non si regge sulla sola iniziativa privata». Ma se nucleare e rinnovabili sono il bivio su cui si disegnerà il futuro, nel presente il 50% del fabbisogno energetico del Lazio è coperto da una fonte che viene dal passato. A Civitavecchia è in via di completamento la riconversione a carbone della centrale a olio combustibile. Un’operazione da 2,2 miliardi di euro che ne ha fatto la centrale a carbone più moderna d’Europa e, secondo dati Enel, avrebbe abbassato di oltre l’8o% le emissioni inquinanti. Una centrale in grado di produrre tra i 10 e gli 11 TWh all’anno e colmare il deficit energetico del Lazio.


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