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Il Premier disse: "Giulio mi crei problemi"

• da la Repubblica del 26 maggio 2010

di Francesco Bei

 

Silvio Berlusconi alla fine ha dovuto mandare giù una medicina molto più amara di quella che avrebbe voluto. E lo ha confessato alla fine di un corpo a corpo durato tre giorni con il suo ministro dell’Economia.
Non è questa la Finanziaria che avrei scritto io, ma ormai è fatta e dobbiamo spiegare perbene che gli unici sacrifici saranno quelli chiesti allo Stato». È questa la nuova parola d’ordine coniata a palazzo Chigi: «Mettere a dieta lo Stato». Uno slogan che suona certamente più dolce di quei «sacrifici molto duri e pesanti» pronosticati da Gianni Letta due giorni fa.
È certo che le ultime ore per arrivare all’approvazione della manovra sono state drammatiche. A palazzo Chigi, nello studio del premier con vetrata su via del Corso, Berlusconi assistito da Gianni Letta - ha affrontato per un’ora e mezza Tremonti in maniera ruvida. Raccontano che siano volate parole grosse. «Se queste sono le misure che hai pensato - è sbottato Berlusconi - io la conferenza stampa non la faccio proprio. È una manovra depressiva, non la posso accettare».
Tremonti ha giocato il tutto per tutto, sapendo che l’arma totale delle dimissioni avrebbe trascinato alla rovina l’intero governo. Qualcosa alla fine Berlusconi è riuscito a strappare, su tutto il resto ha dovuto cedere. In particolare si dimezzerà (sino alla cifra "prodiana" dei 5000 euro) la soglia sopra la quale non sarà più possibile pagare in contanti. Una misura antievasione fortemente voluta dal ministro dell’Economia ma osteggiata dal premier, «perché non potete chiedermi di rimangiarmi quello che ho sempre detto e pensato». Invece sembra che il Cavaliere l’abbia avuta vinta sui tagli ai fondi per
palazzo Chigi e sul controllo preventivo di via XX Settembre sulla Protezione civile. Due misure che avrebbero di fatto trasformato Berlusconi in un premier senza portafoglio.
«Sia chiaro - ha tuonato il Cavaliere - che io non mi faccio commissariare da nessuno».
Tuttavia l’incertezza regna incora sovrana e lo dimostra il rinvio a oggi pomeriggio della conferenza stampa congiunta Berlusconi-Tremonti. «In Consiglio dei ministri non abbiamo visto né conti né carte»,
si lamenta un ministro a tarda sera, «l’abbiamo approvata al buio». Il sospetto di molti è che quella votata a palazzo Chigi non sia altro che l’ennesima bozza ancora da chiudere, mentre la vera manovra sarà stata discussa e decisa nella successiva cena che Berlusconi e Tremonti hanno organizzato a palazzo Grazioli con Bossi e lo stato maggiore leghista. Un dubbio che sfiora anche il presidente della Camera.
«Ho parlato con Tremonti, ma attendo di vedere le carte prima di esprimere un giudizio», ha spiegato infatti Fini ai suoi collaboratori. Non a caso la manovra viene approvata dal Consiglio dei ministri «salvo
intese», una formula che sottace l’esistenza di contrasti ancora non risolti. L’ultima volta che un provvedimento venne approvato «salvo intese» fu con il disegno di legge anticorruzione, in cui si consumò uno scontro violento con la Lega. Alla fine della giornata Silvio Berlusconi è comunque esausto, esasperato per il braccio di ferro sostenuto con Tremonti. «In questi giorni Giulio mi ha creato un sacco di problemi, si è imputato su tutto, non ha voluto sentire ragioni. Ha minacciato le dimissioni ogni due per tre, ha litigato con tutti dando l’impressione di pensare solo ai cavoli suoi». Anche al fedele Gianni Letta stavolta Berlusconí riserva una tiratina d’orecchie. «Sette italiani su dieci ragiona il premier in privato la parola sacrifici non vogliono sentirla e noi invece ci abbiamo costruito sopra tutta la comunicazione del governo. Così si perdono soltanto voti». La fiducia dei cittadini verso l’esecutivo, ha rivelato, «è scesa al
46%» anche se quella nei confronti del presidente del Consiglio «è stabile al 62%». «Questa drammatizzazione, parlare del rischio Grecia, rischia di azzerare il tanto che abbiamo fatto in questi 24 mesi. Quando professavo non significava superficialità, ma solo affrontare un momento complicato nella maniera giusta». Insomma, per Berlusconi ora si tratta di impegnarsi in prima persona per raddrizzare un legno storto. A questo servirà la conferenza stampa di oggi, a spiegare che «lo Stato deve costare meno ai cittadini». Ai quali tuttavia il governo «non aumenterà le tasse, tagliando solo le spese improduttive e gli sprechi».


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